Sacchi ha acceso il dibattito: “Non basta vincere, serve giocare bene, essere portati allo spettacolo”. Che altro poteva dire, d’altra parte, uno che ha lavorato tantissimo con Berlusconi, da sempre assertore del ” bisogna essere padroni del campo e del gioco?”.
Agli antipodi invece la logica juventina, la famosa massima coniata dal suo storico presidente Boniperti ” vincere non è importante … È l’unica cosa che conta” . Alla faccia del compianto barone De Coubertin.
Come se ne esce? Gli amanti dello spettacolo sono convinti che solo con il gioco si arriva alla vittoria, i più pragmatici, quelli meno esteti , più pratici pensano che Machiavelli aveva ragione, il fine giustifica sempre i mezzi, e conta arrivare alla vittoria, la strada come ci si arriva non ha importanza. Per rimanere in serie A: provo a fare una classifica dei fantasiosi e dei pragmatici, con tante scuse per chi se la prende.
Reja e Colantuono, Mancini e Mihajlovic, ma pure Castori e Iachini e ora Novellino, mi sembrano fra i più pratici, le loro squadre non giocano un calcio spettacolare, che, attenzione , non vuol dire che non sia un calcio valido, è un calcio tutto sostanza.
Mancini gioca senza un play, Castori non crede al possesso palla, gli piace contenere, ripartire, verticalizzare, questo non gli ha impedito di stravincere un campionato serie B l’anno scorso, senza avere una super squadra e con il possesso palla inferiore a tutte.
Donadoni è un grande tattico, ama schierare le sue squadre a specchio dell’avversario, così come Allegri e Pioli, che definirei allenatori pratici.
Ventura ha un suo gioco, parte con un grande possesso-giro palla dei difensori, per poi verticalizzare, pure Montella ama il possesso palla e arrivare al gol con fraseggio.
Fra i cosiddetti fantasiosi-fantasisti metterei sicuramente Sarri, le sue squadre sono organizzate e tendono sempre a creare e non a distruggere, stesso discorso per Di Francesco, in realtà all’inizio troppo integralista, ora un po’ più mitigato, Sousa, pure lui sempre alla ricerca del gioco corto o fraseggio,
Del Neri faceva giocare meravigliosamente il suo primo Chievo, ora mi sembra più prudente, anche Stellone era partito con molta fantasia, ma la peggior difesa del campionato lo ha un po’ mitigato .
Giampaolo rimane inossidabile, lui crede solo nel suo gioco, perde o vince, ma non cambia, Gasperini ha dimostrato invece di adattarsi a diverse interpretazioni e coniuga bene lo spettacolo con il pragmatismo..
Zagnoli domenica ha rimproverato a Castori di fare un calcio speculativo e lui ha risposto con una grande verità: “Giocar bene e perdere sempre è la cosa più facile”.
L’Atletico Madrid di Sìmeone gioca male e fa giocare male gli avversari , però si basa su una difesa di ferro e colpisce in ripartenze, una volta avremmo detto contropiede.
Il miracolo Leicester targato Ranieri non è certo sinonimo di spettacolarità, pure loro giocano a non prendere gol e a ripartire, ma guidano sorprendentemente la Premier e ieri sera hanno collezionato la 18′ vittoria.
E quindi?
Non esiste un calcio, un modulo vincente, come non esiste un allenatore che fa sempre bene, o che fa sempre male, tutti fanno un percorso, e durante gli anni cercano di prendere il meglio dai loro giocatori e di trasmettere a loro volta il meglio di se stessi, a volte riescono, a volte no.
Tutte le vittorie hanno diritto di cittadinanza, comunque arrivino, nell’almanacco Panini viene scritto chi vince, non chi gioca meglio, lo spettacolo si fa a teatro, in campo bisogna superare l’avversario, e bisogna trovare il metodo giusto, il resto è filosofia.
Vanni Puzzolo