di Vanni Zagnoli
Venezia-Cittadella finisce 1-1, dopo lo 0-1 arancioneroverde allo stadio Tombolato. Sui 180’, il verdetto ci sta, di sicuro incide il miglior piazzamento della stagione regolare, quinto contro sesto posto, 59 contro 57 punti, ma il Venezia è stato più convincente, come gioco, del Cittadella, che pure da anni dà spettacolo. Il ritorno è granata, ci stava persino la sorpresa, il rovesciamento di un verdetto che era scontato, da domenica sera.
E’ la serie A del Venezia, 19 anni dopo, non la prima del Cittadella. Gli arancioneroverdi valevano la serie A diretta, la seconda piazza è andata alla Salernitana, capace di segnare all’Arechi due gol negli ultimi minuti, di cui uno non così regolare, rovesciando il Venezia, appunto, che era meritatamente in vantaggio e che per alcune settimane era stato superiore anche al Lecce.
Empoli dominante, dunque, poi una bella alternanza per la seconda piazza, la terza promozione resta uno schiaffo al Monza milionario dei Berlusconi, uscito per mano del Cittadella, di giustezza, mentre il Lecce nel doppio confronto non era stato inferiore alla squadra di Paolo Zanetti. Abile peraltro sugli esterni, spettacolare e anche concreto.
E’ la fiaba degli americani, del presidente Duncan Niederauer, da New York, adesso con il pizzetto, 62 anni, nel Venezia dal 2015, dunque dalla ripartenza in serie D. Si è preso la squadra da Joe Tacopina, un anno fa, e completa la corsa avviata in parallelo al Parma, che per la verità era passato in 3 anni dalla serie D alla A. Il Venezia aveva centrato il doppio salto, dalla serie D alla B, da matricola, sempre con Pippo Inzaghi, perse la semifinale playoff contro il Palermo, poi sconfitto in finale dal Frosinone. L’anno successivo retrocedette ai rigori, contro la Salernitana di Menichini, Serse Cosmi da subentrato fece peggio di Walter Zenga, che in realtà aveva compromesso il percorso dopo le sole 7 giornate concesse da Tacopina a Stefano Vecchi, vinci tutto con l’Inter primavera.
Notevole la stagione scorsa con Alessio Dionisi, talmente bravo da meritare l’Empoli e da dominare il campionato, e talmente bravo, il Venezia, con il ds Mattia Collauto e dal dt Paolo Poggi, da prendere il miglior allenatore possibile, per la serie B, dietro appunto a Dionisi, Paolo Zanetti. Nato nel dicembre dell’82, a Valdagno, Vicenza, ha giocato anche a Empoli e all’Ascoli, al Torino e a Grosseto, nel Sorrento e nella Reggiana, in C. Chiuse a 31 anni, restò per tre stagioni nello staff granata e poi sfiorò la serie B al Sudtirol, con l’ex presidente reggiano Alessandro Barilli. Un anno e mezzo fa non meritava l’esonero dall’Ascoli, a Venezia dà spettacolo.
Fa piangere, di gioia, la quinta proprietà statunitense nella serie A, a scapito della famiglia più longeva del calcio professionistico italiano, come proprietà, il Cittadella è sempre stato nelle mani dei Gabrielli, fin dai dilettanti, dagli anni ’70, dal patron Angelo ai figli. L’allenatore Roberto Venturato perde la finale, come due anni fa, con il Verona, allora partiva dal vantaggio di due gol del Tombolato, stavolta dal -1, era quasi impossibile completare la rimonta.
L’1-1 aggregato arriva al 26’: passaggio illuminante di Manuel Iori, classe 1982, alla probabile ultima partita della carriera, Ceccaroni sbaglia l’intervento e Proia infila. Dieci minuti e per Paolo Zanetti aumentano i guai, per le due ammonizioni in pochi secondi a Mazzocchi, fallo tattico su Proia e irruzione in ritardo su Donnarumma. I veneziani vanno in crisi, però resistono.
Arbitra Orsato, il migliore al mondo, non punisce una trattenuta su Modolo, anzi ammonisce, Aramu protesta, per il Venezia, e viene espulso dalla panchina.
Nel finale, la palla carambola sul braccio di Frare, Orsato da Schio fa proseguire, è l’arbitro ideale, vicentino, veneto anche lui, nella festa di nordest. Allo scadere azione a sinistra di Maleh, cross radente e Bocalon infila con sicurezza.
E’ festa in laguna, l’ultima serie A arrivò con Cesare Claudio Prandelli, nel 2001. L’anno dopo il presidente Maurizio Zamparini lo esonerò, con la solita impazienza, arrivò Beppe Iachini, a mancare la salvezza, con l’antico Alfredo Magni come collaboratore, prestanome.
Da agosto, il Venezia proverà almeno a salvarsi, come riuscì Walter Alfredo Novellino, grazie al mancino Alvaro Recoba, nel 1999.
Venturato ha la solita faccia compunta, scioglie la tensione in un sorriso abbozzato, per una serie A sfuggita per il 5° playoff. Ci riproveranno, i granata, giocano come pochi, spendono come come nessuno, cioè quasi nulla, hanno il budget minore della categoria, persino in serie C si spendono più dei 3,2 milioni fatti spendere dal direttore sportivo Stefano Marchetti ai Gabrielli, appunto.
E’ la festa di nordest, ricco e adesso con il Verona e l’Udinese, in serie A, Hellas alla terza stagione di fila, friulani presenti dal 1995, ininterrottamente. Veneto con due rappresentanti, come l’Emilia Romagna, altrettanto ricca, dietro soltanto a Lombardia e a Liguria, con tre squadre.
Venezia è reduce da due scudetti nello scorso decennio, nel basket, adesso dal tricolore di pallacanestro femminile, sempre con la Reyer, e ora in A, di nuovo, nel calcio. La penultima salvezza risale al 1961-62, dunque a 49 anni fa, adesso con questo assetto societario e tecnico (Zanetti sarà confermato, ovviamente) spera di aprire un ciclo. Atteso da 255mila abitanti della città e dagli 853mila della provincia. E’ l’esaltazione dei lagunari, di una città alle prese con l’acqua alta, di tanto in tanto, operosa e seria. Città d’arte. Come il calcio del marocchino Maleh e di Aramu. Di Mariano dà pure spettacolo, Forte era più convincente alla Juve Stabia.
Il Venezia ha l’11° monte stipendi della categoria, i giocatori guadagnano complessivamente 8 milioni. La loro serie A è uno schiaffo alla Spal (22 milioni) e al Monza (19), a Lecce (13), a Frosinone e e Chievo (12), a Brescia e Cremonese (11). Poi Salernitana ed Empoli, promosse, ma persino l’Ascoli salvo all’ultima giornata ha speso di più, 8,3 milioni.
Da “Ilmessaggero.it”