In tre anni e mezzo, la stella Federico Di Francesco si è illuminata. Tanto è passato dall’esordio al Pescara, in A, nel girone di ritorno della retrocessione, mentre il papà Eusebio era lanciato verso la promozione del Sassuolo. Poi il passaggio formale al Parma, fra le centinaia di giocatori controllati dall’ad Leonardi, la parentesi al Gubbio, il ritorno a Pescara. Due anni fa, Federico segnò i primi gol da professionista, 5 nella Cremonese, in Lega Pro. “Giampaolo – raccontava – mi impiegò anche al centro, è un bene saper muoversi non solo sulle fasce”.
Il ritorno in B a Lanciano è stato da primattore, con 8 reti, nonostante la retrocessione ai playout. Velocità, potenza e tiro, da sinistra a rientrare sul destro, così Donadoni l’ha fatto prendere, al Bologna.
Nell’ultima settimana la consacrazione, con il debutto nell’under 21. A Vicenza subentra e combina più da solo del resto degli azzurrini, entrando nel rigore del pari. A La Spezia, martedì, segna sui cross dell’atalantino Conti: incrocia sul secondo palo, tacco in girata sul primo. D’accordo, c’era Andorra di fronte, però il ragazzo ha le stimmate del campione.
“Dedico la doppietta alla mia famiglia – racconta -, a chi mi è stato vicino e pure a quanti non hanno creduto in me. Riscatto dopo anni in cui magari non ho fatto bene, sono serviti per crescere. Essere in nazionale è un orgoglio e uno stimolo, il sogno di quando ero bambino”.
In fondo l’esplosione è stata ritardata di appena una stagione, fu solo nel 2013-14 che non ebbe lo spazio preteso, ma neanche aveva 20 anni. A 22, gioca a 70 chilometri da papà Eusebio, che racconta: “Mi verrà a rompere le scatole più del solito…. Sono contento perchè ha trovato il posto e la società giusta, a Bologna mi auguro possa far bene”.
E’ contento anche il nonno Arnaldo, tifoso petroniano. “Farà il tifo per lui, non per me. Ma quasi tutti, nella nostra famiglia, sono per Federico: anche mia moglie Sandra”.
Nata in Belgio ma abruzzese, con l’hobby della pittura. Ha un altro figlio calciatore, Mattia, 18 anni, centrocampista in Eccellenza, nella Folgore Sambuceto.
Donadoni affiancherà Federico a Destro, nel suo 4-3-3, affidandogli l’eredità di Giaccherini. “Non è una punta centrale – sottolinea il papà -, fa l’esterno. Deve essere bravo a ritagliarsi uno spazio. Viene dalla serie B, se lo deve guadagnare con gli allenamenti, perchè niente arriva per caso”.
Un caso fu che Di Francesco junior fosse nato a Pisa, perchè nel ’94 il padre militava nella Lucchese, in B. Papà e figlio si troveranno di fronte domenica 23 ottobre, alle 18, quando al Dall’Ara arriverà il Sassuolo. Anche il padre era esterno, ma di centrocampo e arrivò in nazionale, con 13 partite e un gol. Federico magari entrerà in concorrenza con Berardi, per un posto in Russia 2018. In serie A, i Di Francesco sono unici: padre allenatore e figlio giocatore. Federico alla presentazione a Casteldebole fu chiaro: “Per me il papà è un orgoglio e un esempio da emulare. Ma quando arrivai a Pescara qualcuno pensava fossi raccomandato…”. Adesso non più.
Vanni Zagnoli