Parma
Mai visto un fallimento che renda tutti felici. Nemmeno i dirigenti sopravvissuti nel Parma, ovvero il sindaco revisore Riccobene e il direttore finanziario Preti, si sono opposti al procedimento, perchè ottengono l’esercizio provvisorio voluto. Agevolato dalla lettera del presidente Giampietro Manenti, che dal carcere di San Vittore rinuncia a presenziare all’udienza. Lampo, di appena 10’.
La procedura fallimentare era stata aperta da 5 fra i tanti creditori. Primo a muoversi fu un procuratore, il 72enne Bruno Carpeggiani, seguito dall’ex ds Imborgia, che l’ad dimissionario Leonardi aveva voluto al suo fianco: “Salvo poi impedirmi persino di entrare in spogliatoio e allora a fine 2013 me ne sono andato”. Ora aspetta 360mila euro, chissà quanto gli arriverà, considerato che il debito complessivo è di 218 milioni. La cifra è nella sentenza depositata ieri pomeriggio dal giudice Pietro Rogato, che in base ai dati presentati dalla guardia di finanza parla di “stato di insolvenza conclamato e irreversibile”. Il patrimonio netto negativo è di 46 milioni, mentre secondo le fiamme gialle il debito sportivo è di 74 milioni, compresi 63 milioni nei confronti dei calciatori. E’ per questo che nel comitato creditori sono state inserite due società di servizi e Alessandro Lucarelli. “Ma cosa vuol dire?”, chiede il capitano ai giornalisti, a metà della partitella di Collecchio, contro il Fidenza.
Significa che lui stesso vigilerà sull’erogazione dei crediti, da ieri nelle mani dei curatori fallimentari, ovvero di due commercialisti parmigiani, Angelo Anedda e Alberto Guiotto. Quest’ultimo si era occupato della branca Lactalis, nel fallimento Parmalat. Insomma è già esperto di dissesti finanziari ducali. “Ma in questo caso – spiegano Marco Preti e Osvaldo Riccobene – ci sarebbe lavoro per molte più persone”. Guiotto si è presentato a Collecchio già al pomeriggio, all’uscita promette: “Faremo di tutto per giocare con il Torino e anche per vincere”.
Significa che lui stesso vigilerà sull’erogazione dei crediti, da ieri nelle mani dei curatori fallimentari, ovvero di due commercialisti parmigiani, Angelo Anedda e Alberto Guiotto. Quest’ultimo si era occupato della branca Lactalis, nel fallimento Parmalat. Insomma è già esperto di dissesti finanziari ducali. “Ma in questo caso – spiegano Marco Preti e Osvaldo Riccobene – ci sarebbe lavoro per molte più persone”. Guiotto si è presentato a Collecchio già al pomeriggio, all’uscita promette: “Faremo di tutto per giocare con il Torino e anche per vincere”.
Già, perchè domenica sera ci sarebbe la partita, ma la squadra ha ancora dei dubbi, confermati dal portiere Antonio Mirante nel tardo pomeriggio: “Sinora abbiamo fatto da cavia, sul giocare non ci sono certezze, nonostante l’accordo raggiunto con l’Aic due settimane fa. Prima parliamo con i curatori”. Leveranno loro le ultime perplessità dallo spogliatoio (Riccobene parla di “positività ritrovata, dopo mesi”), per evitare un terzo rinvio che il presidente federale Tavecchio non vuole più concedere. Infatti già pensa al consiglio federale di giovedì 26. “Lì – spiega – voteremo garanzie migliori per rafforzare il sistema, intanto abbiamo le basi per l’auspicabile salvataggio della società, grazie all’intervento economico della Lega e alla disponibilità mostrata dai giocatori”. Di quei 5 milioni “dal fondo multe” si legge persino nella sentenza. Bastano per accompagnare il Parma in B, ma poi sarà serie D, perchè non sono ritenuti credibili l’affarista milanese Proto e l’ex presidente del Frosinone Scaccia.
Vanni Zagnoli