(v.zagn.) Il pezzo di Fabrizio Biasin sull’idolo Franco Bragagna. A sorpresa perchè lui stesso mi raccontava: “Impossibile che Libero parli bene della Rai…”. Invece, è accaduto ed è strameritato.
di Fabrizio Biasin
Questo è un pezzo con davvero poco costrutto, nessun dato certificato, zero ricerca. Questo è un pezzo da vergognarsi, perché scritto senza lucidità e in maniera del tutto soggettiva. Questa è un’ode sperticata rivolta a Franco Bragagna, telecronista Rai.
Franco Bragagna sa tutto. Tutto. Forse si serve di suggeritori esperti, forse può disporre di succulenti «Bignami» dai quali attinge, ma quando parla sembra la Treccani. Lo abbiamo notato nella notte tra venerdì e sabato, durante l’inaugurazione dei Giochi, ma lo sapevamo già: Franco Bragagna è un fenomeno del racconto sportivo in presa diretta.
I «Bignami», per dire, se anche esistono non gli servono a una mazza quando si tratta di discutere di atletica. Se tu, «tizio», hai partecipato anche solo a un’edizione dei Giochi della Gioventù, Franco Bragagna lo sa e te lo racconta: «Quella volta a 12 anni andasti maluccio nel triplo. Se non erro fu colpa del “jump”». E tu: «Scusi Bragagna, io non me lo ricordo». E lui: «Fidati, ma ora vattene che devo recitare a memoria la composizione della staffetta 4×100 del Laos».
Franco Bragagna è la Bibbia dell’atletica, ma soprattutto è maestro del racconto. Quando parla non usa enfasi «a caso», se si gasa c’è un motivo, un perché. Altrimenti, semplicemente, ti dice quello che vede. Franco Bragagna, a volte, rischia la figura da «saputello», ci tiene a far vedere che ne sa più di chi gli sta attorno e il dato di fatto è che sì, 99 volte su 100 ne sa più di chi gli sta attorno.
Franco Bragagna non lo dice perché non è pirla, ma se Mamma Rai glielo chiedesse, lavorerebbe anche gratis. Lo farebbe per l’azienda e per l’amore bestiale che prova nei confronti di pentatleti, centometristi, astisti, lanciatori del peso e per Attilio Monetti, storica ex seconda voce. Capisci dal tono di voce che per lui «il racconto dell’atletica» è una missione, lo intuisci da quello che dice e da come lo dice. Franco Bragagna ti fa venire voglia di sport perché trasmette la sua, di voglia. A volte eccede, non si trattiene, dice la sua su faccende scomode, fa capire che su Schwazer ha la sua bella opinione e se ne frega se qualcuno gli fa notare «non si fa».
Franco Bragagna, come tutti, non è perfetto, ma l’altra sera ha raccontato la storia del portabandiera di San Kitts e Nevis come fosse figlio suo e, scusatemi, io mi sono emozionato.