(v.zagn) 1) Quegli allenatori scelti a caso. Alexander Blessin è stato un giocatore appena discreto, in Germania, come allenatore 8 anni di giovanili nel Lipsia. In prima squadra, solo all’Ostenda, in Belgio, era quindicesimo. Al Genoa arriva solo perchè il gm è tedesco, Johannes Spors. Una scelta assurda.
2) La morte di Alberto Michelotti, il racconto da casa sua, per due ore, l’anno scorso: “Portiere sino ai 25 anni, il tifo per l’Atalanta, i fratelli. Gonella mi rubò la finale mondiale del 1978, in Argentina”. https://www.youtube.com/c/VanniZagnoliripreseeintervistecuriosecostume/search?query=michelotti. E giusto un mese fa, a Parma, ero andato a casa del fratello Giorgio, che raccontava le trasferte insieme, la conoscenza dei grandi personaggi, l’arte del dialetto.
3) Il ritorno di Giampaolo, alla Sampdoria, lo rivoleva già Osti, che ha ripreso la responsabilità tecnica, e dunque ottiene l’esonero, mentre il ds Daniele Faggiano avrebbe difeso D’Aversa all’infinito.
4) L’esonero di Shevchenko, 3 punti in 9 partite, ma una buona prova contro il Milan. Non andava preso ma meritava un pizzico di tempo in più. La voglia di estero, adesso, con Bruno Labbadia, tedesco di Lenola, provincia di Latina, è un buon allenatore ma non ha mai lavorato fuori dalla Germania, è un rischio.
5) Vent’anni fa, l’errore di Gresko in Lazio-Inter 4-2, la Juve campione d’Italia. Movimento simile, da sinistra, di Alex Sandro, e i bianconeri perdono un trofeo. Pirlo aveva meritato supercoppa e coppa Italia, Allegri non sta facendo meglio.
6) Il primo trofeo italiano per Edin Dzeko, a quasi 36 anni, alla 7^ stagione in A. Il quarto per Simone Inzaghi, a 45 anni. Aveva allenato solo la Lazio, prima di subentrare a Pioli, in A, nel 2016, veniva da 6 stagioni nel settore giovanile, il percorso che dovrebbe fare ogni tecnico – meglio in serie C e B -, piuttosto che partire dall’alto come tanti, solo perchè erano noti da calciatori, in particolare perchè giocatori offensivi.
7) La morte di Francisco Gento, bandiera del Real Madrid, a 88 anni. Uno degli ultimi sopravvissuti della squadra leggendaria, dalle 5 coppe dei Campioni di fila. I 6 parenti calciatori, un record.
8) Sci, la rinascita di Giuliano Razzoli, a 37 anni, reggiano, dalla storia unica, 12 anni dopo l’oro olimpico insegue ancora l’olimpiade.
9) La vivacità del pattinaggio su ghiaccio, l’argento agli Europei di Daniel Grassl nel singolo uomini, miglior risultato a parte i due ori e un argento di Fassi, negli anni ’50. E poi il terzo posto nella danza di Guignard-Fabbri, sono allenati da Barbara Fusar Poli.
10) “Ho preso il virus – racconta Marco Melandri – perché ho cercato di prenderlo e, al contrario di molti vaccinati, per contagiarmi ho fatto una fatica tremenda. Mi sono dovuto contagiare per necessità, dovendo lavorare e non considerando il vaccino un’alternativa valida”.
11) Basket, il giocatore di Cantù Robert Johnson licenziato perchè no-vax. Gli sportivi congedati perchè rifiutano i vaccini.
12) Due begli esempi. Scherma, l’allenamento congiunto fra olimpici e paralimpici, nella spada, a Tirrenia. Immaginiamo come sarebbe nei vari sport se si potessero allenare assieme le nazionali assolute e quelle dei paralimpici. Volley, il via al fondo per la maternità. Ai 1000 euro al mese a ciascuna mamma istituito dal Coni, sino a un massimo di 10 mesi, si aggiunge l’iniziativa della federazione, con 500 euro al mese.