Vanni Zagnoli
Questo è il Massimo Boccucci show, ovvero un concorso letterario certamente partorito dalla mente del giornalista umbro di 60 anni, direttore di Infopress, agenzia di stampa a contratto con il Corriere dello Sport-Stadio, come service, si dice in gergo giornalistico, ovvero fornisce servizi, in particolare la domenica, di resoconti delle partite. Boccucci è anche firma de Il Messaggero, de Il Gazzettino, de Il Mattino, in sinergia e, da 40 anni, forse, de Il Messaggero Umbria. Firma di sport e ufficio stampa dell’usl di Gubbio, il suo paese. Dove anima Vivogubbio, settimanale cartaceo e sito online.
Sul Corriere, Boccucci segue da anni il Perugia e la Ternana, la Spal a Ferrara e il Sassuolo a Reggio Emilia, naturalmente quando non c’è contemporaneità, il Cesena e il Rimini, l’Imolese (quando era in C) e l’Albinoleffe, il Siena. E’ stato volto di Sanmarino tv e di lì ha avuto l’incarico di relazioni esterne del comitato olimpico del Titano.
Boccucci ha partecipato alle olimpiadi dei Giochi dei piccoli stati ma anche a due edizioni a cinque cerchi assolute, scrivendo anche un libro con Lorenzo Giardi sulle tre medaglie arrivate nello stato al confine tra Romagna e Marche a Tokyo 2021, noi lo chiamiamo così, in base all’anno di disputa. E poi due Giochi Europei, una partecipazione ai mediterranei. E, in parallelo a noi, a Euro under 21 del 2019, con partite in Emilia Romagna e a san Marino, appunto.
Boccucci è alla seconda edizione da animatore di un premio letterario.
“Sport è cultura – racconta -, così il comitato olimpico nazionale Sammarinese ha pensato a un’iniziativa che dia risalto alle imprese sportive attraverso il racconto. Con il sostegno del congresso di stato e il coinvolgimento della consulta per l’informazione e dell’associazione sammarinese stampa sportiva, intendiamo favorire la produzione letteraria di contenuto sportivo e agevolare gli studi specializzati in materia di sport legati al territorio, riproponendo il concorso letterario e giornalistico su un nuovo tema: “Lo sport è vita sul Titano”.
“Era stata individuata – chiarisce Silvia Gilioli, moglie di chi realizza questo articolo – una sezione dedicata agli studenti iscritti alla scuola secondaria superiore di san Marino, centro di formazione professionale e studenti/studentesse cittadini sammarinesi e residenti nella repubblica iscritti alla scuola secondaria superiore di altri Paesi”.
Presidente della giuria giudicatrice è Xavier Jacobelli, editorialista di Tuttosport.
Ebbene, noi abbiamo concorso e non siamo arrivati fra i primi tre. Qui, tuttavia, pubblichiamo in anteprima la nostra opera.
“Cara democrazia. Ritorna a casa che non è tardi”. Il cantautore genovese Ivano Fossati conclude così “Cara democrazia”.
San Marino è la più piccola e più antica repubblica d’Europa, nel 1600 varò la prima costituzione e da allora la democrazia mai si è spostata, dall’ombra del monte Titano, a Borgo Maggiore.
Questo racconto è fra storia e fantasia, fra radio e tv. Parla di castelli e personaggi sportivi, di giornalisti e scrittori, di ricordi e pure di satira. Improvvisato su youtube, in auto, al ritorno da una partita di calcio, sotto la pioggia, la notte: 27 minuti, questa ne diventa un po’ la brutta copia.
Quanto sarebbe bello se a San Marino arrivasse un campionato del mondo di grande presa: si sono disputate solo partite dell’Europeo di calcio under 21, fase a gironi, nel 2019, e il mondiale di baseball nel ‘78. La formula Uno è sempre a Imola, la motogp a Misano Adriatico, è diverso.
Quanto sarebbe entusiasmante se il campionato di fucibòl (come Tony Damascelli chiama il pallone per i brasiliani) fosse commentato dalle grandi voci di radioRai1, di ieri e oggi.
Immagino Francesco Repice celebrare uno scudetto della Folgore, del resto ama l’espressione “è una folgore”, per il tiro saettante.
