Un argento per rendere dignitosa la spedizione azzurra, che per il resto vanta un quarto posto (la staffetta 4×400 femminile), due sesti, 3 settimi posti e un ottavo. Pochino, insomma, dagli Europei indoor di Belgrado. Il dt Elio Locatelli sperava in due medaglie, ma ne sognava 4, deve dunque accontentarsi della seconda piazza di Fabrizio Donato, a 40 anni e mezzo, miracolo di longevità e determinazione.
La finale del triplo è parecchio equilibrata, l’eterno ragazzo di Latina, residente a Roma, salta solo 3 volte, per evitare infortuni. Al secondo tentativo vola a 17,13, l’oro è 7 centimetri oltre, del portoghese Nelson Evora, oro olimpico a Pechino. Il bronzo va a Max Hess, 17,12, quindi a un centimetro da Donato ma il potenziale attuale del tedesco è molto superiore, considerato il 17,52 che aveva saltato in qualificazione.
Ad alti livelli, Donato è l’unico ad essere anche allenatore. Di Andrew Howe, che ha mancato l’ingresso in finale per due centimetri, nel lungo. “Ho mostrato soprattutto a me stesso – racconta – che si può sdoppiarsi. Allenarmi con lui semplifica il lavoro, la medaglia è per metà anche sua, perchè mi dà una spinta eccezionale”.
Fabrizio apre con il 15,74 come fosse il riscaldamento, piazza la misura argentea, rinuncia a tre salti e chiude con 16,43. Era alla prima gara della stagione e con questo argento diventa l’azzurro più titolato di ogni tempo, considerato il bronzo olimpico di Londra 2012, l’oro europeo all’aperto di Helsinki, sempre 5 anni fa, il titolo al coperto di Torino 2009 e l’argento di Parigi 2011. Giuseppe Gentile, romano oggi 73enne, migliorò per due volte il record del mondo, nel ’68, alle olimpiadi di Città del Messico, ma fu terzo e non vanta altri podi nelle grandi manifestazioni. “Prima della gara – spiega Donato, coetaneo e ammiratore di Totti — ho avvertito un fastidio al bicipite femorale destro, mi ha condizionato la corsa, temevo di farmi male, ho saltato al 70%”.
Il muscolo pulsa, Fabrizio compensa mulinando i piedi. “E l’ultimo balzo è stato per tentare di vincere, ho solo messo foga, in pedana”.
Gareggia per le Fiamme Gialle e la sua medaglia è davvero fiammeggiante, la 92^ per l’Italia nella storia continentale al coperto. Il capitano continua, almeno sino al mondiali di Londra. “Mi diverto sempre. Dopo 21 stagioni Roberto Pericoli, sperimento nuove metodologie di allenamento, in collaborazione con 3-4 specialisti e con mia moglie”.
Patrizia Spuri, 44enne che gli ha dato due figlie: Greta, 11 anni, e Viola, 2. Lei è andata per due volte a medaglia, agli Europei indoor, con la staffetta. Quella stessa 4×400 che in Serbia finisce quarta in 3’32”87, con Lucia Pasquale e Maria Enrica Spacca (ultime), Maria Benedicta Chigbolu (5^ ma staccata) e Ayomide Folorunso, la migliore. Rimonta, sino a 77 centesimi dall’Ucraina, senza tuttavia essere mai in corsa per il podio.
I sesti posti sono di Marouan Razine (marocchino di Torino) sui 3000, squalificato per invasione di corsia e poi riammesso, e di Silvano Chesani nell’alto, con 2,27. Quella misura dà il bronzo al bielorusso Seliverstau, il trentino è zavorrato dall’errore commesso a 2,23 e dal tentativo fallito a 2,27: due anni fa era stato argento. Sempre nei 3000, i settimi posti di Yeman Crippa e della veneta Giulia Viola, con il personale di 8’56”19. Di famiglia etiope, Crippa aveva levato dopo 35 anni il record nazionale al mitico Venanzio Ortis, ma sui 5mila indoor. Sui 60, escono in semifinale Gloria Hooper (10^, 7”34) e Anna Bongiorni (19^, 7”43). Nell’eptathlon, Simone Cairoli è 13°.
Il medagliere è dominato dalla Polonia con 7 ori, un argento e 4 bronzi, segue la Gran Bretagna con 5 ori. L’Italia è 18^, dietro anche all’Albania, oro nel lungo. In cui Randazzo è stato appena 7° e Jacobs e Howe hanno mancato la finale. Solo 4 volte, ma negli anni ’70, l’Italia aveva chiuso senza podi. Donato non basta a salvare una nazionale giovane eppure da 5,5.
Vanni Zagnoli