Il nuovo lavoro di Matteo Pia, per il sito La Statistica.
Nel momento più caldo della stagione, la Juventus si è vista privare di Andrea Pirlo. Il regista bianconero, nel match d’andata di Champions League contro il Borussia Dortmund, ha rimediato una lesione al polpaccio destro che lo terrà fuori circa venti giorni. Considerando l’importanza di questo inizio di marzo per la Vecchia Signora (si troverà ad affrontare Roma, ma anche Fiorentina in Coppa Italia e nuovamente Dortmund in Europa), proviamo a capire quale potrebbe essere l’impatto di questa perdita. Abbiamo prima di tutto analizzato l’andamento di Pirlo nel corso del quadriennio bianconero, suddividendo l’analisi in tre parti: abilità nei passaggi, fase difensiva e fase offensiva.
La prima parte della nostra ricerca prende in esame la frequenza dei passaggi e la percentuale di passaggi riusciti. Notiamo come dal 2011-12 al 2014-15 sia cambiato poco o nulla. La percentuale dei passaggi riusciti si è alzata progressivamente, passando dall’86,9% del primo anno a Torino all’89,1% attuale. Il tutto mentre è calata la frequenza dei passaggi: dagli 86,2 nell’arco dei 90’ del 2011-12 ai 76,2 attuali. La sintesi? Pirlo si conferma un calciatore di straordinaria qualità pur con il passare del tempo, ma probabilmente è cresciuto anche il contesto nel quale gioca, fatto che gli permette di migliorare le proprie percentuali e di essere meno sollecitato nel numero di servizi ai compagni. La Juventus è più forte e questo aiuta non poco il regista bianconero.
La seconda parte dell’analisi, riguarda invece la fase difensiva pura, quella che non dovrebbe necessariamente appartenere a Pirlo. In questa stagione, recupera mediamente 3,7 palloni a partita. Soltanto uno 0,1 in meno rispetto al 2011-12, il valore migliore da quando ha lasciato il Milan.
In altre parole, non si può parlare di un gran recuperatore di palloni o di un frangiflutti davanti alla difesa, ma non si può nemmeno dire che Pirlo stia perdendo tono in fase di non possesso palla.
Più interessante è forse la terza parte dell’analisi, quella che riguarda le peculiarità del “mago bresciano”: la fase offensiva. Qui i cambiamenti nell’arco del quadriennio sono stati rilevanti. Il dato che resta costante è quello relativo ai cross: erano 2,5 nel 2011-12, sono 2,3 nel 2014-15. Tutto il resto, sembra una contrazione nell’output del giocatore. Un calo netto se si parla di palle filtranti (da 0,9 a 0,1 a partita) e dribbling (da 1,1 a 0,4), una flessione moderata se si pensa alle palle lunghe (da 11,2 a 8,6), ai key-passes (da 3,4 a 2,3), ma anche agli assist (da 0,4 a 0,2) e i tiri in porta (da 2,1 a 1,4). L’unico valore che migliora è quello delle palle perse (da 2,7 sono scese a 0,7). Però è chiaro che l’evoluzione sia lo specchio dell’invecchiamento di un giocatore che pur restando fenomenale non può che accusare il passare del tempo.
Senza Pirlo, la Juventus perde comunque il proprio giocatore più geniale. E tutto ciò emerge chiaramente se si confronta il regista a chi lo rimpiazzerà nel ruolo in questo lasso di tempo: Claudio Marchisio. Dal punto di vista della produzione difensiva, Marchisio recupera in media un pallone in più a partita (nulla di trascendentale), mentre per ciò che concerne i passaggi Pirlo gioca 10,3 palloni in più a match e ha una percentuale di servizi ai compagni completati superiore del 3,6%.
Il divario è netto se si considera la fase offensiva propriamente detta. Marchisio è superiore soltanto per dribbling (1,1 a 0,4) e tiri (1,8 a 1,4), pareggia per palle filtranti (0,1) e assist (0,2). Ma è peggiore in tutti gli altri valori. Cross (2,3 contro 0,4), palle lunghe (8,6 contro 4,9) e key-passes (2,3 contro 1,3). E dunque sì. La Juventus sta progressivamente perdendo Pirlo. Ma senza Pirlo perde ancora un tocco di genio senza eguali.