Qui accenno un attimo le partite del Sassuolo. Per chi le ha viste e per chi non c’era. E per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera.
Canta Ivano Fossati, ne La mia banda suona il rock.
Allora al Mapei non arriviamo sul filo, a volte qualche minuto in ritardo, poco male perchè non dobbiamo raccontare tanto la partita, le azioni, ma a volte c’è spazio per l’atmosfera e l’atmosfera da un paio d’anni è inebriante. Poca confusione, niente strepitii, poi molto dipende da chi si ha di fianco. La scorsa stagione abbiamo cambiato posto, per evitare di essere disturbati da un tifoso travestito da cameraman.
Da allora comunque è una piccola festa, bambini nel settore distinti, un discreto tifo nella curva di casa, gli avversari non surclassano, sì a volte l’impianto è semivuoto ma è normale. Sassuolo ha 41mila abitanti, è distante 35 chilometri, circa, dal quartiere del casello autostradale. Si va lì per andare a una grande festa di paese, lo spettacolo – spesso lo è – è sul campo, con le mirabilie di Berardi e compagni. Triangoli, accelerazioni, incursioni vorticose, cross, applausi. Canto, discanto: Ivano Fossati.
Il gioco del Sassuolo è come una canzone di Fossati, vorticosa.
“Si vive di danze
Di ballo sociale
Di una promessa
Di un faccia differente
Di mediocri incontri
Di bellezze
Di profumi ardenti
Di accidenti
Rotolando si gira, si balla
Si vive, si fa festa
Quella, questa
Si picchia forte col piede
Nella danza
E si sbaglia il passo
Si vive di fortune raccontate
E di viaggiare
E si cammina stanchi
È di lavoro
È opposizione
È corruzione
Si vive di lenta costruzione
E di tempo che ci inchioda
E di diavoli al culo
Di fianchi smorti
Di fuochi desiderati
Si vive di pane
Di speranza di bere
Un vino buono per l’estate
Rotolando si vive
Di discorsi leggeri
Cori
Di maschere notturne
Canto e discanto”.