Confronti. Il finale di carriera opposto di Valentino Rossi e Andrea Pirlo, campionissimi classe ’79. Il motociclista è favorito per il 10° mondiale, il vicecapitano azzurro dà l’addio al grande calcio eppure poteva resistere sino ai mondiali del 2018

Andrea PIrlo a New York
Andrea PIrlo a New York

di Salvatore Occhiuto

Valentino Rossi e Andrea Pirlo. Due campionissimi del moticiclismo e del calcio. Protagonisti del motomondiale e del pallone internazionale. Coetanei, il marchigiano di Tavullia del febbraio del 1979, il bresciano di Flero del maggio dello stesso anno.

Sono al giro di boa dopo annate di trionfi e sfide. Valentino insegue il decimo mondiale mentre Andrea si appresta all’esperienza del soccer americano nel New York Football Club.  Accolto come un eroe allo Yankee Stadium di New York dove l’Italia di Sacchi travolse nella semifinale di Usa 94 la Bulgaria con due gol di Baggio e conquistò la finale di Pasadena persa ai rigori con il Brasile.

Dopo la vittoria nel mitico circuito di Assen che nelle moto equivale a Wembley o al Maracanà, il Dottor Rossi ha consolidato il primato in classifica e colto l’ottavo podio consecutivo. Una sequela di risultati che anticipa prospettive interessanti per la stagione. Intanto lui si diverte e regala distacchi agli avversari più quotati.

(v.zagn.) Aggiungo. Pirlo resterà in nazionale? Poteva resistere sino al 2018, in Italia, alla Juve, al limite qualche volta da riserva. Non so se di nuovo avesse problemi con Allegri.

Nel suo ruolo non serve la corsa, la geometria poteva consentirgli di insistere sino ai 39 anni.

 

La sua carriera in azzurro è da primattore, come i campioni del mondo Cannavaro e Del Piero: prepara la 7^ grande manifestazione, dopo 3 Europei – il primo nel 2004 – e 3 mondiali.

Debuttò a 16 anni in serie A, era Reggiana-Brescia 19 anni fa e io c’ero.

 

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