Questo articolo è uscito su Il Giornale, non in tutte le edizioni, poi sostituito dai servizi sulla partitissima fra Milan e Juve. A Reggio, ad esempio, c’era, per questioni di distribuzioni. Come sempre, è la versione integrale, prima della messa in pagina, effettuta da Elia Pagnoni e dai colleghi della redazione: Benny Casadei Lucchi, Riccardo Signori, Claudio De Carli, Marcello Di Dio da Roma; Davide Pisoni.
Vanni Zagnoli
Udinese-Napoli è sempre un po’ come fosse Zico contro Maradona, la suggestione resiste, a distanza di un terzo di secolo. Il settennato con Dieguito portò agli azzurri due scudetti e la Uefa, la coppa Italia e supercoppa, il biennio friulano del brasiliano neanche regalò la prima Europa, nonostante lo spettacolo.
La serie A alberga in Friuli a 20 stagioni di fila (per le provinciali del calcio italiano è il record assoluto), l’Europa è stata assaporata 13 volte ma un trofeo resta lontano: l’unica finale di coppa Italia persa un secolo fa con il Vado Ligure, mai i bianconeri sono stati veramente in lotta per lo scudetto, nell’èra Pozzo. A nordest non si può chiedere di più, per una città di appena centomila abitanti, cenerentola come popolazione assieme al Cesena, a parte le emergenti Chievo, Empoli, Sassuolo.
Di Natale a 37 anni insegue la doppia cifra, da un decennio è il miglior bomber del calcio italiano, continuità e classe uniche. Oggi, da napoletano, può aggravare la crisi di Benitez, risollevato parzialmente dalla rimonta sullo Sparta Praga. De Laurentiis non era mai partito tanto male, nel suo decennio di presidenza, la Champions è svanita e gli azzurri rischiano di uscire rapidamente dalla lotta per lo scudetto.
Il tecnico spagnolo fa un po’ come l’Udinese dello scorso decennio, entusiasma eppure piglia troppi gol. Fra i trequartisti il più produttivo resta il belga Mertens, meriterebbe di non essere discusso. Altro che Hamsik, da un anno sceso di rendimento, come un giocatore normale.
All’ombra del Vesuvio c’è da rimpiangere Mazzarri, più pragmatico e autore di un secondo e di un terzo posto meno distanziati, rispetto alla terza piazza conquistata da Rafa Benitez, dal 2001 comunque fra i tecnici più vincenti al mondo. In Italia fa sorridere per le guance rubizze, il sovrappeso figlio del finger food (“Amo i fritti, uova e patatine”) e l’abitudine di lasciare vari giorni di libertà alla squadra. E’ troppo buono e onesto, ricorda Ancelotti, da noi incendiano solo i duri: Conte e Mourinho, Lippi e Capello.
Sulla panchina udinese oggi c’è Andrea Stramaccioni, erede postumo di Benitez all’Inter. Dopo Leonardo e Ranieri toccò a lui l’insostenibile eredità di Mourinho. Il tecnico più giovane del campionato (38 anni) è partito battendo con sofferenza l’Empoli, a Torino domenica ha fallito il primo tempo e ieri ha tessuto le lodi dell’avversaria, secondo un copione abituale del nostro pallone. “Hanno una qualità incredibile. Chi ha visto Napoli-Chievo sa che, se avesse capitalizzato una delle tante occasioni, non staremmo commentando una sconfitta. Hanno preso due pali e sbagliato il rigore”.
All’Udinese manca Gabriel Silva, a sinistra, insiste con il 4-3-2-1, sacrificando Muriel per Thereau. In porta c’è Karnezis, titolare della Grecia al mondiale, e non Scuffet, che a 18 anni disse no all’Atletico Madrid ma ha perso il posto.
Il Napoli è senza l’uomo squadra Jorginho, sostituibile dall’iberico David Lopez anzichè da Gargano. Sulle fasce tornano Maggio e Zuniga, la fase difensiva di Benitez resta però problematica. Come in tutta la carriera, basta ricordare i 3 gol subitì dal Milan, nel primo tempo della finale di Champions 2005.