Vanni Zagnoli
L’Unità chiude e io ne sono stato a lungo collaboratore. Vado a memoria, estate ’94, trovo ospitalità in via Tavolata dopo la fine della mia collaborazione con la redazione reggiana del Carlino. Lì ci sono Giampiero Del Monte come capo della redazione, l’estroso Pierluigi Ghiggini (“Come va?”. “Abbastanza male, grazie”), la bolognese Stefania Vicentini, allora fidanzata di Luca Bottura, Stefano Morselli, il nerista Otello Incerti, la collaboratrice Elisabetta Betti Tedeschi e poi i gemelli Armando e Luigi Cocconcelli, amici della Reggiana e dello sport reggiano.
Grazie a loro, inizio a collaborare in maniera rituale, ma non così intensa perchè lo spazio è poco. Comunque lavoro da lì, seguendo anche altre collaborazioni. Ogni tanto arrivano rinforzi da Bologna, c’è una rotazione di poligrafici, all’Unità conosco Paolo Pergolizzi, oggi direttore di Reggionline, eccellente giornalista reggiano.
Da Bologna, dicevo, arriva spesso Walter Guagneli, ribattezzato Gua-gua, da Luigi Cocconcelli, il più burlone dei gemelli. E’ una firma sportiva nazionale. Un giorno propongo la storia di Sunday Oliseh, anche al nazionale, ero d’accordo con lui. In redazione lo vengono a sapere e Giampiero Del Monte interrompe la collaborazione. E’ uno dei tanti infortuni della carriera, lo scavalcamento, l’eccesso di zelo. L’ottima idea bocciata a priori, perchè non spetta a me.
In redazione c’era Beppe Canova, come segretaria, memoria storica.
Nel tempo riprendo i contatti con la redazione sportiva con nazionale, con Paolo Caprio capo. All’epoca c’era anche Maurizio Colantoni, oggi alla Rai, Stefano Boldrini, firma brillante della Gazzetta dello Sport. Francesco Zucchini, lo Zuk di Libero, faentino oggi a La Voce di Romagna.
Zucchini è un grande amico, quante volte ha ascoltato i miei racconti tormentosi, di freelance. Ci conoscemmo a Reggio, all’antivigilia di Natale del ’93, nevicava ai campi di via Guasco e intervistammo assieme Pippo Marchioro. Francesco per l’Unità, io per Avvenire. C’era Reggiana-Milan allo stadio Mirabello, Francesco fece molte domande e intelligenti, conoscevo Pippo ma avevo 22 anni, ero timido. Non ricordo quante domande feci io, forse un quarto, fatto sta che uscì una bella cosa, ma temevo di non poter usare la risposte date ai quesiti del collega.
Ho poi ritrovato Zucchini a Libero, come vice di Dell’Orto, come firma della redazione.
L’Unità chiuse, riaprì nel 2000, con Ronaldo Pergolini capo dello sport. Anni di felice collaborazione, peraltro poi ridimensionata. Poi Ronaldo passò all’ufficio centrale, mi lasciò a Massimo Filipponi con cui non avevo feeling. Si affacciò un collega torinese, Massimo De Marzi, che trovò spazio da Torino e non solo. Poi il capo dello sport divenne Aldo Quaglierini, i miei pezzi erano sempre più rari.
Finchè, per fortuna, prese le redini dello sport Salvatore Maria Righi, ferrarese eccezionale. Non solo perchè mi faceva scrivere. Rilanciò il settore, faceva pagine di qualità e sentimento, di racconto, mai banali, coinvolgendo una quarantina di firme.
Troppo bravo per quel ruolo, spendeva troppo. Va beh, finì che Righi passò alle cronache italiane, tornò Filipponi e di nuovo privilegiò colleghi. Soprattutto c’era il pugliese Cosimo Cito, che magari firmava con lo pseudonimo di Andrea Astolfi. Anche con Righi, per la vicinanza forse con la direzione di Conchita De Gregorio, firmava la nazionale, le olimpiadi, le cose migliori, proprio. Certo, ottima penna, ma non tale da avere affidate le cose migliori.
Ultimi anni, Roberto Rossi, con Marco Bucciantini vice. C’era stato anche Massimo Solani. Desk unico, con le cronache italiane. Azzerato. Altri continuavano a scrivere, io offrivo interviste eppure vedevo firme vecchie e nuove. Rossi mi diceva che gli dispiaceva farmi lavorare gratis. Non gli ho mai creduto completamente, perchè altri continuavano a firmare e non gratis a prescindere.
Comunque, è stata una bella esperienza. Andavo sui campi dell’Emilia Romagna – indimenticabile quando Filipponi mandava Bucciantini inviato a Parma, mentre io andavo lì da anni -, anche a Verona, ma insomma sono stato spesso considerato un intruso, dall’Unità.
Ipotizzavo di scrivere un blog gratis, seguivo quelli dei colleghi amici. Di Salvatore Maria Righi, appunto. Un lusso, per L’Unità. Ai colleghi, soprattutto ai migliori, volenterosi, auguro di ritrovare presto il posto fisso. Perchè è diverso rispetto a lavorare da freelance.
Ricordo quando Filipponi mi disse, all’apertura de Il Fatto, che L’Unità sarebbe morta. Non pensavo tanto rapidamente.
Mi sono sempre occupato di sport e storie, anche qualcosa di cronaca, raramente di politica.
Complessivamente è stata una particina nazionale della mia vita professionale.