“Forza Spal, forza Spal, forza Spal”. Urlano così al vecchio stadio Paolo Mazza, dedicato al presidente mito, di mezzo secolo e passa fa, quando Ferrara veniva dietro solo al Bologna, in Emilia, e con quella maglia biancazzurra a strisce verticali era unica. L’impianto non è da serie A, con soli 8500 posti, va sistemato, salirà a 12mila, per coltivare l’utopia del doppio salto, centrato già da Novara e Cesena. La Spal era fallita due volte, nell’ultimo quarto di secolo, ha dovuto ricomprarsi almeno la C2 dalla Giacomense, si assesta come terza forza regionale e punta alla promozione diretta: di certo è più solida del Verona, ha pochi solisti e un collettivo invidiabile, sconfitto appena 5 volte in 30 partite.
E’ la semplicità di Leonardo Semplici, pragmatico, controllato eppure spettacolare, perchè il risultato spesso inganna e quindi a inizio stagione gli spallini dominavano ma pareggiavano e adesso sono più sparagnini vincono. Fiorentino, è stato difensore in Toscana, anche di Sorso e Cecina, calcio invisibile, da allenatore solo in regione (Sangimignano e Figline, Arezzo e Pisa: Lega Pro, alla Sarri), sino alla primavera della Fiorentina e adesso meriterebbe di tornare come erede di Paulo Sousa. Semplici si presenta in tv compassato, affatto sornione, nessuna piacioneria, può riportare la serie A dopo mezzo secolo, l’ultima salvezza fu il 12° posto del ’66-’67.
La storia è di prim’ordine, con 16 presenze fra gli anni ’50 e ’60, era l’Udinese dell’epoca, guerreggiava con l’Atalanta come regina di una provincia sanissima e anche ricca. Qui crebbero Edoardo Reja e Fabio Capello, il capitano era l’argentino Oscar Massei, che da allenatore ha giocato proprio nelle giovanili estensi, nel ’94. La Spal era calcio bello e spensierato, proprio come la ragione sociale, polisportiva Ars et Labor, di una terra molto laboriosa. Altri beniamini furono i difensori Gianfranco Bozzao, veneziano, e Luigi Pasetti, ferrarese di Francolino, passato alla Juve. Il punto più basso, viceversa, è datato 2012-13, serie D, e allora in un lustro c’è lo spazio per affiancare il Bologna e il ricchissimo Sassuolo.
“La nuova proprietà faticava – spiega Simone Colombarini, 46 anni, presidente di Vetrosina spa, proprietaria del 90% di Spal -, la mia famiglia e il presidente Walter Mattioli, che oggi ha il restante 10% di azioni, era al vertice della squadra di Masi San Giacomo, 700 abitanti verso est e il mare: a quel punto abbiamo trasferito la Giacomense a Ferrara, acquistando il marchio”.
Non c’è gente da Europa, in rosa, giusto Floccari, che la giocò con la Lazio, ma l’obiettivo sul lungo periodo è proprio imitare i rossoblù del capoluogo, assenti dal 2002, e i neroverdi del distretto ceramico, usciti dalla fase a gironi. E’ la base tosta, con Mariano Arini e capitan Nicholas Giani, Eros Schiavon e il barbuto Luca Mora, miglior mancino della categoria. Davanti c’è Mirco Antenucci, rimotivato dall’Inghilterra. Dietro Kevin Bonifazi, convocato a sorpresa da Ventura per lo stage azzurro e fidanzato con miss Italia 2015, Alice Sabatini. “E dalla Giacomense – sottolinea Simone, figlio di Francesco Colombarini, 75 anni numero uno nazionale del vetroresina – è con Manuel Lazzari, ala destra formidabile”.
In porta balza il friulano Alex Meret, quarto per Euro 16, con Conte. Quando in under 21 o è infortunato tocca a Gabriele Marchegiani, figlio dell’ex laziale e all’inizio a Branduani. La Spal è proprio la squadra dei parenti d’arte. “Daniele Gasparetto, centrale difensivo è fratello minore di Mirco, ex attaccante gira Italia. A gennaio, invece, sono stati ceduti Andrea Beghetto, figlio, nipote e cugino d’arte, Alberto Picchi, pronipote del mito interista”.
Gli abbonati sono 4500, il seguito è buono anche in trasferta, a Cittadella lo stadio Tombolato era più biancoceleste che granata. Il ds Vagnati ha rifiutato l’offerta del Parma, teoricamente molto più ricco, con Barilla e gli altri 6 imprenditori, per completare l’opera.
Nel basket, la terra degli Este ha vissuto un 10° posto in serie A, nel 2009, salvo cedere i diritti di LegAdue alla Fortitudo Bologna, due anni più tardi. Il volley visse 7 stagioni di fila in A1, dal ’98 ma poi finì addirittura in D, il calcio può imitare il Carpi, nella rapidità dell’ascesa. Ecco, Semplici è un po’ come Castori, come personaggio, ma il suo calcio è decisamente più convincente. Come i numeri di Vetroresina: 50 milioni di fatturato, due stabilimenti in Italia con 130 dipendenti, uno in Brasile e uno negli Usa, con altri 40 operai. Quest’anno di Spal costa appena 7 milioni, il più pagato guadagna 200mila euro netti. “Siamo fra i più risparmiosi”, sorride Colombarini junior.
Vanni Zagnoli