Le 21 e passa non sono tempo per comunicati stampa, su whatsapp, per segnalazioni chiave. Arriva da Matteo Bocchia, lo spezzino campione del mondo, come ufficio stampa, con l’Italia femminile. Addio a Daniele Bagnoli. No, aveva solo 71 anni, è stato forse il più grande allenatore italiano di ogni tempo, 8 scudetti, di cui 6 a Treviso, una marea di trofei, avrebbe meritato di guidare l’Italia, non solo la Russia in un biennio grigio, dal 2009 al 2011.
Daniele era di Mantova, iniziò proprio nella città virgiliana, conquistando i primi successi, in panchina. Aveva 40 anni quando portò Reggio Emilia in serie A1, meritando la chiamata della Panini Modena, subito. La cavalcata era già iniziata. Basso profilo, gioco razionale, anche spettacolare, continuità.
Non sbagliava praticamente mai, vinceva con regolarità ogni trofeo possibile in Italia e molti anche in Europa. Una parentesi a Roma interlocutoria, 14 trofei dal 2001 al 2007 a Treviso, 3 nel biennio alla Dinamo Mosca. Nel 2011, a 58 anni, cominciava la parola discendente, il ritorno a Modena, la Turchia e l’Iran, il Qatar e la Tunisia, un anno con la Germania e poi Latina, la Russia ancora e la chiusura a Vibo Valentia, nel 2019.
Solo una volta, in Italia, venne premiato come miglior allenatore, sembrava quasi che ogni suo successo, sul parquet, fosse scontato.
Daniele meritava altre celebrazioni, era uno schivo, misurato. Ricordo quando vinse lo scudetto a Modena, era quasi in sedia a rotelle per i postumi di un incidente stradale. Tentavo di raccontare per Avvenire, non fu facile, fra carattere e situazione particolare.
Ebbe a lungo come vice Roberto Piazza, ct dell’Olanda e tecnico a Milano, altro misurato. Bagnoli è stato con ogni probabilità il più grande sportivo nella storia di Mantova, più ancora di Andrea Anastasi, pur non essendo stato giocatore di livello. Gli va intitolato al più presto un palasport, un museo, una galleria. E’ fra i tanti che avremmo voluto raccontare per ore, con il suo meraviglioso giro del mondo, con la pallavolo sullo sfondo.
La prima stesura dell’articolo pubblicato su “Sportsenators.it”