Peccato fosse solo la seconda partita di qualificazione ai mondiali, anzichè la finale del torneo preolimpico, persa al supplementare a Torino, un anno e mezzo fa. L’Italia vince in Croazia per 80-64, contro la più accreditata del girone, ancora a zero punti. A due ci sono Romania e Olanda, ieri il 75-68 della nazionale di Markovski sugli arancioni.
Nei Paesi Bassi, i croati avevano segnato il primo punto dopo 5’, stavolta in quegli stessi minuti sono già sul 16-4, perchè gli azzurri impattano male in difesa e sbagliano tanto in attacco. Lì viene in mente il -46 del ’92, in Spagna, qualificazione olimpica, fortuna che c’è Alessandro Gentile, l’unico a segnare, nei 10 punti iniziali. Esce Crosariol, debutterà poi Brian Sacchetti, il figlio del coach Meo: 20 anni dopo Cesare e Paolo Maldini, nell’Italia del calcio, abbiamo padre e figlio in una nazionale di vertice, qui la storia è diversa perchè Brian ha 31 anni e non la stessa classe dell’ex terzino sinistro, al di là dell’abilità da tre punti; è un operaio del parquet, convince in difesa. E’ stato allenato dal papà per 5 anni a Sassari e in due a Castelletto Ticino, entrambe le volte il coach se lo portò alla seconda annata, ora l’ha chiamato subito, complici le assenze per Nba ed Eurolega. Con Hackett e Belinelli, Gallinari, Datome e Melli, l’Italia sarebbe completamente diversa, torneranno magari per i mondiali. Ammesso che l’Italia si qualifichi, dopo due assenze, perchè il passaggio al secondo girone è già ipotecato ma il difficile sarà nel 2018.
Gli azzurri rientrano con pazienza, dal 31-16. Della Valle azzecca un canestro da 4 punti, ovvero tripla più fallo, apre il contropiede per Biligha, poi Abass mette il tre punti del 32-35. E’ la panchina a svoltare il match, sopportando l’impatto soft di capitan Aradori (12, tutti nel secondo tempo). Certi attacchi sono farraginosi (21 palleggi di Filloy in un’azione), sfuggono tagli dei croati in backdoor, però l’Italia c’è. Anche al rientro, con il +15 firmato Della Valle, maglia numero 00. Amedeo avrebbe meritato una chance vera già da Pianigiani (pochi minuti a Euro ’15) e Messina: “Le esclusioni dal preolimpico di Torino e dall’Europeo mi hanno motivato”, dirà il figlio di Carlo, azzurro con Valerio Bianchini.
Questa può davvero essere la nazionale di Della Valle, chiuderà con 25 punti e 5 su 8 da tre, grazie a giocate da Drazen Petrovic, cui è dedicato il palazzetto di Zagabria. Il play di Portland e Nets morì in un incidente stradale nel ’93, in Germania, al rientro da una partita con la Croazia in Polonia: guidava la fidanzata Klara, ora moglie di Bierhoff, team manager della Germania calcistica. Oltre Adriatico, questa sfida accende anche più del calcio.
Complice la pallacanestro che aveva portato Meo Sacchetti al triplete con Sassari, giocate individuali e circolazione di palla. Lo sfondamento preso dal tatuatissimo Brian sintetizza anche il lavoro difensivo. Si chiamerebbero Sachet, in realtà, era il cognome della loro famiglia, bellunesi emigrati in Romania: Romeo nacque in un campo profughi di Altamura, in Puglia, e perse il padre (nonno di Brian) quando aveva appena 6 mesi.
Questa nazionale è stata varata un mese fa ma già convince. Con la Romania, a Torino, inquietavano i cali di intensità e il parziale finale, in Croazia due triple di Abass e la sospensione di Burns sono insospettabili. Abass (13 punti) viene da un campionato a Milano con appena 58 minuti. “Nel primo quarto – spiega il coach – sembravamo una squadra di juniores, paurosa”. Presto l’ha assestata. Il ct dal doppio incarico si può rilassare, sino a febbraio si concentrerà su Cremona. Recalcati fu bronzo europeo e argento olimpico e contemporaneamente vinse scudetto e coppa Italia con Siena, Sacchetti a 64 anni ha la stessa, duplice voglia di podi. Lontanissimi, nonostante queste due vittorie. Anche perchè la regia di Vitali e Filloy è discontinua.
Vanni Zagnoli