Vittoria, un’amica carissima, ci racconta quella che è stata la sua vita col marito alcolista.
Dopo pochi mesi di matrimonio, il cambiamento del marito, rese palese che l’alcol era usato per annientare l’ansia ed il nervosismo, per eviscerare la malattia dalla sua mente. Come rapportarsi con i figli ed il lavoro? Destabilizzante era l’unico termine confacente a quella vita, tutta la famiglia era coinvolta da questo diabolico fenomeno alcolico. La vita sociale compromessa e quella dei figli limitata alle pareti domestiche. Le liti, la violenza, le accuse, il rivolgersi alle autorità, erano all’ordine del giorno e le colpe riversate, agli occhi della prole, sulla madre che oltre non poteva gestire. Il grido di aiuto alle rispettive famiglie veniva lanciato, rimanendo inascoltato, poiché l’alcolismo era da nascondere. L’alcolismo non viaggia mai da solo. Non sarà mai solo compulsione alcolica, ma legato a gioco, droghe, donne, prostituzione. Notevole fu il “calvario” di Vittoria nel portare questa grossa croce, ma lo fece con dignità. I medici , psicologi e psichiatri non riuscivano a penetrare la corazza del marito. Dopo anni di supplizio senza risultati tangibili o almeno accettabili nella loro sufficienza, decise di recidere quel cordone ombelicale assurdo e impenetrabile. L’alcolista vuole sempre controllare, gestire, mettere e tenere in condizioni di servilismo, esercitare potere decisionale, anche sotto l’aspetto economico ed affettivo, i familiari e se questi si allontanano, può diventare aggressivo, ma in questo caso, passata la sfuriata iniziale, ammise il problema della dipendenza. Raggiunse la sobrietà, ma la malattia, latente nella sua mente, non era certo scomparsa, i danni cerebrali, dopo l’abuso di alcol, avevano portato la situazione ad aggravarsi. Davanti alla società era un uomo educato, rispettoso a differenza del comportamento tra le mura familiari. Questa scissione della personalità era destabilizzante per tutta la famiglia. Trovatasi davanti al bivio Vittoria cercò di razionalizzare il tutto chiedendosi se continuare ad essere usata a vita o rispettare se stessa andandosene. Prevalse il rispetto per se stessa come priorità, accettando i rischi che potevano farla soccombere. Solo chi ha vissuto per anni con un alcolista sa che significa essere finalmente se stessi. La malattia dell’alcolismo è stata più forte dell’amore che nutriva per il marito. Questa donna ha scelto di vivere e ci dona questa testimonianza destinata ad aiutare e confortare chi vive a stretto contatto con un familiare dipendente da alcol o droghe. Si può rinascere a nuova vita, tornare a stimare la propria persona, avere fiducia in se stessi e soprattutto essere ancora in grado di amare la vita in tutte le sue sfaccettature.
Grazie Vittoria.
Paola Bonacini