Chi è il Supporter liason officer, come deve comportarsi e che deve fare? Di questo e di molto altro si è parlato oggi a Milano nella sede della Lega Serie B agli Slo della seconda divisione. Un incontro formativo e informativo che la Lega ha inserito all’interno di un percorso, promosso congiuntamente con Supporters in Campo, che ora proseguirà con incontri one-to-one con club selezionati, gruppi di lavoro e creazione di best practice per tutti.
E a sintetizzare bene una figura che più che un obbligo per i club deve diventare piuttosto una risorsa, un riferimento e un investimento è il vicepresidente dell’Osservatorio delle Manifestazioni sportive Roberto Massucci che ha parlato espressamente di una scommessa da vincere all’interno delle società, grazie a una vera e propria valorizzazione del ruolo dello Slo.
Nell’anno zero dello Slo infatti si deve fare ancora molta strada. E come ha detto il direttore generale della Lega Serie B Paolo Bedin “siamo qui per questo” affinché il ruolo sia effettivamente un vero strumento di dialogo con i supporters, “patrimonio essenziale del calcio, senza i quali il nostro sport perde la propria anima”. Diego Riva consulente di Supporters in campo, associazione che promuove una reale democrazia nel calcio attraverso la partecipazione diretta dei tifosi alla governance del movimento e dei club, ha indicato quale traguardo “il passaggio vero e concreto dalle pratiche di allontanamento e di distanza dei supporters dallo stadio e dall’evento sportivo, che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della storia sportiva italiana, a un diverso approccio che coinvolga effettivamente i tifosi nella vita dei club”.
A dare un po’ di numeri, non sempre positivi, è stato Antonio Talarico Coordinatore Nazionale degli Slo della Federazione, il quale ha presentato i risultati della ricerca sullo stato d’attuazione per i club della Serie B. Età media 45 anni, si fa fatica a far ricadere la figura solo in un ambito, la maggior parte ricopre altri ruoli in pochi, invece, sono ‘solo Slo’. Molto spesso inoltre non sono dotati di un budget o di una posizione stabile all’interno della società. “E’ un quadro negativo ma in linea con chi inizia questo cammino – ha detto Federico Smanio coordinatore Slo per la Lega Serie B – Questo non vuol dire che non dobbiamo rimboccarci le maniche. Il nostro auspicio è quello di lavorare insieme e migliorare questi numeri nel giro di sei mesi, un anno. Lo stesso Smanio nel suo intervento ha enunciato le cinque parole che devono contraddistinguere lo Slo: dialogo, credibilità, equilibrio, capacità di relazioni e prevenzione”. Portato l’esempio dello Slo di Latina che ha risolto un problema di ordine pubblico fra i tifosi pontini e del Livorno all’interno di un bar.
Alberto Intini presidente dell’Osservatorio per le manifestazioni sportive ha detto che lo Slo rappresenta un nuovo elemento del calcio che all’estero ha già una sua sedimentazione e che da noi deve essere ancora interamente capito: “E’ in sostanza colui che promuove il dialogo. E’ importante anche per noi forze di polizia, perché esula da quel rapporto spesso conflittuale fra autorità di sicurezza e tifoseria”.
Dello sviluppo che si attende dal ruolo ne ha parlato il coordinatore degli Slo per l’Uefa Stuart Dykes: “Ci auguriamo che diventi una figura full time, dedicata all’interno dell’organigramma del club e non promiscua con altri uffici con i quali tuttavia deve mantenere una forte relazione e opportunità di scambio”.
Durante la sessione del pomeriggio ha portato la propria esperienza agli Slo della Serie B (SLO del FC Nürnberg, Bundesliga 2), il quale ha raccontato la propria concreta ed effettiva decennale competenza sul campo nelle relazioni con i tifosi dalla gestione della partita casalinga, in trasferta fino alla relazione con gli altri dipartimenti del Club.