di Vanni Zagnoli
Zico è in Giappone, fa il direttore tecnico del Kashima Antlers, di cui era stato giocatore e allenatore. A distanza di due settimane, si ritrova a ricordare un altro grande campione, della sua generazione.
Zico, il suo primo pensiero, in queste giornate?
“E’ un altro momento molto triste per il nostro futebol. Perdiamo Paolo Rossi, dopo Diego Maradona. Per me era un grande amico, ogni volta che ho avuto l’opportunità di ritornare in Italia ci sentivamo, ci siamo incontrati tante volte, anche in Brasile. Abbiamo condiviso pure una vacanza, in Sardegna, con le nostre famiglie, si giocava con i figli. Era una persona molto cara, generosa”.
Quando vi siete visti, per l’ultima volta?
“Fu a una premiazione, un anno e mezzo fa, in Toscana, a Castiglion Fiorentino, vicino a dove abita la famiglia. Nel 2018 era venuto a casa mia in Brasile, cenammo insieme, venne a registrare due interviste per il canale youtube di uno dei miei figli, Arthur Antunes Coimbra Junior, restò da noi tre settimane e mezza e consolidammo l’amicizia”.
Tante foto testimoniano quegli incontri, ci fu anche la collaborazione fra le vostre due accademy. Molti anni prima, invece, giocaste persino insieme…
“Era il 1979, a Buenos Aires, nell’anniversario del primo titolo dell’Argentina, nell’amichevole organizzata dalla Fifa, fra i campioni e Il Resto del mondo. Di là c’era già Maradona, che segnò nel primo tempo, Paolo giocò dall’inizio, assieme a Cabrini, a Causio e a Tardelli, io entrai nel secondo tempo, assieme a Toninho Cerezo. Rimontammo per 1-2, anche con un mio gol”.
Pablito fece piangere il Brasile, con quel 3-2 del mundial 1982.
“Era un fenomeno del calcio, al quale sono rimasto legato tanto, nonostante avesse firmato l’eliminazione della migliore espressione che la Seleçao avesse mai avuto. Era un grande professionista, un super cannoniere, con quella tripletta entrò nella storia del calcio mondiale”.
Quel giorno fu il miglior Rossi di sempre?
“In Argentina ’78 era stato più continuo. In Spagna l’Italia non partì bene, firmò un crescendo anche grazie ad altri grandi giocatori: Zoff, Scirea, Cabrini, Conti. Gli azzurri non erano soltanto Pablito”.
Domattina a Vicenza ci saranno i funerali. Cosa ci resterà del suo sorriso?
“Questo è un momento molto, molto triste, per la gente che vive di calcio, ma non solo, in molti posti del mondo era notissimo. Ora spero riposi in pace, che i suoi familiari possano essere confortati da Dio e che anche agli amici passi la tristezza, pensando ai tanti bei ricordi che ci ha lasciato, nel passaggio da questa terra all’al di là”.
Da “Ilmessaggero.it”