In questi giorni, dopo la brillante qualificazione avvenuta con un turno di anticipo per gli europei di Francia, i media si sono scatenati chiedendo a gran voce il rinnovo del contratto di Conte, sollecitando il presidente Tavecchio affinché gli facesse firmare un nuovo contratto .
A me sembra tutto pleonastico e molto inutile fare discorsi del genere, come se il mondo del calcio non lo si conoscesse, e come se non fosse risaputo che gli umori e i pareri cambiano rapidamente.
Conte ha un contratto ricchissimo che scade nel 2016, ha fatto bene fino ad ora e sono sicuro, che continuerà a fare bene, ma sarà giudicato, come tutti i suoi predecessori, al termine degli europei, in base alla figura e al piazza mento che otterrà l’Italia.
Chiedere a gran voce il rinnovo ora a me sembra ipocrito, perché poi sarebbero gli stessi che ora chiedono il rinnovo, a chiedere il licenziamento e a rinfacciargli il ricco contratto strappato, nell’eventualità di una brutta figura degli azzurri nella competizione parigina.
Nel calcio la programmazione non esiste.
Contano i risultati, sono solo questi che determinano poi i giudizi, i rinnovi, le conferme e i licenziamenti.
L’allenatore della Nazionale, ricordiamocelo, è un selezionatore, non allena, non ne ha il tempo, certo prova a trasmettere le sue idee, ma Conte soprattutto cercherà di motivare i giocatori, proverà a creare un gruppo solido, coeso, che possa avere unità di intenti, attaccamento alla maglia e, se sostenuto da una buona condizione atletica, e dalla fortuna, è in grado di fare risultati.
In base a questi sarà giudicato, Lippi ha vinto, era considerato un demiurgo, poi tornò e fece la figura che tutti sappiamo, Zoff , Sacchi E Prandelli, hanno perso due finali e sono stati massacrati, Bearzot partì sbeffeggiato da tutti e finì ammirato da tutti. Vittorio Pozzo era un giornalista e vinse due mondiali.
Conte a mio avviso ha un grande merito: ha ridato dignità alla maglia, ora chi va in azzurro lo sente come un privilegio, un premio che va meritato, e con lui se non dai segnali di attaccamento, la convocazione non arriva.
Poi gli schemi lasciano il tempo che trovano, e anche le scelte spesso derivano da infortuni o da scadimenti di forma, o viceversa da esplosioni dell’ultimo minuto.
Io credo che, seppur nel campionato italiano giocano solo il 40% degli italiani, la scelta è sempre varia, importante è chiamare chi è umile, chi fa gruppo, chi ascolta e non chi si sente troppo bravo, in questo modo vincere è sempre difficile, ma abbastanza avanti arriviamo sempre.
Le urla con cui Conte festeggia i gol, anche meno importanti, sono quelle le tracce da seguire.
Poi se Conte alla fine degli europei lo vorranno tutti, allora vorrà dire che avremmo vinto, quindi facile che lui voglia andarsene perché sa che rimanere sarebbe ad alto rischio, e avrà tante pretendenti che lo vorranno, se invece farà male, Tavecchio non gli correrà dietro per fargli firmare il rinmovo, ci saranno altri che gli correranno dietro… questo è il calcio e chi chiede il rinnovo oggi fa solo demagogia.