Questa è la versione integrale dell’intervista uscita su La Gazzetta del Sud a inizio agosto. Michele Scarponi è il più noto dei luogotenenti di Nibali, ne racconta il privato.
Vanni Zagnoli
Michele Scarponi è il gregario più noto di Vincenzo Nibali. Ha vinto il Giro del 2011 a tavolino, assieme a 8 compagni dell’Astana ha condotto il messinese al successo che vale una carriera.
Michele, chi era in camera con lo squalo dello Stretto?
“Vanotti, ciclisticamente suo fratello, per me era la prima stagione con il team dell’Est. Un’altra era con l’estone Kangert e il danese Fuglsang, poi i kazaki Gruzdev e Iglinskij. Io ho condiviso quelle tre settimane al Tour con l’olandese Westra. In camera da solo restava l’ucraino Hrivko ma ogni tanto ci scambiavamo”.
Con Nibali aveva condiviso solo l’ultimo campionato del mondo, chiuso al quarto posto, a Firenze. In corsa avete mai litigato?
“Assolutamente. Peraltro io spero nella terza maglia azzurra della carriera e fra 50 giorni vorrei scortarlo verso il titolo iridato”.
Ha 35 anni, era l’italiano più vecchio, in gara?
“No, Alessandro Petacchi, 40 anni, e Luca Paolini, 37, hanno pure concluso il Tour”.
E’ amico anche della famiglia Nibali?
“Ho conosciuto Rachele e visto la figlia Emma una volta. Sono sposato con Anna, veneta di Conegliano, abbiamo due gemelli di due anni, Giacomo e Tommaso, e ora ci godiamo le vacanze, a Livigno, in provincia di Sondrio. Da Filottrano, provincia di Ancona, fra Osimo e Jesi”.
Vincenzo dice mai parolacce?
“Rarissime. E’ troppo normale, molto semplice. Non è un capitano autoritario, mai alza la voce. Peraltro aveva noi buoni gregari”.
Che idea si è fatto del fratello Antonio, neoprofessionista?
“L’ho conosciuto in ritiro. Sono somiglianti come viso. Il fratello minore è più bello di Vincenzo…”
E’ professionista dal 2002, si rivelò a 30 anni, con il successo nella Tirreno-Adriatico del 2009…
“Come Nibali, sono cresciuto gradualmente. Peraltro lui è molto più forte”.
In Francia mancavano Cunego e Basso…
“Eravamo una quindicina di italiani, su tutti il palermitano Visconti, Oss e De Marchi”.
L’Astana ha pure un staff di prim’ordine…
“Con il ds Beppe Martinelli, già con Marco Pantani, il kazako Aleksandr Sefer e naturalmente il gm Vinokourov”.
Che regalo vi faranno?
“Sarà una sorpresa, Vincenzo lo sta ipotizzando. Come premi sono arrivati
530mila euro, una percentuale andrà alla decina di uomini dello staff, il resto fra noi gregari. Vincenzo non terrà nulla per sè e già questo è un grande regalo, come da tradizione del ciclismo”.
Nel 2007 è stato compagno di Garzelli, vincitore del giro nel 2000, all’inizio della carriera di Cipollini, di Simoni e Rebellin all’Androni.
“In Spagna, di Roberto Heras. Cipollini è diverso da questi, è stato il re dei velocisti ancora quando io mi affacciavo in gruppo.
Nibali in valore assoluto è più forte di tutti, ha già vinto Giro, Tour e Vuelta, come soli 6-7 al mondo. Mario Cipollini era solo più personaggio, al di fuori dalla bicicletta”.
Il ds Martinelli ci anticipa che Vincenzo non correrà la Vuelta.
“Neanch’io ci sarò, ero in Francia per la terza volta, resta la corsa più difficile, porta via un sacco di energie. A fine mese, l’Astana punta su Fabio Aru, terzo al Giro. Lì avrei dovuto essere il capitano, presto sono caduto e allora anche così è emerso il giovane sardo. L’anno scorso solo il belga Adam Hansen, della Lotto Belisol, ha gareggiato in tutte e tre le grandi corse a tappe”.
Anche il mondiale sarà in Spagna, a Ponferrada.
“Se pedala come al Tour, Vincenzo sarà il favorito. Devo visionare ancora il tracciato, i tecnici mi dicono che è meno duro rispetto al percorso di Firenze, eppure non così facile, con oltre 4 chilometri di ascesa”.
Da 6 anni l’Italia è senza allori, dal titolo di Alessandro Ballan.
“Speriamo nel ct Davide Cassani, per interrompere il digiuno. Peraltro il campionato del mondo è alla fine del prossimo mese, chi non fa la Vuelta è svantaggiato”.
Ci sarà anche il siciliano Visconti?
“Me lo auguro. Nella Movistar, con lo spagnolo Valverde, può farsi onore”.
Quanti italiani hanno reso omaggio a Vincenzo ai Campi Elisi?
“Tantissimi, compresi i parenti. “Nibalì”, lo chiamavano i francesi, c’erano siciliani e calabresi che si presentavano in ritiro”.
Nibali è amato anche degli avversari?
“Assolutamente. Dai compagni di squadra perchè umile e sempre corretto, ma pure in gruppo. Sembra che arriva dal nulla, invece escluso il mondiale ha già vinto tutto, gli manca solo qualche classica”.
La stampa francese adombrava sospetti di doping, considerata la potenza sprigionata analoga all’inglese Froome, vincitore discusso l’anno scorso…
“Ogni colta che uno va forte, come mai, affiorano perplessità. Nascono uomini con qualità più spiccate, è la differenza tra campioni e ottimi corridori. Non solo Vincenzo, ha qualcosa in più degli altri, ma nella storia del ciclismo esistono fuoriclasse molto attrezzati. Lui spicca per per forza e semplicità”.
Il ciclismo degli ultimi 20 anni è accompagnato da sospetti diffusi…
“Vincenzo è fra i pochi grandi mai sfiorato da quelle ipotesi. Risponde a ogni domanda e si fa scivolare addosso ogni congettura”.