Di solito si dice, tanto tuonò che piovve, ma in realtà a Palermo, domenica, ne’ pioveva, né tuonava, splendeva il sole, e alla fine era scaturita anche una vittoria, di quelle che, qualora il tempo fosse stato pessimo, avrebbe rasserenato tutti e tutto.
Zamparini ci ha dormito su, si è addormentato con tre punti in più in classifica, ma evidentemente la nottata non gli ha fatto cambiare idea, e alzandosi la mattina seguente ha fatto scattare inesorabile la mannaia dell’esonero.
Ballardini, un ritorno per lui, viene chiamato a guidare il Palermo e Iachini viene esonerato, per lo meno, questa volta, nel comunicato ufficiale, ha usato ringraziamenti veri e parole garbate, e i calci nel culo ha deciso di non nominarli.
Eppure, in questa decisione perlomeno atipica del calcio, io vedo della uniformità, della ragionevolezza, insomma della coerenza.
Il presidente padre-padrone del Palermo aveva evidentemente pensato che il ciclo di Iachini fosse finito, la squadra non esprimeva a un gran gioco, la classifica era pericolosa, probabilmente aveva raccolto tanti segnali negativi e si era quindi preparato al peggio: la mancata vittoria con il Chievo, lo aveva anticipato ai giornalisti, avrebbe scaturito l’esonero automatico.
Accade però che il Palermo vince, magari in maniera fortunosa, e dopo una partita poco brillante, ma come si dice in questo casi : contava solo vincere.
Accade anche che dopo il gol, e al termine della gara , tutti si stringono attorno a Iachini, dico tutti, dall’ultimo giocatore al magazziniere, vogliono dare un segnale forte: tutti stretti assieme al nostro allenatore.
Zamparini non fa una piega decide per l’esonero, per lui la vittoria è solo un dettaglio, che non cambia la sostanza, Iachini, a suo modo di vedere, non ha più le caratteristiche giuste per guidare la sua squadra e quindi va sostituito.
La coerenza dove sta? Semplice: aveva maturato un’idea e ha ritenuto che la prestazione non sia stata all’altezza, ha ritenuto che la vittoria fosse solo fortuita, e quindi è andato avanti con le sue convinzioni.
Accadde anche a Gigi Simoni, era un lunedì, aveva vinto una gara di campionato, e lui si recava a Coverciano per ritirare il ” seminatore d’oro”, premio prestigioso assegnato dai colleghi per i meriti maturati nella stagione precedente, Moratti però non era convinto delle prestazioni, non gli piaceva come giocava la squadra, e gli comunicò l’esonero senza nemmeno aspettare il suo ritorno.
Pure Mazzarri, sempre all’Inter, fu esonerato questa volta dopo un pareggio, un 2-2 con il Verona che segnò all’ultimissimo minuto.
Il ragionamento verte, secondo me, in una considerazione: non è una vittoria che cambia un’idea maturata da tempo, se penso che questo allenatore non vada più bene , lo cambio, indipendentemente dal risultato che ha appena conseguito la squadra.
Del resto pensate a Delio Rossi, alla fine del primo tempo a Carpi, perdeva 1-0 ed era virtualmente esonerato, poi la partita cambia, il Carpi rimane in 10, il Bologna vince la gara al 93′ e Rossi salva panchina e ritrova il sorriso dei dirigenti, che però, evidentemente , non erano convinti del tutto, infatti aspettano la sconfitta seguente con l’Inter, fra l’altro immeritata e ben giocata, per esonerarlo e chiamare Donadoni che si stava ” scaldando” da un po’, forse era meglio averlo fatto subito, non credete?
Allora vi chiedo chi è più coerente? Zamparini o Corvino?
Io sto con Zamparini, del quale ho criticato e continuerò a farlo i metodi e il poco garbo che usa quando parla dei suoi allenatori, ma al quale non si può certo rimproverare coerenza e coraggio, fra l’altro lui paga in prima persona .
Quando si arriva alla sosta del campionato per le partite internazionali, il rischio per gli allenatori in bilico diventa grande, troppo ghiotta per i presidenti l’occasione di avere 15 giorni di tempo per consegnare la squadra da plasmare al nuovo allenatore.
Succede quindi che anche il mitico Ferrero decida di cacciare Zenga, dopo una sconfitta lui, e di trovare una scusa banale: si recato all’estero senza il permesso della Società.
Balle.
Credo che anche in questo caso la voglia di cambiare esistesse già dopo l’eliminazione dei preliminari, poi rientrata per la bella partenza fatta in campionato, poi esisteva la diatriba Cassano, il presidente lo voleva in campo, Zenga gli ha fatto fare tanta panchina, ed ecco che la prima sconfitta casalinga, in verità anche netta, da l’occasione per cambiare.
In questo caso , a mio avviso, poca coerenza, poco coraggio e tempistica sbagliata.
A Verona invece va talmente male che decidono di confermare Mandorlini, i risultati, le sconfitte continue, non cambiano la stima e la fiducia nel tecnico di Ravenna, forse era il momento di farlo, ma, anche in questo caso , la coerenza dimostrata a me è piaciuta.
testo autoredatto di Vanni Puzzolo