Questa è una storia che ho raccontato ad alcuni amici con nome e cognome, qui lo faccio senza nome nè testata, perchè sono passati anni e la persona è scomparsa.
Giusto per rendere l’idea della probità mia.
Autunno 1994, Silvia e io programmiamo il matrimonio, sapete la mia storia, papà Vasco non sta bene, depressione, ansia. Come me. Mamma Emilde soffre per la situazione, a luglio ho lasciato in anticipo casa, a 23 anni, me sono andato in appartamento.
Silvia e io già volevamo sposarci, affrettiamo i tempi.
Non conviviamo, solo dopo sposati viviamo insieme.
Ebbene, accade che se un quotidiano nazionale definisco bugiardino un dirigente calcistico.
L’avevo sentito pronunciare, quel nomignolo, di persona, dal vivo, dunque, da due personaggi della stessa società.
Sapete che amo il colore, all’epoca i pezzi erano molto più lunghi.
Lo pubblico, senza spiegarlo.
Il giorno stesso quel dirigente mi convoca: “Ci siamo andati pesante, eh, oggi? Bugiardino?!”.
“Beh, ho sentito allenatore e ds chiamarla così”.
“Quando?”.
“Eh, di recente, lì, mentre vi siete incrociati”.
“Mai. A me non risulta”.
“Come? Chiediamoglielo”.
“Ora io per chiedere la vicenda le farò firmare un’ammissione di colpa. Lei mi scrive che non voleva offendermi, che non era riferimento alla mia professione e lei a titolo di oblazione versa un milione di lire”.
“Mi faccia parlare con il giornale”.
“Al più presto, altrimenti la querelo”.
Parlo con il giornale, un caporedattore mi dice: “Hai sbagliato, il nomignolo bolla la persona, è stato un errore”.
“Magari lo spieghiamo?”.
“No, è peggio”.
“Ci spiace. La collaborazione non è interrotta, ma la cosa non è piacevole”.
Un altro caporedattore. “E’ un nomignolo, simpatico, che hai sentito. Spiegalo bene”.
Va beh, io faccio l’offerta di un milione, cioè verso all’ospedale di Castelnovo ne’ Monti e la chiudo lì, da signore.
Diciamo che quella società ne approfittò per mandarmi un messaggio: “Basta critiche, prese in giro o altrimenti quereliamo”. Quello era il vero significato della vicenda.