Il compianto Nardino Previdi, vecchio uomo di calcio, alla domanda “Chi prendi come allenatore?” usava rispondere: “Cerco uno che faccia meno danni possibili!”.
Frase che ama ripetere pure Allegri: “In campo vanno i giocatori, io cerco di fare meno danni possibili”, in realtà Allegri non solo non fa danni ma ha dimostrato capacità e razionalità vera, trovando una quadratura che non era semplicissima, e rispolverando il vecchio 3-5-2 di contiana memoria, ha ridato vigore ed energia ad una Juventus che inizialmente sembrava in grande difficoltà orfana dei suoi big che l’avevano lasciata.
Ora la Juventus è un meccanismo perfetto, con una condizione fisica e mentale ottimale e i suoi fuoriclasse Dybala-Pogba la stanno guidando con classe e maestria.
Cosa ha fatto Allegri? Le cose più semplici che si devono fare in questi casi, restituire certezze ai giocatori, impiegandoli con continuità, trovare un modulo di gioco confacente e cucirlo addosso come un bravo sarto, una volta che i giocatori conoscono los spartitos, il resto si, lo fa la qualità dei singoli.
Cosa sta facendo Mancini? L’esatto contrario.
Aveva avuto la bravura e la fortuna di partire bene, facendo risultati eccezionali, in un contesto dove aveva cambiato 10/11 dalla passata stagione, rimanendo in testa per quasi tutto il girone di andata.
Certo la mancanza di gioco faceva ipotizzare che non sarebbe stato facile proseguire su quell’indirizzo, ma nemmeno era scontata questo tipo di debacle.
Vincere, si è sempre detto, aiuta a vincere, rafforza l’autostima, genera entusiasmo nell’ambiente, porta tutto ad una lievitazione verso l’alto.
Seppur il ritorno imperioso della Juve, con la qualità dei suoi fuoriclasse, e la continuità del Napoli di Sarri, con il duo Insigne-Higuain, facevano prevedere che sarebbe stato difficile competere per il titolo, non era certo prevedibile un mese di gennaio così drammatico con 5 punti in 6 partite.
Mancini si è divertito a giocare con il fuoco e … si è bruciato, anzi ustionato.
Ha continuato a cambiare di continuo formazione : parliamo di 22 formazioni in 22 incontri: una pazzia, se si pensa che grandi infortuni non ne ha avuto.
Riteneva, forse, valida la formula matematica: cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Peccato che i calciatori siano uomini e non addendi, i quali vivono di certezze, più li rendi forti e più ti ricambiano, ma se tu, ogni domenica, ogni formazione smonti le loro certezze acquisite, difficilmente cavi il meglio da loro.
La cosa più grave è stata comunque in 22 giornate di campionato non aver trovato un modulo conforme e aver cercato di lavorarci sopra migliorando, una cosa elementare per qualsiasi tecnico .
Mancini si e’ divertito a cambiare sempre modulo, e giocatori, pensando, probabilmente che tenere tutti sulla corda avrebbe giovato, oppure, forse, ha pensato che non avendo fuoriclasse, chiunque fosse schierato avrebbe dato risposte adeguate.
La cosa, purtroppo per lui, si e’ rilevato una vera e propria Waterloo: il gioco delle coppie dei terzini da lui fatta e’ una cosa da ritiro del patentino: un esempio: dopo aver mai utilizzato Montoya ad un certo lo rispolvera e gli fa fare tre partite consecutive, poi lo rimette in naftalina fino alla cessione .
Percorso inverso per Santon, titolatissimo sempre per due mesi, poi riserva delle riserve, sulla lista dei partenti a gennaio, e poi titolare ieri sera nel derby, con la sua faccia spaurita e i disastri provocati .
Il centrocampo poi: passa da quello super muscolare, a quello invisibile di ieri sera, ma anche di altre gare, con il punto centrale del gioco sempre in mano agli avversari, con sempre la inferiorità numerica dove nascono le fortune di una squadra, e quattro attaccanti buttati lì davanti senza logica e razionalità.
Mancini dovrebbe capire che il calcio, seppur imprevedibile, spesso, è la cosa più semplice che esista, e che non serve stupire, serve logicità.
L’ultimo neo-laureato della nostra scuola tecnica di Coverciano, se gli fosse data la possibilità di gestire l’Inter: la prima cosa che farebbe, perché la più semplice ed elementare, sarebbe: cucire una schema di gioco confacente ai giocatori che allena, abbozzare una formazione base e insistere, dandogli fiducia, per sette/otto partite consecutive, sfruttando bene e meglio le qualità che i tanti giocatori a disposizione hanno.
Mancini ha fatto, sta facendo, l’esatto contrario e, sinceramente, non c’è un addetto ai lavori che lo capisce, non c’è un opinionista che condivide quello che sta combinando, anche se, chiamandosi “Mancio” gode di un credito infinito , e quasi mai le domande e le critiche sono feroci e taglienti, come ad esempio , quelle riservate al povero Mazzarri, che non ha certo privilegiato dei tanti giocatori che l’Inter ha, invece, messo a disposizione di Mancini.
Fra l’altro Mancini è pure il responsabile e l’ideatore del mercato, tutte viene fatto sotto la sua egida , e, ad esempio, l’ultima perla, quella di acquistare un altro attaccante e non un centrocampista e’ stata una sua scelta che, ovviamente, nessuno ha ben capito.
Si lamentava Mancini dei pochi gol fatti, e magari ha pensato che aggiungere attaccanti su attaccanti avrebbe aumentato il fatturato, come se il numero dei gol fosse proporzionale agli attaccanti schierati e non al gioco svolto: risultato ? È’ riuscito a sgretolare l’unica certezza che la squadra aveva: la solidità difensiva e la miglior difesa (ex) del campionato, quella che lo aveva portato a vincere otto volte 1-0.
Ultimo dato : anche il suo atteggiamento vittimistico con gli arbitri, non aiuta, oltre a non essere corretto:Mancini dice che non era capitato mai che la capolista in casa avesse avuto due rigori contro consecutivi al novantesimo: ma cosa dovevano fare gli arbitri, girarsi dall’altra parte? I rigori erano netti ed evidenti, e con il Carpi l’arbitro all’Inter non ha tolto nulla, anzi, e ieri sera si è fatto cacciare per un rigore reclamato che non c’era e poi gli è stato assegnato quello che c’era, ma il suo nervosismo e la sua verve polemica contro gli arbitri non aiuta, anzi innervosisce e crea alibi ai giocatori.
Discutibilissima anche la scelta di fare tirare il rigore ad Icardi che aveva il morale sotto i tacchi, per la cocente esclusione e le pubbliche critiche ricevute, e non a Eder, che, oltre ad essere un rigorista infallibile, aveva ben altro morale.
Mancini passa per un ottimo allenatore, sembra anche in pole position per la successione a Conte al club Italia, ma sinceramente a me sembra il maggior responsabile della paradossale situazione che l’Inter sta vivendo e rimango dell’idea che non,sempre un grande giocatore diventa così, per incanto, un ottimo allenatore, mentre capita spesso il contrario, come a Sarri ad esempio, che un onesto allenatore, passando dalla gavetta e con tanta umiltà riesca a portare una squadra ai vertici, e con un gioco che fa divertire, e non credo che sia solo un caso isolato.
a cura di Vanni Puzzolo