Guardo l’albo d’oro, tre campionati all’attivo anche del Murata, rimanda al tifo del volley: “murata, murata”, si alzano i cartelli nei palasport, quando la conclusione di una pallavolista è respinta e il punto è per le avversarie. E immagino i cori, alle partite: “Mu-ra-ta, mu-ra-ta”. “Cori e maschere notturne”, ancora Fossati, Discanto.
Avverto Giuseppe Bisantis urlare “goool”, come fa lui, che a casa ha una radio in ogni stanza, in Calabria e a Roma.
Gol magari del portiere, di Aldo junior Simoncini, dei Cosmos. Del castello di Serravalle, mica di New York, dove chiuse la carriera Giorgio Chinaglia, il Long John della Lazio.
Durante il covid intervistai a lungo tramite whatsapp uno dei figli, Donald. Parlava da gangster, mostrava i proiettili: “Mio papà girava armato, in macchina. Ma io non credo che la userò mai”. Pensavo che sparasse nel telefonino, verso di me, sono serio. Una sigaretta dietro l’altra, rivelò del doppio funerale, del cattivo rapporto con i figli della seconda moglie del padre.
“Mia mamma Angela era la sua manager. Memorabili le partite a Formello con papà e con mio fratello Antony”. Vive a Palm Beach. “Mi occupo dei soldi dei milionari”.
E in fondo milionari esistono anche nella Repubblica fra Romagna e Marche. Sarebbe bello se dalla Florida venisse al teatro Nuovo Dogana a raccontare la leggenda del padre e le bizzarrie che ha ereditato. Magari con Paolo Ammoniaci, già opinionista di Rtv e compagno di Chinaglia nel suo ultimo anno biancoceleste.
Sulla mia Bmw 320 diesel, 382mila km, in discreta parte punteggiati da ansia e depressione, ascolto il cd “Clamoroso al Cibali”, dal libro di Riccardo Cucchi.
In quelle traccie audio ricordo Sandro Ciotti commentare un gol alla Lazio di quegli anni.
“Il popolare Vociotti”, scriveva Paolo Ziliani, nella sua rubrica del lunedì di metà anni ’90, su Il Giornale, nelle pagine di sport dirette da Xavier Jacobelli. Ziliani faceva il verso a radio e telecronisti Rai e così Cucchi diventava “Ma per fortuna che c’è Riccardo”, da Giorgio Gaber.
Nel 1986 il Napoli vinse il suo primo scudetto, celebrato da Enrico Ameri. Lo immagino con il suo “Scusa Sandro se ti interrompo”. “Figurati”. “Il Faetano ha vinto la prima edizione del campionato di calcio di San Marino”.
Anzi, facciamo Repice, via. All’epoca aveva 23 anni e non ancora il suo irrompere: “Esattamente, alle ore 17 e 48 minuti, il Faetano si laurea campione di San Marino”.
E mi par di sentire, nell’87, Roberto Bortoluzzi, sempre a Tutto il calcio minuto per minuto, nella sua ultima stagione in conduzione, voce stentorea. “Ecco i campi collegati oggi: San Marino stadium per Faetano-Montevito e per la Fiorita-Dogana, Fonte dell’Ovo per Murata-Libertas e Cailungo-San Giovanni. Ai microfoni i colleghi Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali, Claudio Ferretti”.
Vorrei portare al teatro Titano parenti di Ameri e Ciotti, Paola Provenzali figlia di Alfredo, firma de Il Secolo xix per ginnastica e nuoto, e Paolo Ferretti, figlio di Claudio: lavora in Rai, come fece anche il celebre nonno Mario.
E poi Enzo Foglianese, 92 anni, ed Ezio Luzzi, che ne compirà 91 e magari se la sentirebbe ancora di raccontare la serie B. Peccato che a San Marino non esista.
“inezio”, sempre Ziliani da Il Giornale.
Ho indicato i campi di oggi, chissà dove giocavano quelle squadre 38 anni. In quali castelli. A me venivano in mente i sestieri, ma quelli sono a Venezia.
Sono convinto che Ciotti si sarebbe entusiasmato per una serpentina, per un dribbling di Marco Macina, il più grande talento di sempre della Repubblica. Iniziò nel Tre Penne, a 13 anni era al Bologna, compagno di stanza di Roberto Mancini. “Era il più forte di tutti”, dal titolo della biografia di Minerva edizioni.
