Vanni Zagnoli
“Forza Parma” dicono in tanti, nello sport e nel calcio italiano. Rispondono con piacere alla Gazzetta di Parma, per esprimere un auspicio sulla ripartenza dalla serie D.
In primis il presidente del Coni Giovanni Malagò, memore della bellissima giornata passata qui un anno e mezzo fa, per il premio Sport e Civiltà. “E’ auspicabile che una società tanto gloriosa possa avere al più presto un futuro, perchè ha fatto la storia dello sport italiano – racconta -. Vedete com’è strano il calcio, stamattina ho letto dei giovanissimi nazionali in finale, peraltro già lo sapevo, ma se da questa base può nascere il futuro del Parma calcio sarebbe già radioso, in prospettiva. L’in bocca al lupo a tutta Parma, che ritrovi unità di intenti per riportare la società agli antichi splendori. La città ha grandi imprenditori che hanno fatto la storia del paese e merita di avere una squadra all’altezza”.
L’ex crociato Ariedo Braida, centravanti degli anni ’70, è adesso “ministro degli esteri” del Barcellona e propria dalla Spagna quasi si commuove al pensiero di Parma.
“Sono stato lì due anni – spiega – e comunque nel calcio da un quarto di secolo la squadra ha sempre fatto cose bellissime. Rappresenta una città laboriosa, anche ricca e l’augurio è che ritrovi al più presto. Mi sento con i figli dell’ex presidente Ernesto Ceresini, ovvero Fulvio e l’architetto Dante. Senza dimenticare l’ex ds crociato Paolo Borea, scomparso un anno fa: era un uomo vero, di cultura, piacevole da sentire, davvero una bella persona”.
Da Palermo, Maurizio Zamparini interrompe una telefonata, per parlare del Parma.
“Per me – sostiene – è un dispiacere unico, vedere la piazza e la tifoseria crociata di nuovo in quella situazione, 10 anni dopo il crack della Parmalat. E’ una disgrazia piovuta dal cielo, cose che succedono. Ora però è il momento chiave, bisogna evitare che gente sprovveduta si impossessi della nuova società, del marchio Parma. Serve gente di livello, leggo della famiglia Barilla: ecco, con loro sarebbe più facile ripartire dalla serie D. Io peraltro non l’ho mai vissuta, ma a Pordenone e a Venezia ero partito dalla C2”.
Sempre in ordine di classifica ultima, coinvolgiamo Giorgio Squinzi, il patron del Sassuolo e presidente di Confindustria. “Sono appena sceso dall’aereo – confessa -, non sto seguendo la discesa del Parma eppure dico che la serie D non è il posto giusto per la città, da 25 anni da serie A. Mi auguro che questa situazione si risolva rapidamente, nel numero di anni minimo”.
Servirà una cavalcata simile a quella del Sassuolo. “Noi partimmo dalla serie C2 nel 2004. Anzi, quando la Mapei lo rilevò era retrocesso in serie D e rischiava di finire in Promozione. Sistemato il bilancio, in 9 anni abbiamo raggiunto la serie A, dopo la promozione in B colta con Massimiliano Allegri in panchina. E adesso prepariamo la terza stagione in A, speriamo di salvarci sempre. E di ritrovare presto il Parma”.
Da Verona, il presidente Maurizio Setti. “Da appassionato di calcio, la mia speranza è che un club prestigioso come quello crociato torni quanto prima tra i professionisti. Dico Parma e mi vengono in mente i successi degli anni ’90, la Coppa Uefa vinta nel ’99, le gesta di Zola e Asprilla, i gol del primo Crespo, insomma lì si è fatta la storia del calcio. E spero che chi prenderà in mano le redini della società pensi proprio al glorioso passato che ha contraddistinto il club, per ripartire e iniziare la lunga scalata verso la serie A. Che ha un gran bisogno di una piazza del genere”.
E Fabrizio Corsi, 54 anni, ha in mano all’Empoli dal ’91. “Iniziai come autista dei dirigenti – ricorda – e venni pure a Parma, ero giovanissimo. L’avventura gialloblù in serie A è finita, spero che ora sia vera la ripartenza dalla D, con persone perbene, facoltose e oneste, come merita la città. Tutti i risultati del passato non erano attendibili, non è possibile precipitare due volte in un vortice di centinaia di milioni di debiti, in meno di 10 anni. Capitasse a me, nessuno si muoverebbe. Si ricordi di chiamarmi, fra 3 anni, se dovessi fallire. Il Parma doveva già ripartire dalla serie C 15 anni fa, il passivo di 100 milioni rischia di far saltare in aria una banca. Noi siamo realtà normali, l’unico debito è con l’erario. Serve lo spirito degli anni ’80, quando mi affacciai al Tardini e l’Empoli perse, contro Sacchi in panchina”.
Pierpaolo Marino è il dg dell’Atalanta. “Che questa ripartenza che sia veloce e foriera di successi – declama -, lì ho vissuti personalmente a Napoli. Auguro con tutto il cuore a Parma di fare la stessa cosa, con il presidente De Laurentiis in 4 anni passammo dalla serie C1 all’Europa league”.
Giorgio Lugaresi, invece, ha un conto aperto con Ghirardi. “E’ sparito dai radar del calcio. A me ricorda l’omino Michelin: quando lo guardi da vicino, mostra una dentizione aggressiva e combina guai. L’ex presidente del Parma era simpatico a tutti, ma oggi nel nostro mondo non c’è più. Vorrei che il Parma fosse preso da persone serie, del territorio. E poi la strada si è accorciata, per risalire: senza la serie C2, in 3 anni potrebbe tornare in A. Nel club c’era troppo da pulire, la serie D è il minore dei mali. E’ fondamentale che il sindaco individui le persone giuste”.
Dal Canada, Joey Saputo rivela: “Il Parma era stato offerto anche a me – dice il proprietario del Bologna -, ma ormai ero in fase avanzata con il club rossoblù. Mi spiace per la retrocessione, tantopiù che al Montreal Impact ho conosciuto Marco Di Vaio, mio giocatore nell’ultima parte della carriera”.