Il Milan una volta aveva una deontologia integerrima e il comportarmento con agenti e calciatori era esemplare, non accadevano insomma pressioni e nessuno si sognava di fare giochetti non in linea con la lealtà delle regole a cui il club si attendeva scrupolosamente.
Braida, il ds, era attentissimo che ognuno facesse la propria parte, ognuno stesse al proprio posto, nel rispetto dei ruoli, insomma il contrario di quello che accadeva alla Juve con la Gea e Moggi, o con il Parma-Verona con Pastorello e figli.
Dispiace dover registrare, da vecchio addetto ai lavori e attento alle cose di calcio, che oggi, al Milan, ci sono in essere movimenti poco limpidi e non certo rispettosi delle altrui professioni.
Oggi il Corriere delle Sport, seppur con un trafiletto, racconta della pantomima che ha dovuto subire il manager di Bonaventura.
Giocondo Martorelli, questo il nome dell’agente che il Corriere non fa, e’ un collega serio, storico procuratore di Bergomi, che si è fatto tanti anni di gavetta e ha preso in procura Bonaventura quando era ragazzino all’Atalanta, lui lo ha portato al Milan, ma ha dovuto subire lo scippo dal grande sciacallo Raiola. Che, evidentemente ben posizionato fra le segrete stanze di via Aldo Rossi, ha promesso al giocatore che, nel caso avesse cambiato manager, l’agognato aumento promesso dal Milan e meritato sul campo e mai arrivato, sarebbe diventato realtà .
Cosi e’ stato, anche se Bonaventura si è precipitato a dire che e’ stata solo una sua scelta professionale e che Galliani non c’entrava nulla e che non vi era stata alcuna pressione.
In latino si direbbe excusazio non petita.
Accade pure che a Cesena, il ragazzino prodigio Sensi, in procura con Bruno Carpegiani cambi pure lui manager e si dice dopo una chiacchierata al telefono con Galliani, che gli era stato passato dal suo nuovo procuratore, tale Giuseppe Riso, ex cameriere del ristorante Giannino, covo milanista di Milano. Dove, si racconta Galliani sia stato socio prima che cambiasse gestione, tale Riso, si era visto diverse volte al tavolo con Galliani, ai tempi della trattativa con Tevez, in qualità di intermediario.
Negli ambienti del Cesena danno per scontato la cessione del gioiellino al Milan già a gennaio, seppur rimanendo al Cesena in prestito.
Ecco abbiamo due indizi, che, certo, non costituiscono nessuna prova, aspettiamo il terzo.
Spiace dover registrare questi movimenti antipatici e sospetti soprattutto da parte di una società, che, una volta, costituiva il massimo della correttezza.
A cura di Vanni Puzzolo