(v.zagn.) Non conosco Staino, solo la firma, le vignette e tutto. E’ un grande, non dico altro. E’ un monumento, un grande, un fuoriclasse, tutto. Tanto. Un unicum nella storia del giornalismo, da vignettista a direttore. Clemente J. Mimun fu fattorino e divenne direttore. Grandi.
Da Repubblica.it.
ROMA – Allora è vero, Bobo (Sergio Staino) diventerà direttore dell’Unità?
“Ho parlato con la proprietà e col direttore che se ne va, immagino ci sia un ok a monte di Matteo Renzi che non ho però ancora incontrato. L’offerta c’è”.
E lei accetta?
“Sono costretto ad accettare per il bene che voglio a questo giornale e a questo partito. È la mia storia”.
Come può chi ha dedicato la sua vita alla satira fare un giornale di governo?
“Ma io non farò un giornale di governo. Se dovessi usare un riferimento evangelico, che suona strano per il presidente onorario degli atei italiani, direi “non vengo a cambiare, vengo a compiere””.
Compiere cosa?
“Quello che era il progetto iniziale di Renzi e che non so perché aveva abbandonato. Quando L’Unità doveva rinascere gli mandai un sms chiedendogli a chi pensasse come direttore e lui mi chiamò. Disse “Vedi Sergio, questo è il casino in cui mi trovo. Tutti intorno a me vogliono che metta uno dei miei, ma penso che se lo facessi il giornale nascerebbe morto””.
E lei?
“Ero entusiasta. Dissi “è bellissimo, mi sorprendi”. Mi spiegò che voleva un giornale di cultura, di dibattito, di lotta ma unitario, per questo chiese a Gianni Cuperlo di dirigerlo. Lui rifiutò e le cose sono cambiate completamente”.
L’idea iniziale si perse?
“A quel punto mise Erasmo ( D’Angelis, ndr) che è un suo soldatino. Lo dico con tutta la stima e l’affetto per un compagno che conosco da 40 anni. Lui si è comportato bene, ha retto la redazione con tutti i casini che c’erano all’inizio, ma se chiama me voglio tornare alla prima idea”.
Che Unità vuole fare?
“Non voglio un giornale sdraiato sul governo, ne voglio uno che parli a tutta la sinistra, da Giorgio Napolitano a Stefano Fassina. Voglio parlare ai compagni non considerati, a quelli che oggi si trovano ovunque, in Sel, tra i grillini o dispersi nell’astensionismo. Ne parlavo giovedì a Bologna con Romano Prodi”.
Cosa le ha detto?
“Mi ha detto: “Ho capito, vuoi fare un giornale di mobilitazione”. Ed è esattamente così. Bisogna ripartire dai temi della sinistra, dai territori, per ricostruire un’identità civile e operativa: solo a quel punto c’è la speranza di fare le riforme, che a ottobre vinca il sì, che non si finisca come la Gran Bretagna e si vada a ramengo tutti”.
A Cuore fece scalpore il suo Natta nudo. Sulla sua Unità potrebbe esserci un Renzi ritratto così?
“Ah ne sarebbe onorato. Un giorno si lamentava: “Mi contestano perché ho scritto che Dante era di sinistra, ma per me l’è di sinistra”. E io: “Se poi lo confronti con te, pure di parecchio”. Lui si girò: “Bella Sergio, la posso mettere su Facebook?” “.
A che pubblico si rivolgerà?
“Vorrei un giornale di
stimolazione politica che parli soprattutto ai giovani della sinistra, che faccia capire come si può cambiare questa società usando gli strumenti belli che abbiamo inventato: i partiti, la democrazia parlamentare e rappresentativa. Guai a buttarli via, si finisce col fascismo”.