La vigilia con Di Francesco, per ilmessaggero.it.
di Vanni Zagnoli
Sassuolo – Berardi è recuperato ma partirà dalla panchina, al massimo può giocare un tempo, dopo l’infortunio muscolare di un mese fa, con il Napoli. Di Francesco ha di nuovo 7 uomini per 3 posti in attacco, dovrebbe affidarsi a Sansone, a Defrel, per ora fumoso, e a Floro Flores, a segno in tutte e 3 le gare disputate. Ha l’abitudine di cambiare gli attaccanti e dunque potrebbero subentrare Politano, Berardi e Falcinelli o Floccari. La vigilia da seconda della classe scorre via come un sabato qualsiasi, con rifinitura a porte chiuse e nessun tifoso all’uscita dallo stadio Ricci, dove i neroverdi conquistarono le promozioni in serie C1 con Remondina e in B con Allegri.
Eusebio Di Francesco, la Roma ha più certezze del Sassuolo?
“Le abbiamo anche noi: con l’Atalanta c’è stata una piccola battuta d’arresto, accettabile considerata la prima parte di gara. I giallorossi vengono da due vittorie e dalla grande partita con il Barcellona, noi vogliamo confermare l’ottimo momento di forma.”.
Venite da 7 risultati utili, comprese le 4 vittorie finali della scorsa stagione.
“Siamo ripartiti bene, già dal precampionato. Reagiamo alle difficoltà, mi piacciono gli atteggiamenti: siamo usciti alla grande anche domenica e non è la prima volta che recuperiamo, è un segnale di maturità. Fronteggiamo una squadra di grandissimi, migliorata rispetto all’anno scorso”.
Qual è l’ingrediente principale per fare risultato? “Sono la compattezza e l’equilibrio, il lavoro di squadra. Restiamo corti e ripartiamo. Comunque anche all’Olimpico ce la giochiamo”.
Tantopiù che lei è stato alla Roma per 4 stagioni da giocatore (con scudetto) e una da team manager.
“Felicissimo di ritornare, di ritrovare tanti amici, spero però che la mia ex squadra faccia bene da lunedì. Non è la prima volta che torno, ho avuto grandi fortune da calciatore e simpatizzo sempre per i colori giallorossi. Fra l’altro nella capitale ho ancora una casa, ma non ci vivo mai”.
La Roma venne fermata dal Sassuolo sull’1-1 allo scadere, gol di Berardi, e poi recuperò da 0-2 a 2-2, un anno fa. Vi saprà battere?
“Speriamo di avere imparato anche noi la lezione, dunque di evitare di farci riprendere. Siamo usciti imbattuti per due volte di fila, vorremmo ripeterci. Dipende anche dall’atteggiamento: il nostro gioco non si lega tanto alla squadra da affrontare, non ci snaturiamo neppure di fronte a grandi avversarie. Abbiamo 7 punti anche noi, dunque non partiamo remissivi”.
La Champions ha distratto energie alla Roma? “Ha dato consapevolezza e motivazioni ai giallorossi. Garcia ha molte opzioni in avanti, ma anche noi. Mi aspetto Dzeko più che Totti, magari giocheranno assieme una parte di gara, come a Frosinone. Fra l’altro il mister non fa mai capire chi giocherà, peraltro è giusto cambiare con impegni tanto ravvicinati. Francesco è sempre pericoloso, trova la soluzione improvvisa nonostante i quasi 39 anni”.
Con la falsa partenza della Juve, la Roma è favorita per lo scudetto?
“Siamo a pari punti, vediamo domani… Ha alzato la qualità della rosa e delle alternative, ma i bianconeri usciranno alla distanza”.
Chi è rimasto della sua Roma?
“Totti e De Rossi. Daniele aveva 17 anni nella mia ultima stagione, lo ritrovai poi da dirigente. Con caratteri diversi, sono splendide persone”.
Esistono affinità tra le espulsioni di De Rossi e quelle di Berardi?
“No, considerate anche le età differenti. Domenico deve maturare, è cresciuto e migliorato negli atteggiamenti. Daniele ogni tanto c’è cascato, resta una persona squisita: può accadere quando si gioca sempre con grande carattere e voglia di fare bene, lui sente i colori giallorossi e azzurri in maniera particolare e così si fa trasportare”.
Chi altri ritrova, domani?
“Sono a casa i due massaggiatori storici, Silvio Musa e Giorgio Rossi, non stanno benissimo. C’è sempre Tonino Tempestilli, soprattutto vedo e sento sempre con grande affetto un’ex ala campione del mondo…”.
Già, Bruno Conti. Alla Roma fece il team manager nel 2005-06. Fu lì che maturò l’idea di andare in panchina?
“E’ nato tutto successivamente, non avrei mai voluto fare questo mestiere”. Difatti passò come ds al Val di Sangro e solo nell’estate 2008 accettò di scende di fare l’allenatore, nel Lanciano. Dove venne fra l’altro esonerato.
E ora là c’è suo figlio Federico, titolare in B a 21 anni.
“In questo momento sta giocando, con Massimo Oddo. Nel calcio non si è mai sicuri del posto. Lo merita per come si allena, ha voglia di emergere”.
Qui invece c’è Matteo Politano, 22enne romano, ex giallorosso, sempre utilizzato.
“Ci puntiamo, tantopiù con l’infortunio di Berardi”.
Il Sassuolo in cosa è speciale?
“Per me lo è di sicuro, ma anche in giro per l’Italia riscuote simpatia. Spero che questa popolarità si confermi nel tempo, siamo ben visti per gli atteggiamenti, al di là del gioco”.
“Ogni colloquio con il patron Giorgio Squinzi mi lasciava qualcosa”, sostiene Fulvio Pea, suo predecessore in neroverde. E’ d’accordo?
“Non mi piace esternare i nostri dialoghi, peraltro ho un ottimo rapporto, è una grande persona”.
La scelse il presidente di Confindustria, nell’estate 2012?
“No, in ogni società ci sono ruoli preposti. All’epoca fu il ds Nereo Bonato, con Stefano Fattori”.
Arriverà mai il giorno in cui nessuno vorrà andarsene da Sassuolo? Che Zaza, Berardi e magari anche lei vorrete restare perchè la società sarà diventata una grande del calcio italiano?
“E’ un discorso prematuro. Spero che anche a me diano le chiavi della città, poi siamo a posto…”.
Berardi andrà al Barcellona?
“Io non lo so. Cerchiamo di godercelo il più possibile, intanto va tutelato, per l’infortunio recente”.