Nello sport, come nella vita, sul lavoro, la carriera, il rigore, la progressione, le idee per me sono fondamentali.
Antonio Conte raggiunge la nazionale dopo appena 7 stagioni da allenatore, quasi certamente fra 10 sarà molto più bravo. Come Ancelotti.
Vedo la tv, non cito i canali, non cito le testate, nè i singoli colleghi, ma continuo a vedere giovanissimi o volti nuovi a livello nazionale. Escono dalla scuola o da una tv locale o comunque debuttano e hanno grande visibilità. Magari sono timidi, hanno l’aria da stagisti, come avevo io da ragazzino – a parte il sovrappeso -, eppure arrivano. Subito, in conduzione, non è solo un discorso estivo.
Niente enfasi, ma avranno portato notizie?
Magari sono stati segnalati, il loro curriculum ricco soltanto di tesi e di tesine, è stato magari accompagnato da qualche bel personaggio.
Nel giornalismo, come nella vita, basta poco. Deve scoccare la scintilla.
Si viene valutati a 360° gradi, si cercano telecronisti, magari provenienti dalla radio, bordocampisti e ragazze, magari ammiccanti.
E chi invece è nato con la stampa scritta e ha 25 anni di esperienza. “No, niente di personale. Nè come ospite, nè rassegna stampa, nulla. Giusto non illudere. Non voglio creare un disoccupato a 50 anni”.
A mio avviso è fondamentale il carattere, il creare armonia, sorrisi. Una donna in redazione allieta, mantiene alto l’umore del caporedattore, dei redattori, porta un bel clima.
E poi ci sono i liberi pensatori, come me e Salvatore Occhiuto e tanti altri. Occhiuto è uno storico dello sport, è impressionante, ricorda tutto e più di tutti, è credibile, dà bordate a tanti ma il mondo italiano non è pronto per le sue bordate. Anzi, lo fermo perchè rischio di andarci di mezzo anch’io, per un legame professionale così forte.
Salvatore potrebbe insegnare tanto alla scuola di sport e giornalismo. Ha i suoi pallini, ma questo è un altro discorso.
In futuro mi piacerebbe insegnare giornalismo, insegnare. Visto che a me hanno sempre insegnato. E non ho più voglia di essere imbrigliato in logiche personalistiche che non privilegiano la professionalità.