In questi giorni di trent’anni fa, la strage dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles. Erano di fronte Juventus e Liverpool, finale di Coppa Campioni, il 29 maggio 1985.
L’Italia intera, almeno quella tifosa, aspetta quella sfida.
Davanti alla tv c’è anche un bambino di 8 anni, Mario Desiati, che oggi dedica a quell’evento tragico un libro di ricordi e riflessioni.
La notte dell’innocenza – Heysel 1985, la notte della tragedia’: s’intitola il libro (Rizzoli, 186 pagg.) di Desiati, che si apre con i ricordi sportivi di un bambino che sono anche quelli di una generazione di tifosi.
La cronaca di quella sera scorre fra le memorie del piccolo Mario e le notizie del telecronista Bruno Pizzul.
Desiati ricorda la confusione, pure i gendarmi a cavallo piazzati sotto le tribune. Il bambino non comprende, lui aspetta solo la partita di calcio, disturbato da quel fuori programma così poco comprensibile. La madre gli dice: “Ci sono incidenti gravi”, e lui candido “Ma gli incidenti non sono quelli delle macchine?”.
Purezza dell’infanzia di fronte al disastro. Il conto dei morti verrà fatto a fine partita, quando tutti saranno andati via e scongiurato il timore di incidenti ulteriori. Quella sera segnò a vita il piccolo Mario, che non smarrì la passione per il calcio, ma cominciò a capire che il calcio ‘sprigiona energie potentissime, alcune evidenti , altre occulte, nella quotidianità delle sfere private di milioni di appassionati, che si mutano in tensioni, risentimenti, depressione e violenza”.