di Vanni Zagnoli
Varese-Reggio è la partita di Bob Morse. “Bob Morse, superstar”. Era abbonato, chi scrive, dietro una panchina, forse. Anzi, no, pagava il biglietto, mandava il papà a far la fila, per vedere quel fuoriclasse gentile, eccezionale. Palleggio, arresto, tiro, meccanica spettacolare. Ricezione, sospensione e ciuf.
Erano le Cantine Riunite più abbacinanti, incredibili, avviluppanti. Era la novità per la città del primo tricolore. Si andava allo stadio Mirabello per la serie C, a volte la B. E poi veniva il basket, al caldo, nel salotto. “O meglio, nella bombonera di via Guasco”, così la chiamano con orgoglio il ds Alessandro Dalla Salda e Franco Lauro, la ex voce del basket. “Franco Grandi Emozioni”, lo irrideva Angelino Costa, reggiano de Il Resto del Carlino, che non ama essere ripreso nè raccontarsi.
Ecco, era un’altra vita, una vita fa. Oggi Bob Morse riceve senza problemi per mail ogni nostro articolo o video – raggruppati – di Pallacanestro Reggiana. Si tiene informato così, in America. Insegna l’italiano, gli dedicò una pagina durante i playoff scorsi Andrea Tosi, vice capo della redazione basket de La Gazzetta dello Sport.
Sarebbe troppo felice andare a pescare spunti da lui, re del racconto sottocanestro.
Frughiamo nella memoria, invece. Era una Cantine con pochi uomini, ma buoni, e molto amati. La gente li mitizzava, tanto, a tavola si parlava di loro. Papà Vasco diceva: “Mo s’è fòrt, col Morse, lè. E Bouie? Sl’è elt”. Quanto è forte Morse, quanto è alto Bouie.
Ci fu, poi, il Louis and Bouie show, ovvero Orr e Roesvelt, ma fu un flop. Con Morse furono due anni splendidi, con i primi playoff, salvezze larghe, fra l’84 e l’86. Morse è stato il più grande, al pari di Mike Mitchell, con l’unica differenza, che Mike è immortale e poi è rimasto a Reggio molto più a lungo.
Ma Bob aveva pochi capelli e i baffi, adesso non ne ha più. Ha 65 anni e ogni tanto torna a Reggio, poche estati fa era in piazza San Prospero, con Menetti e la Reggiana.
Dovrebbe fare da talent scout per i biancorossi, per il ds Alessandro Frosini, forse però non segue più il basket.
Oggi a Masnago i varesotti ripenseranno a lui, perchè li ha portati a vincere tutto, più volte, anche il mondiale per club, con la Mobilgirgi Tiro frontale o laterale, sospensione, precisione come Niccolò Campriani. Spettacolo. Un Aradori o Della Valle più continuo, delicato, più solista ma anche più collettivo. Un mito. “Bob, Morse, superstar…”.
Non disturbiamo al telefono nè per mail, ad hoc, per questa occasione. Semplicemente, saluta tutti, tramite La Voce di Reggio. Lo inviteremo noi, in città, in caso di scudetto. Ve lo possiamo assicurare.