Vanni Zagnoli
Bagnolo in Piano (Reggio Emilia)
Nella galleria degli allenatori parmigiani di serie A c’è stato anche Enrico Catuzzi, scomparso nel 2006, per un arresto cardiaco. Una ventina d’anni fa si affacciò con il Foggia e all’epoca era popolare, in quanto fra i primi teorizzatori della zona. Ora il figlio Niccolò, 29 anni, è viceallenatore alla Bagnolese, nell’Eccellenza emiliana.
“Vivo a Parma – racconta -, ma ero nato a Pescara, perché papà all’epoca allenava là, in serie B. Lasciai l’Abruzzo che ero piccolissimo, ho sempre abitato in città, dunque il mio cuore batte qui. Sono laureato in scienze motorie e da ragazzo giocavo, difensore”.
Quando cominciò ad allenare?
“A 20 anni, grazie a Marco Bertini, figura molto conosciuta nel calcio giovanile parmigiano: per 6 stagioni ero stato alla Psg Or.sa., una alla scuola calcio del Parma. Ho conseguito le qualifiche Uefa C e B, mentre a Coverciano sono diventato video analista tattico”.
E’ stato in questi corsi che ha conosciuto Simone Siligardi, il tecnico della Bagnolese.
“Mi ha chiesto di seguirlo, apprezzando l’idea di organizzazione di gioco, a livello difensivo. In rosa abbiamo un parmigiano, Cristiano Colla, ex centrocampista del Lentigione”.
Come vede il Parma 1913, nella categoria superiore?
“L’avventura in serie D non sarà facile, per la presenza di squadre decisamente strutturate, a partire da Porto Tolle e Pro Piacenza. L’obiettivo è vincere il campionato per tornare immediatamente nel professionismo, anch’io tifo per questo. Del resto ero al Tardini per l’ultima partita di serie A, con il Verona”.
Anche papà Enrico era stato calciatore, ma lasciò a 26 anni per un infortunio.
“Era cresciuto nell’Us Astra, del presidente e amico Ezio Ficarelli. Giocò nel Napoli, a Savona e a Perugia. Prima di diventare professionista, fu insegnante e allenatore all’istituto De La Salle, a Parma”.
In panchina iniziò nel ’75, dalle giovanili crociate. Tre anni più tardi affiancò Zeman come assistente di Veneranda, al Palermo.
“Fu invece a Bari che vinse la coppa Italia Primavera, battendo in finale il Milan di Evani e Icardi, così venne chiamato alla guida della prima squadra pugliese e sfiorò la promozione. Era considerato uno degli innovatori del calcio, fra i primissimi ad applicare il concetto di gioco a zona”.
Anche a Varese avvicinò la serie A, poi passò al Pescara e tornò al Bari. Quindi due parentesi meno fortunate, a Piacenza e al Mantova.
“Tornò a occuparsi dei giovani nel ’90, con la primavera della Lazio. Quindi le esperienze alla Vis Pesaro e al Leffe”.
Il debutto in A fu inatteso, al Foggia al posto di Zeman. Girone d’andata eccellente ma poi la retrocessione.
“Riprese alla Pistoiese, allenando Stefano Pioli, nel 1996. Quindi il Como, poi la stagione all’Acireale e nel 2000 la scelta di andare al Cska Sofia, in Bulgaria, quando all’estero andavano veramente in pochi”.
Anche i suoi nonni paterni sono parmigiani?
“Sì. Lanfranco era nato nel 1916 e faceva il calzolaio, oltreché il calciatore, mentre nonna Anna Boni, del ’18, era operaia. Crebbero i figli nella zona di via Isola. Zio Mino, invece, fu assessore allo sport, anche per questo gli venne intitolato un impianto di baseball”.
Mamma Silvana Marziali, classe 1954, è viterbese, di Acquapendente.
“E’ avvocato, ma non esercita più, è appassionatissima di teatro. Ha trasmesso la passione a mia sorella Martina, diplomata in recitazione”.
Lei ha 27 anni e lavora a Milano. Come il fratello Niccolò, è nata in una città dove allenava papà Enrico. A Bari, la squadra dove Catuzzi si era rivelato come padre della zona. E dove tuttora è ricordato con grande affetto
A cura di Giangabriele Perre