di Vanni Zagnoli
E’ tutto vero, l’Italia è campione del mondo per la quarta volta. Festeggia il volley, quattro set per la storia, una storia fatta con una rimonta impensabile, sull’1-0, a Katowice. L’Italia domina i tre parziali, come raramente avviene in una finale che la vedeva sfavorita, proprio per il fattore campo.
Nel primo set, sul 14 pari Giannelli piazza una schiacciata, da seconda linea, come fosse un attaccante, e fa l’occhiolino ai compagni, è come il segnale, di un’Italia vincente. Che raggiunge il 17-21, con l’ace di Michieletto, purtroppo latitante in attacco.
Fefè De Giorgi ha un bel da dissimulare, e Giannelli con lui, sul fattore campo, ma quegli 11500 e passa, sugli spalti, fra sciarpe e copricapi biancorossi, fra balletti e rockstar, tra musica di ieri e oggi un po’ incidono, a favore della Polonia, che piazza un parziale di 8-1, con Sliwka e con i servizi di Bieniek. Lavia non passa più, Kaczmarek e Kurek vanno di potenza. Romanò non chiude e poi viene murato da Sliwka. I biancorossi sono per un set nettamente superiori nella percentuale offensiva.
Lì il rischio concreto per l’Italia è di uscire dalla partita, ma come con la Francia resiste, anche se sul 7-4 le sensazioni sono preoccupanti. Un ace di Lavia dà speranza, si riprende la parità. De Giorgi resta calmo, la pipe di questo super Lavia aiuta ma viene annullata per un fallo a rete. Giannelli è l’unico a giocare con le maniche lunghe, da sempre, azzecca un ace, comunque resta l’uomo forte. Più forti sono le bordate polacche, la difesa di Balaso scappa. Quando Anzani mura Kurek si capisce che l’Italia è ancora lì, a fatica ma c’è. I centrali sono in difficoltà, entra Russo per Galassi e la Polonia si riprende 3 punti. Giannelli piazza la sua schiacciata di seconda, il suo colpo preferito, spiazzante e Romanò fra servizio e attacco riprende i due volte di fila campioni del mondo. Michieletto da seconda linea non si fa pregare, lo scambio più lungo dura 23 secondi e in difesa è mancato da Romanò. Il contrattacco del 20-18 è di Semeniuk, serve l’ace di Giannelli e la pipe di Lavia per il controsorpasso. Il punto a punto è entusiasmante, anche per il presidente federale Giuseppe Manfredi, in piedi, mentre i vice Cecchi e Bilato esultano seduti. Stavolta in tilt va la Polonia, 20-23 con il fuori di Semeniuk e il muro di Michieletto. Serve un’altra pipe, di Lavia, a scacciare i pensieri, mentre il muro di Anzani dà il 25-21. La superiorità in ricezione, al servizio e i 4 muri colmano il gap in attacco.
Anzani e Lavia approfittano della pausa per il terzo set per tornare un attimo negli spogliatoi, inconsueto. E prima di riprendere il gioco, gli azzurri si mettono in cerchio, anche con le riserve, perchè serve un extra sforzo per aggiudicarsi anche il set che spesso decide, nei confronti tanto equilibrati.
I polacchi cantano sulle note di Yellow submarine, quando Michieletto sbaglia con il muro a uno il timore è che proprio lui tradisca, la rivelazione degli Europei, il più giovane in campo, 20 anni. Però si riparte e anzi si riavanza, con Anzani e Giannelli. L’altalena è infinita, sul filo della tensione, il doppio vantaggio arriva con una chiusura e il pallonetto di Michieletto, rinfrancato. De Giorgi preferisce non affidarsi a Recine, eccellente negli ultimi campionati, meno brillante in nazionale, nel subentro, come con la Slovenia. Semeniuk sbaglia l’occasione del 15 pari, anche la Polonia è imprecisa e Michieletto la tiene dietro. Russo al centro dà il +3, intanto la festa di popolo prosegue, a prescindere. La musica stavolta gasa gli azzurri, Russo piazza il muro, Galassi può restare in panchina. Si vola, con Lavia, sul 15-20, con il vertice federale a esultare in tribuna.
A Katowice incitano a prescindere, l’Italia resiste senza tentennamenti e Giannelli sopra la rete mette il punto esclamativo all’1-2. La Polonia pensa già al 4°, sul 16-23, e Anzani chiude. E’ eloquente la percentuale azzurra in attacco doppia, rispetto ai biancorossi.
I polacchi sono sotto, per la prima volta nel loro mondiale. Una decina di azzurri inbandierati approfittano del raro silenzio per intonare il loro “Ma che bello è”, segue il tutti in piedi polacco, come fosse l’inno, l’ultimo incitamento, per il quarto set, sarà l’ultimo.
Lavia arresta la mini fuga dell’est. Fefè De Giorgi sa che l’occasione per vincerla è questo quarto, nel quinto i polacchi sono maestri e il fattore campo può ricondizionare. Il muro di Giannelli è come un uppercut alle certezze polacche. Il nostro muro, a 3, ogni volta che può, almeno sporca quante più traiettorie possibili. Il 6-8 arriva con fortuna, un tocco estemporaneo di Russo disorienta i polacchi. E’ Fornal a toccare fuori e poi Giannelli a chiudere il 6-10. Kurek bacia Zatorski, il libero mancherà il terzo mondiale di fila, come solo altri 7 uomini, nella storia, l’Italia sta fuggendo via, basta tenere i neri saldi. Recine abbraccia Galassi, Anzani offre il +5 e stavolta non c’è musica che tenga. Michieletto non perdona, i fischi sulla sua battuta e un ace subito non levano sicurezza. Bieniek dal centro manda in rete, per l’11-16. Michieletto sbaglia una ricezione: “Non importa”, fa cenno. Romanò azzecca il contrattacco punto della serenità, il pubblico fischia, Giannelli lo zittisce con il suo tocco mancino. Il servizio vincente di Fornal dà l’ennesimo -3 ma è questione di poco, De Giorgi chiama timeout, il frastuono è assordante, Anzani tocca con astuzia. I polacchi restano lì, inabissati da un altro tocchetto arguto. Si gioca sul velluto, è solo questione di minuti, per festeggiare. Kurek sbaglia la battuta, -3 dal tripudio. Bieniek chiude lungo, -2. Anche Grbic sa che è andata. Bieniek batte in rete, è finita. Italia campione del mondo, come con Velasco, e con il compianto Bebeto, ct brasiliano del ’98.
Giannelli è l’mpv, Galassi e Balaso sono nel sestetto mondiale, la coppa gira fra gli azzurri, è il tripudio.