Roberto Mancini mi rimanda a Roberto Baggio, al mondiale 1994, ancora Ciotti, Italia-Nigeria, ultimo minuto: “Mussi entra in area, Mussi e poi il tiro e il gol di Roberto Baggio. Santoddio, era ora”. Santoddio, disse proprio così. 1-1, supplementari e poi vittoria, negli ottavi.
In realtà io vorrei Macina su passaggio di Massimo Bonini, l’uomo che correva anche per Michel Platini e dal ’90 giocò proprio con la nazionale azzurra e bianca.
Sentirei anche Francesco Repice – ma non sarebbe l’unico – strepitare: “Macina, Macina, Macina, Macina, Macina, Ma-ci-na”. O meglio, penso al Tre Penne al posto dell’Inter, nel 2010, ultima finale di Champions vinta da un’italiana, 2-0 al Bayern.
Intravvedo Macina al posto di Milito e lascio a voi adattare l’elegia di Repice al talentino che smise di fatto a 23 anni. La declamò per l’attaccante che il Maradona ct non volle impiegare al mondiale del 2010.“E’ una milinga, è un tango, è un passo argentino, che lega Buenos Aires a Milano. La coppa viaggia verso piazza Duomo. La coppa vede sempre più nerazzurro per merito del principe de Bernal, che ha lasciato sul posto i difensori del Bayern,
ha alzato la testa, ha guardato il portiere, poi ha depositato il pallone col piatto nell’angolo più lontano, nemmeno avesse dei polpastrelli al posto degli scarpini.
Nulla da fare per Butt! Nulla da fare per Van Buyten! Nulla da fare per il Bayern Monaco!”.
Penso a Emanuele Dotto (“Mio Dio come mi son ri…dotto”, sempre Ziliani, Il Giornale) collegarsi dallo stadio di Serravalle: “E’ l’undecimo del primo tempo…” Lessico unico. E poi discettare in radio di geografia, dei castelli.
Immagino Bruno Gentili tornare al microfono dal diamante di Serravalle. C’ero tre anni fa, dopo l’olimpiade, quando San Marino rivinse lo scudetto del baseball. Filmai un sacerdote con la tonaca, fra il pubblico. Quella sera conobbi Mauro Mazzotti, allenava la Spagna e prese bronzi, in parallelo a Sergio Scariolo che era ed è ct del basket. Di quel tricolore e del successivo Mazzotti era general manager.
Gentili, dicevo, se le formazioni non arrivassero in postazione, farebbe forse come nel 1984, primavera, in Roma-Dundee United, semifinale di coppa dei Campioni, inventerebbe il roster in base alle marche di whisky. Con gli scozzesi gli venne spontaneo, nel batti e corri nostrano sarebbe più complicato. Quel giorno era accanto a Ciotti, re dei festival di Sanremo. Io sono stato due volte, di recente, com’è, invece, il festival di San Marino.
Torno al cd di Tutto il calcio, a Cucchi che narra l’epica del mondiale 2006. Il vantaggio dell’Italia al supplementare, nella semifinale con la Germania: “Ancora Pirlo, Pirlo, cerca lo spazio per concludere al limite, prova il corridoio, il tiro. Reeeteee, reeeteee”.
Ma al posto di Fabio Grosso segna Andy Selva, detto la belva. Arrivò al Sassuolo proprio in quell’anno, lo intervistai, è possibile al campo di San Michele dei Mucchietti, località dal nome unico, come tanto, a San Marino. Selva è lo storico capitano dei titani e il goleador, 8 reti in nazionale.
Visualizzate ora Giovanni Scaruzzino, l’inviato del campo principale della domenica alle 15, su radio1, raccontare la coppa del Titano. E magari Massimo Barchesi alla supercoppa sanmarinese, con quelle sue sgasate in diretta.
Sogno che Quelli che il Calcio riparta da San Marino. “Con Marino Bartoletti e Carlo Sassi”, introduceva Fabio Fazio.
Piacerebbe anche a Edrissa Sanneh, ovvero Idris, scomparso un anno fa, reso celebre da quella meraviglia domenicale.
Penso a un Montecavolo in salsa sammarinese, narratore Pietro Galeotti, come in quel surreality show; all’Atletico van Goof, fra i castelli, anche se l’ispiratore Peter van Vood se n’è andato nel 2010, dopo una carriera alla chitarra, chiusa con l’astrologia.
