Libero, Ariedo Braida scrive la serata della vita, con il Barcellona. “L’illusion si concreta, in 1000 sentivamo l’impresa, ovunque, tutti”

Ariedo Braida (gazzetta.it)

di Ariedo Braida
Mercoledì sera, al Camp Nou, eravamo in tre italiani. Verratti nel Psg, il nostro direttore commerciale Francesco Calvo, ex Juve, e io, sorta di ministro degli esteri del Barcellona, sul piano sportivo. Sono qui da due anni, tesserato. Siamo stati testimoni di qualcosa di unico. “Coltiviamo l’illusion”, si diceva fra i corridoi della sede, almeno mille persone: allenatori e staff, giocatori e maestranze. Foste stati qui, con me, avreste capito che si poteva fare, l’abbiamo fatto.
I due rigori? Dettagli. La magia di Iniesta? Altro dettaglio. Il Barça è filosofia e cultura, organizzazione di gioco e cantera, è formazione. Formazione. Avremo probabilmente 4 spagnole su 8 nei quarti di Champions league, qui si insegna calcio, da sempre. Poche polemiche.
Seguo la serie A, non come vorrei, perchè vivo qua con Giuditta e i figli, a Milano torno per pagare le tasse, il calcio italiano è leggermente migliorato ma qui è diverso. Paragonerei la voglia di bel gioco blaugrana al Milan. Non chiedetemi del closing nè di De Laurentiis, vorrei parlare ma non posso, faccio un’eccezione per voi, il Barça mi chiede di centellinare.
Ah, Luis Enrique. Ha una parola sola, non credo che ci ripenserà, lascerà, non si lascia mai influenzare, nelle scelte. Avevamo perso una partita, al Parco dei Principi, al Nou Camp è scesa in campo la storia. L’orgoglio della bandiera. Pensate a Sergi Roberto, arrivato qui da ragazzino, catalano: all’andata aveva sbagliato, la responsabilità era doppia, adesso è tornato fiero. Come gli altri gregari.
Perchè l’epica è fatta di Masquerano e di Busquets, di Jordi Alba anche se era in panchina. Siamo multinazionali e multirazziali, ma sul campo diamo spettacolo. Per Messi servirebbe un pallone d’oro ogni anno e un altro per altri. Neymar gioca come un ragazzino scalzo sul prato, la punizione del 4-0 è stata un dipinto.
Io ho festeggiato sino alle 3,30 con 20 italiani, spumante e cena, come fossi a Roma. 6-1. Ai francesi che s’incazzano, come cantava Paolo Conte. E il Real…?
testo raccolto da Vanni Zagnoli

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