Oggi iniziano gli ottavi di finale dei mondiali di basket, è l’occasione per pubblicare la versione integrale dell’intervista a Gianmarco Pozzecco, uscita la scorsa settimana su Avvenire.
http://www.dailybasket.it/serie-a/pozzecco-non-sogniamo-lo-scudetto-ma-quasi-senza-pressioni/
Vanni Zagnoli
Gianmarco Pozzecco non lo fa apposta, è abituato a uno slang colorito e allora qui alcune espressioni sono edulcorate. A 42 anni debutta in serie A come allenatore, nella Varese che portò allo scudetto della stella, nel ’99: dieci anni fa trascinava gli azzurri all’argento olimpico e quella fu appena la 2^ presenza azzurra nelle ultime 7 edizioni.
Poz, ci sono i mondiali di basket e l’Italia non c’è…
“L’anno scorso è andata vicino alla qualificazione, adesso si è aggiudicata il girone su Russia e Svizzera, ottenendo il pass per gli Europei”.
Almeno saremo a Rio de Jainero 2016?
“Sarebbe fondamentale. Magari non avremo la costanza olimpica di una volta, perchè adesso il basket è praticato in ogni parte del mondo, ma sono convinto che il lavoro di Pianigiani pagherà. A patto, però, che gli italiani abbiano più spazio in campionato”.
Quali sono le sue favorite per il mundial spagnolo?
“Gli Stati Uniti prima di tutte, l’Argentina anche senza Ginobili e poi i padroni di casa, argento olimpico, ma allora c’era Scariolo in panchina”.
Sarà un campionato del mondo senza almeno altre due stelle infortunate: Parker (Francia) e Paul George (Usa).
“E’ l’Nba a condizionare le nazionali. Ha un predominio tale che leva linfa a questa manifestazione. Le finali, tantopiù al meglio delle 9 partite, sono più importanti della finalissima iridata. Alcune franchigie professionistiche precludono le convocazioni ad alcune stelle, non è eticamente giusto. Dovrebbero rischiare qualcosa, anche leggeri infortuni. Guai fisici seri sono rari e i rischi possibili vengono considerati una catastrofe”.
Lei sta dalla parte di Daniel Hackett, che aveva abbandonato il ritiro per problemi alla schiena, o del presidente Gianni Petrucci, che ne ha avallato la squalifica a 6 mesi?
“Schierarsi non è così giusto, neanche però voglio fare il doppiopesista. In nazionale ci sono bimbi meravigliosi: Poeta e Vitali, Gentile, Datome e gli altri. Alcuni sono proprio ragazzi, anche sul piano anagrafico. Mi è dispiaciuto il comunicato contro Hackett, non è detto che andasse rimproverato pubblicamente. So quanto ha fatto, eppure gli resto affezionato”.
Tantopiù che lei fu mandato via due volte, della nazionale…
“Già. Nel ’99 da Tanjevic, che a Parigi portò l’Italia al secondo successo agli Europei, e 4 anni più tardi da Charlie Recalcati, bronzo in Svezia. Fu l’ultima medaglia continentale per la nostra pallacanestro. Nella vicenda Hackett non esiste una verità assoluta, la nazionale è un bene per tutti, è utile che vinca anche per il movimento e lo stesso Hackett è sensibile”.
L’ambiziosa Venezia si affida proprio a Recalcati, 69 anni, nel basket da 52 stagioni, ininterrottamente, con anche il doppio incarico.
“E’ come avesse vissuto due vite cestistiche. Nei miei confronti è commovente, lo chiamo spesso per qualsiasi dubbio e con me è sincero. Ho vinto le uniche due cose vere con lui: lo scudetto di Varese e l’argento di Atene 2004”.
Milano si è aggiudicata appena due scudetti in 26 anni. Vincerà ancora?
“Spero di no, sarebbe bello se ogni anno il titolo cambiasse padrone. Se una volta toccasse alla Reyer Venezia oppure a Capo d’Orlando, 13mila abitanti e al ritorno in serie A. E’ un fenomeno unico nello sport europeo. Il patron Giorgio Armani merita abbondantemente i successi per quanto ha investito, l’alternanza però sarebbe molto più interessante”.
Varese, invece, che ambizioni ha?
“L’annata è stata negativa, dopo la precedente esaltante, con la stagione regolare dominata. Ripartiamo dall’entusiasmo, i tifosi si erano allontanati. La gente mi ferma persino al supermercato: “Da 10 anni non vado al PalaIgnis, ci torno perchè sei tu”. Ma non sperino di rivedere in panchina quanto facevo in campo, perchè lì sono non sono un funambolo. Non abbiamo un budget straordinario, però quei soldi li abbiamo usati bene. Non sogniamo lo scudetto ma quasi, senza pressioni”.
