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Si sono tenuti ieri nella chiesa di San Pio X decimo i funerali di Paolo Borea, dirigente calcistico che si è sempre contraddistinto per la sua educazione e la sua capacità in un mondo del calcio lontano anni luce da quello odierno. Erano presenti tantissime persone che hanno avuto il piacere di conoscere Borea nel corso della sua carriera, che lo ha visto lavorare e ottenere grandi risultati a Modena e a Genova, sponda Sampdoria, in particolare. Proprio con i blucerchiati il direttore conquistò uno scudetto storico nella stagione 1990/91 e ieri, ad omaggiare uno degli artefici di quell’impresa, c’erano diversi giocatori di quella Sampdoria: “Borea è stato come un padre per me – commenta Roberto Mancini – gli devo moltissimo sia livello calcistico che a livello umano. Nel calcio odierno persone come lui mancano davvero tanto”. Parole diverse, ma stessi concetti, per Marco Lanna: “Mi ha cresciuto fin dal settore giovanile e la fiducia che mi ha dato da subito penso di averla ripagata almeno in parte. Il presidente Mantovani ha sempre avuto occhio nello scegliere le persone ideali all’ambiente che aveva creato e il direttore e Boskov ne erano l’esempio. A tutti e tre devo tanto e se sono diventato un calciatore e un uomo lo devo anche a loro”. Gianluca Pagliuca ha voluto raccontare due aneddoti sul rapporto che c’era tra lui e Borea: “Il mio primo contratto con la Samp lo andai a firmare in spiaggia da lui a Milano Marittima e appena mi vide mi disse che dovevo mettermi a dieta – racconta l’ex numero 1 – in effetti a quei tempi ero un po’ robusto. Mi ricordo che quando passai all’Inter piangemmo tutti e due. Sono sempre rimasto in contatto con lui e non lo dimenticherò mai”. Per Luca Pellegrini persone come Paolo Borea non si trovano più in questo sport: “Mi ricordo di un uomo con uno stile unico, che era anche il marchio di fabbrica di quella Samp. E’ stato uno degli artefici di quell’epoca ineguagliabile e rappresentatava quel calcio romantico che non esiste più”. Per il Modena erano presenti il segretario generale Franco Iacopino, Mauro Melotti e Valeio Valpreda, mentre la delegazione blucerchiata era composta da Enrico Chiesa e Claudio Bellucci, due che hanno calcato anche il manto del Braglia con la casacca gialloblu nel corso della loro carriera: “E’ stato il mio primo direttore sportivo – commenta Chiesa – ma è stato soprattutto un prezioso consigliere. Mi ha aiutato molto e di questo gliene sarò grato per sempre”. Claudio Bellucci arrivò in blucechiato a 13 anni e fu una delle tante intuizioni di Borea: “Venivo dalla Lodigiani – spiega – e durante un provino mi chiese di battere una punizione segnando sul palo del portiere; se ce la facevo mi avrebbe portato alla Samp. Caso vuole che riuscì segnare e lui mi disse che anche se sbagliavo sarebbe stato uguale, visto che mi aveva già comprato la settimana prima”.Erano presenti anche Gianluca Vialli, Moreno Mannini, Fabrizio Ferron e Fausto Pari, ma nella chiesa di San Pio X c’era veramente un microcosmo calcistico di un’epoca ormai andata, che si è ritrovato per il giusto omaggio ad uno dei protagonisti di un calcio che, purtroppo, non esiste più.