Il Messaggero, basket. Italia-Serbia 67-83. L’Europeo si chiude male, Messina non ha fatto il Messina. I 25 rimbalzi in meno sono da squadra muliebre… Abass e Cinciarini ai margini. A 5′ dalla fine il -8 fa sperare in un finale in volata. Utopia. Difesa faticosa, attacco a sparakkazia, avrebbe detto Aldo Giordani

Il blocco di Biligha (twitter italbasket)

Più di così non si può fare, la Serbia è tanto più forte e magari vincerà l’Europeo. Il punto è che l’Ettore Messina bis non è migliore di Simone Pianigiani. Non qualificato all’olimpiade (6° flop nelle ultime 8 edizioni), nè in semifinale europea. L’Italia lotta, dà molto, neanche con Danilo Gallinari se la sarebbe forse giocata in volata, così è da 5,5. Perde e alla fine di brutto, 16 punti, come da copione. Dal 2004, argento di Atene, non arriva al podio internazionale. Messina si becca un tecnico, rischia persino l’espulsione, al 28’, prova a fare il Dan Peterson, per rovesciare l’inerzia della partita. Il successivo layup di Belinelli varrebbe il -7, è punito da Macvan. Gli azzurri sono indomiti, avevano vissuto bei momenti da Gigi Datome e dal camerunese Biligha, dall’americano Burns e persino con il rimbalzante Filloy: multietnici sempre. Aradori è più abbronzato che 5° potenziale italiano da Nba, servirebbero persino la follia di Alessandro Gentile e le triple di Amedeo Della Valle, ultimo tagliato.
Sì, l’Italia di Messina ha emozionato, un anno dopo la delusione con la Croazia di Torino, tiene lì la Serbia. Cusin contiene il 2,23 Marjanovic, Bogdanovic dilaga negli ultimi 5’. Il presidente federale Petrucci voleva levare Sasha Djordjevic dalla panchina rossa, ripiega su Meo Sacchetti, che anzi è più bravo dell’ex regista serbo. Quest’Italia neanche è fortunata, la tripla di Datome esce, le bombe proprio non entrano, nessuna sugli 8 dardi scoccati del terzo quarto. Gli uomini dell’est sono più fisici, nel secondo parziale avevano trivellato dalla lunga. Sono gli eredi più diretti della Jugoslavia degli 8 ori europei e dai 5 mondiali, più il titolo olimpico di Mosca ’80, proprio sull’Italia. Hanno classe e concentrazione, estro e difesa. Si resta lì, oltre la doppia cifra di margine. “Poco da fare, limonata e zanzare”, viene in mente un vecchio brano di Ivano Fossati. A Istanbul fa caldo, l’Italia è stroncata da piroette e collettivo, da tripiciti e bicipiti affioranti. Melli è leonino, la barba lo rende tremendista, quasi slavo. Servirebbe la propulsione di Hackett, trecciolino assente. Datome concede un rimbalzo, le palle vaganti sono serbe. Prendete Macvan, in Eurolega con Milano è ultimo, in nazionale va a podio. Belinelli a 30 anni speriamo non chiuda con l’azzurro, perchè autografa Europei da 7. Sul 59-67, il ciuf frontale di Bogdanovic leva sale. La Serbia sembra la Germania del calcio, la Russia e il Brasile del volley. La differenza offensiva è sintetizzata da quasi il doppio di liberi scoccati dai plavi, scriveva una volta Superbasket. Di super c’è solo il distacco: anche 17 punti. E una caterva di rimbalzi sfuggiti. Da record negativo.
Vanni Zagnoli
Italia-Serbia 67-83
Italia: Hackett 5, Belinelli 18, Datome 15, Melli 7, Cusin 2; Aradori 4, Filloy 3, Biligha 4, Baldi Rossi 1, Burns 9, Abass; ne Cinciarini. Ct Messina.
Serbia: Bogdanovic 22, Lucic 11, Bircevic 2, Jovic 12, Kuzmic 13; Macvan 13, Milosavljevic 10, Stimac, Micic 2, Guduric, Marjanovic 10; ne Lazic. Ct Djordjevic.
Note: parziali: 17-18, 33-44, 48-59. Rimbalzi: Italia 19 (8 offensivi), Serbia 44 (17). Assist: 12-20. Stoppate: 1-4.
Quarti: Grecia-Russia 69-74 (26 Shved, 25 il greco Calathes); Germania-Spagna 72-84, Slovenia-Lettonia 103-97. Semifinali, alle 20,30, Skysport1: oggi, Spagna-Slovenia, domani Russia-Serbia.

 

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