Siamo stati a Castelnovo di Sotto, venerdì sera, per una bella gara di curling, in teoria. Era la nostra prima volta dal vivo, nell’osservare una disciplina olimpica che l’Italia ha scoperto direi nel 2006, a Torino. Invece, è stata una semplice pagliacciata, fra parrucche, vestiti improbabili, regolamenti strampalati, pentole vere e proprie, uno speaker anche arbitro, giocatori anche non giovani, insomma tutto escluso una cosa seria.
“Ma Castelnovo è così, è il paese del carnevale”. Delusione è dire poco, complice il freddo. “L’anno scorso venne Canale5, per una settimana”. Una settimana?
Il videoracconto completo, comunque curioso.
Come quasi sempre succede, eravamo gli unici giornalisti presenti, gratis, a nostre spese, contro tutto e tutti. Uno degli amici del birrino, espressione di squadra di calcio degli amatori Csi, ci ha dato di proposito il numero sbagliato di un organizzatore del torneo, Paolo Bellini. E’ stato difficile trovare il campo, non era specificato l’orario, siamo andati al centro sportivo, dove si allena la pallamano, i Jumpers. Due giovani ci hanno suggerito via Petrarca, 14, ma là non c’era nulla. Per fortuna un signore del sud ci ha suggerito il centro del paese, la piazza, poi abbiamo cercato, piazza Prampolini. All’arrivo, nessuno del curling, solo due persone a sistemare un po’ la pista. Spicca Lello Golfarelli, organizzatore di eventi. Cerchiamo di contattare prima chi gioca, chi allena, perchè siamo abituati a tanta gente che non vuole essere ripresa. Numero sbagliato, di proposito, per impedirci di lavorare.
Ancora, in attesa dell’arrivo dei curlisti, ci suggeriscono di andare a bere qualcosa, mangiamo uno snack. Giungono organizzatori, giocatori strampalati, anche donne, capiamo meglio e raccontiamo. Attendiamo il match, chiediamo di mangiare qualcosa, di sicuro non spendiamo 20 euro per la cena, ci conteniamo di meno.
“Ueh, bassottino”, ci viene in mente Cesare Maldini, quando era ct dell’Italia, con Enrico Varriale, bordocampista Rai. Sempre quel signore che ci ha dato numero sbagliato di proposito, ci assicura: “Non è solo un discorso di prezzo, è che finisce il cibo”. Maddai.
Comunque, più tardi passiamo dal tavolo, un po’ guardiamo la partita di supercoppa, un altro po’ carichiamo i devices.
Adocchiamo un piatto di polenta con il gulash, è a un tavolo, quasi intonso. “E’ di un bimbo, lo mangia più tardi”, dicono tre mamme. “Qual è il suo problema?”. Nulla, semplicemente si preferisce sprecare cibo, piuttosto che regalarlo. Quel secondo è buono se caldo, il bimbo gioca con bimbi e bimbe, non mangia. Come immaginavamo, quel piatto sarà buttato via. Peccato.
Nel frattempo un altro organizzatore ci chiede tutto bene e allora ci facciamo portare il primo, il secondo – “solo carne, la polenta è finita” -, non il pane, sui dolci recupereremo dopo. Arachidi, bene, via.
Di nuovo, torna quel signore non alto. “E’ fino adesso che rompi i coglioni. Sei riuscito a farti portare da mangiare, adesso vai”. “Devo cercare dove caricare computer e telefono, quelle prese adesso sono state staccate dal dj, per le luci”.
“Scrocchi anche la corrente elettrica”. Che pena, davvero. Pena è la parola giusta, ma siamo abituati.
Ancora, intervistiamo il sindaco, al 3° minuto si affaccia uno a portarcelo via. Ovvio che alziamo la voce, il sindaco, giovane, accetta altre 2-3 domande e poi se ne va. Troppe volte finisce così, solo 5 minuti, all’unico giornalista presente, peccato.
Ci ha fatto piacere ascoltare un po’ la storia di Castelnovo, vedere la piazza, capire la gogliardia, tutto. Resta la delusione per un curling che non è tale e per il trattamento a tavola, per l’interruzione.
Soprattutto, siamo contro gli sprechi, assolutamente. Il mondo è degli spreconi, ovunque.