Certo il protagonismo sui media, sui social, l’applauso facile, la battuta, il consenso spesso legato a bellezza e imprudenza nelle dichiarazioni.
Dunque, Selvaggia Lucarelli, bravissima, ma non è il mio genere. Non amo il trash, gli eccessi, la battutona, la provocazione fine a se stessa, gli autoapplausi.
Regina è Regina Baresi, nome inconsueto, bella del calcio italiano, la vorrei intervistare, spero di avere occasione, ma ha detto una frase di troppo, volgare, contro Mancini, perchè il papà Beppe ha perso il posto all’Inter.
Sapete che vivi dico. Preferisco la mia Silvia. Normale, non cerca applausi, consensi, dietro le quinte, umile, serena. Non smania, affidabile. Affabile. Normale, come il suo nome, comune.
Non fatevi sedurre da Selvaggia, Regina e da altre nate per essere protagoniste. Stancano anche loro, sul lungo periodo, alla fine sono sempre gli stessi pezzi che girano. Mi riferisco a Selvaggia. Regina è diverso. Intendo, il filone è l’essere penna arguta, preferisco la banalità. La scrittura da cronista. Leggete pure Selvaggia e Andrea Scanzi. Li leggo anch’io, ma non esistono solo loro.
Preferisco lo sconcerto di Mario Sconcerti.
Il mio. Beh, suscita ilarità, è normale. Vanni è inconsueto, all’anagrafe, proprio. Va beh, non si può avere tutto, dalla vita. Il nome non lo scegliamo noi, forse neanche il destino.