di Vanni Zagnoli
Oggi Andrea Pugi avrebbe compiuto 61 anni. In via Mazzoli manca a tutti, era un personaggio. Riproponiamo il ricordo scritto qualche giorno dopo la sua morte.
In morte a un vicino di casa. Che da un anno non stava bene e noi non c’eravamo accorti. Nè io nè mia moglie. L’ultima volta, per la verità, qualche cosa avevamo intuito. Era diverso. E allora adesso capiamo tutto.
Qui in strada, al Migliolungo, si vedeva raramente, neanche all’assemblea di condominio c’era più. Casualità, pensavamo. Invece…
Andrea Guido Pugi non c’è più, stroncato da arresto cardiaco, venerdì notte. C’era l’ambulanza davanti al palazzo, ci siamo allontanati per non essere d’imbarazzo. Pensavamo a un intervento a un altro piano, ma poi la sirena restava lì, a lampeggiare. Riusciamo, volti tristi. Ma non avevamo capito chi fosse.
Esce un ragazzo, sarà il figlio della compagna, Rossana. “E’ successo qualcosa?”. “E’ andato”. Ma chi? Rientra a casa un altro condomino, lo interroghiamo. “Non ho idea”. Cerchiamo chi di capire a chi sia toccata. Magari un signore anziano, in quella scala. Poi al piano terra madre e figlia ci fanno capire chi era. E’ la mezza di un venerdì notte, arriva anche Federico, il figlio di Andrea Pugi. Dalla strada gli diciamo qualcosa, lui risponde con un cenno d’intesa. Viene da piangere.
I Pugi sono toscani, di origine, Federico giocava in Pallacanestro Reggiana, una serie di infortuni l’ha costretto a smettere, adesso fa l’elettrauto, storia straordinaria. “Andrea, ma quando mi fai intervistare tuo figlio?” “Mah, vediamo?”. “Andrea, dai, almeno la tua intervista, la chiedo a tutti”. “Mah, vediamo”.
Ma come, Andrea, tu che sei sempre stato allegro, mi rifiuti il video sulla tua vita? Ho già fermato tre vicini, ma poi anche Rossana, forse, senza inquadrarla, o non sono certo. Ma come, di solito eravate voi a strapparmi un sorriso, in giro con il cane. Ti neghi? Adesso capisco tutto.
Andrea era spesso in giro con la macchina aziendale, quella ora resta lì, davanti a casa.
Andrea era di Prato, brillante come molti toscani. Riccioli bianchi curati, longilineo, Andrea era il personaggio del condominio. Lo è stato per anni. L’ultima volta che l’abbiamo incrociato è stato a un alba, forse di mercoledì. “Come stai?”. “Discretamente”. Però lo ricordavamo diverso. “Non stava bene, da un anno”, veniamo a sapere dopo, da altri vicini. Siamo andati a vedere il suo facebook, è significativo, c’era la foto di un bimbo che combatteva la sua battaglia per la vita.
Poi ci siamo interrogati. Scriviamo o no? Gli farà piacere? E al figlio? E ad Emanuele, che non conosciamo? Suoniamo, nessuna risposta. Saranno all’obitorio. Andiamo a Coviolo ma è chiuso. Rientriamo in via Mazzoli e veniamo a sapere che era alla camera ardente dell’ospedale. Già chiuso, anche quello, altro viaggio a vuoto. Allora torniamo e suoniamo. Saliamo. Rossana apre la porta, con imbarazzo chiediamo se fa piacere se lo ricordiamo, se avvisiamo la stampa. “Federico stamattina ha preparato un necrologio”.
Su facebook non abbiamo l’amicizia, non legge il nostro messaggio. Va beh, azzardiamo, scriviamo. E lo ricordiamo in maniera emozionale. Avevamo una cattiva esperienza, due anni fa. Una vicina era malata, lo sapevamo, ma non al punto che decedesse, neanche l’abbiamo salutata bene. I familiari ci hanno chiesto di non scrivere una riga, nulla. Nulla di nulla.
Chissà se ad Andrea farà piacere. O al figlio Federico, che giocò in A2 con Reggio, poi a Imola, era un bel talento. Federico si sta per sposare. “Andrea – racconta una vicina – stava bene, si era ripreso, aveva comprato il vestito per il matrimonio”. Non ha fatto in tempo a usarlo.
In queste ore fra via Mazzoli e l’obitorio ci sono volti tristi, atterriti.
Andrea Guido Pugi aveva 60 anni. Era qui, in condominio, al Migliolungo, quasi dalla prima ora. Forse non vent’anni, dalla costruzione dell’Unieco, ma quasi. Testimoniano le foto in sala giochi.
Andrea era il personaggio del condominio, un personaggio. Andrea mancherà a tutti.
Il suo facebook è zeppo di ricordi, c’è una bella foto postata forse da un ex compagna di classe. Andrea si distingue per gli occhiali a specchio e i riccioli. Era naturalmente il più alto. E anche il più bello del condominio, via. Con quegli occhi azzurri. Andrea, non riesco a chiudere il pezzo, la commozione prende il sopravvento. Dai, Andrea, non so se avrò il coraggio di guardare i tuoi familiari. Mi vergogno, mentre scrivo.
Ah, sì, ricordo quella sera a cena, l’unica cena di condominio, saranno passati 15 anni. C’eri. Non so che dirti. Chiedo scusa a Federico, via, in particolare. Mi ha sempre affascinato vivere nel condominio della famiglia di un cestista professionista. Federico ha 32 anni, è cresciuto nella Reggiana, poi al Castelnovo, il ritorno in Reggiana dal 2005 all’08, con 137 punti. Il prestito a Imola, il ritorno, il passaggio a Brindisi. L’ultima stagione è stata a Rieti, nel 2011-12. A 16 anni era nell’under 16.
Andrea lo seguiva: “Vado a vedere mio figlio”, disse una volta per la scala o in giardino del condominio.
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