L’estone Cristian Kangur viene dagli scudetti con Siena e Milano. Cosa darà?
“Mi aspetto molto in termini di mentalità. Anche con i campioni giocava per vincere, non per le statistiche. I ragazzi mettano da parte la voglia di emergere individualmente. Peraltro abbiamo un altro vincente, il playmaker Dawan Robinson, che portò Reggio Emilia in serie A”.
A proposito della Grissin Bon, è Andrea Cinciarini il nuovo Pozzecco?
“Un suonato come me non verrebbe accettato dal nostro basket. Non è giusto paragonare, la pallacanestro oggi è di altissimo livello, servono consapevolezza e costanza quotidiane”.
Lei fa ancora il personaggio mediatico?
“Per il momento no. Ero stato a Radio 105 per 5 anni, con Fabiana, ogni weekend, anche sul calcio, con l’ex canoista Antonio Rossi. Poi avevo commentato il basket per La7, Sky e Sportitalia, ma non sono ero così portato”.
Chi è il Pozzecco dello sport italiano, oggi?
“Penso che Fognini, fidanzato con la mia amica Flavia Pennetta. Si vede sul campo il suo estro, spero non si offenda per l’accostamento, che continui a divertirsi ma vinca di più. E’ un selvatico e stravagante, con picchi di lucida follia. Mi piacerebbe essere accostato al rugbysta Castrogiovanni, un ragazzo d’oro, a dispetto della mole”.
E fra gli opinionisti?
“Adoro Boban, perchè tratta Conte e Balotelli allo stesso modo. La scorsa stagione a Sky gli spiegava che nessuno ce l’ha lui, nella critica era quasi affettuoso ma diretto. E’ molto intelligente e insegue la 2^ laurea, mi vanto di averlo conosciuto e gli mando messaggi. Non sapessimo che è stato calciatore, potremmo scambiarlo per uno scienziato o un tuttologo. Per esempio sostiene che uno sportivo andrebbe giudicato come un taxista, per il tragitto compiuto per portarci a destinazione, non importa cos’abbia fatto prima o dopo. Ai personaggi pubblici si chiede molto di più, invece andrebbero giudicati solo per quanto fanno in campo. E lì dico che Balotelli non ha ancora dimostrato quanto di cui è accreditato, insomma non è fenomeno”.
La scorsa stagione lei ha litigato con Franco Gramenzi, tecnico di Ferentino, a margine della conferenza stampa. Nei palazzetti è applaudito o fischiato?
“Nell’ex LegAdue ero molto incitato. Fra tante manifestazioni calienti, magari c’è anche qualcuno che mi manda a quel paese. Quest’anno sarà diverso, chissà come sarò accolto a Bologna, sponda Virtus, o a Cantù”.
Ma lei crescerà mai?
“Intanto sono fidanzato. Con una spagnola, Tanya, 27 anni, conosciuta a Formentera. Fa la cameriera per pagarsi gli studi, è di famiglia semplice, d’estate lavora e in inverno studia. Da un anno è a Valencia, a metà settembre arriva a Varese. Prima o poi dovrò pure sfornare la pagnotta, un Gianmarco junior. Andrea Meneghin, adesso mio dirigente, ha due bimbe e mi invita a imitarlo”.
Nel 2003, coach Repesa, ora ct della Croazia, congedò Pozzecco a un mese e mezzo dalla fine della stagione, la Fortitudo comunque vinse il suo secondo scudetto. Bologna tornerà più basket city?
“Non riesce a emergere dalla quarta serie, in questi anni è mancato il campanilismo con la Virtus, nelle ultime due stagioni fuori persino dai playoff. Questione di tempo, ma tornerà, perchè i 4mila spettatori del PalaAzzarita lo meritano. Con i proprietari Seragnoli e Cazzola la Dotta dominava la pallacanestro. Nel calcio è più difficile che torni allo scudetto, la vedo altalenante fra serie A e B”.
Il Sud vanta tre squadre sulle 16 di serie A: Capo d’Orlando, Avellino, vincitrice di una coppa Italia con Matteo Boniciolli, e Brindisi.
“L’economia si sviluppa al nord e questo si riflette abbastanza anche nello sport. I danè, cioè il denaro aiuta. Incide pure l’altezza media, in meridione è più bassa”.