Ancora uno sforzo di fantasia. Un Quelli che aspettano (Quelli che il calcio) magari dall’Acquaviva stadium, 500 posti, dove gioca ora il San Marino, in serie D. Vorrei suor Paola al microfono, la popolare tifosa laziale, 76enne.
Il San Marino calcio è stato per due stagioni in serie C1. In C2 ebbe come allenatore Romeo Azzali, che con il Brescello sfiorò la serie B, nel 2000.
In quel tempo lavorava in un’azienda che produceva fascere per il formaggio, è di Mezzani, bassa Parmense, là è stato sindaco e spesso fa il regista. Due anni più tardi arrivò a San Marino assieme al ds Nereo Bonato, adesso al Cagliari, in A.
Il personaggio più noto sulla panchina dello stadio Olimpico fu Alberico Evani, che io pensavo Alberigo, sbagliando, e Bruno Longhi su Mediaset chiamava semplicemente Bubu. Un vicecampione del mondo, del 1994, sul Titano. E poi a lungo tecnico delle Italie giovanili e anche ct per una notte, al posto di Mancini, fermato dal covid, a fine 2020.
Non dimentichiamo Franco Varrella. Chiusa la carriera allenando il San Marino, riprese 10 anni dopo per la nazionale. Raccontai per il Corriere della Sera il suo Forlì, quando arrivò ad affrontare il Milan di Oscar Washington Tabarez, in coppa Italia, ottobre 1995, ottavi di finale. In realtà lui aveva lasciato a metà della stagione precedente, era già sulla panchina dell’Italia, come vice di Arrigo Sacchi. Fu il principale sospettato di avere anticipato a Il Messaggero i 6 cambi attuati da Sacchi contro la Cechia, dopo la prima partita di Euro ’96, vinta sulla Russia.
Sogno di risentire la voce Rai della tv delle moto di quando ero ragazzo, anni ‘80, Federico Urban raccontare la storia di Manuel Poggiali, due titoli iridati, 125 e 250. Abbandonò le corse a 25 anni nel 2008 e tre stagioni più tardi disputò le qualificazioni agli Europei di calcio a 5 con la vostra nazionale. In fondo era stato calciatore del Pennarossa, al castello di Chiesanuova. Stoppò tre volte la carriera sulle due ruote, potrebbe riprenderla: Valentino Rossi si è ritirato a 42 anni, l’età che avrà il sammarinese nel 2025.
Zizzagando, volutamente, torno al calcio, a Roberto Cevoli detto Cevolone, quando giocava nella Reggina, da Filippo Pinizzotto, de La Gazzetta del Sud, altro venuto a mancare. Quante volte l’ho citato in articoli come il calciatore di movimento più alto d’Italia, con il suo metro e 94, 20-30 anni fa, adesso quell’altezza è quasi normale. E’ il ct della nazionale di San Marino. Rammento Gianni Minà sulla prima pagina di Tuttosport criticare la proprietà del Torino, di Gianmarco Calleri, mancato un anno fa, per avere comprato dalla Reggiana quel centrale difensivo non così veloce. “Quel Toro – mi rivelò poi Cevoli – non ritornò in serie A, io ci sarei arrivato con il Modena, salvandomi pure. Minà era un grandissimo, quella volta tuttavia si può dire che avesse sbagliato”.
Ecco, fosse ancora in vita, Minà potrebbe venire a San Marino assieme a Gianpaolo Ormezzano, 90 anni, altro torinista, a raccontare la magia dello sport titanico.
Immagino, infine, una bella tavola (imbandita, non solo rotonda) lì nella Repubblica, per ricordare Gianni Brera (https://www.youtube.com/watch?v=UBjtFK4wZM0)
e l’allievo prediletto, Gianni Mura, una vita a Repubblica, quotidiano, con l’entourage dei breriani.
Gli ottuagenari Roberto Boninsegna, Adalberto Scemma e Andrea Maietti, 83 anni, già biografo di Brera. Perchè sono convinto che Gioànbrerafucarlo avrebbe apprezzato tante altre storie di San Marino. A partire dai 3 medagliati di Tokyo e dai due successi della nazionale, con il Liechtenstein, 1-0: gol di Selva nel 2004, di Sensoli nel 24. E in tutto questo ho pensato anche alla trilogia di libri di Marino Bartoletti, partita con “La cena degli dei”.
Fin qui, dunque, il nostro racconto di San Marino. E questo l’affresco dello sport sulla repubblica che ha qualcosa di nordest.