Lo striscione per il tecnico neroverde
Viva Eusebio, viva l’Eusebio, quel ragazzo dai capelli chiari che correva in fascia e si ruppe sul più bello, da titolare in nazionale con Zoff e della Roma.
Viva Di Francesco e i suoi eusebismi, ovvero il coraggio, la pulizia etica e di gioco, linguistica e di atteggiamenti. Andate a trovare nella carriera in panchina di Eusebio un passaggio a vuoto, un qualcosa di brutto. Il capolavoro è stato qui, al Mapei, che 20 anni accompagnò la consacrazione di Carlo Ancelotti a grande allenatore. Perchè prese una Reggiana sgangherata, di Tangorra e Rizzolo e Pietranera e la portò in A con una giornata d’anticipo.
Eusebio porta il Sassuolo alla prima Europa, a tre quarti di continente perchè ora occorre che il Milan perda – anche solo ai rigori – la coppa Italia. E non è scontato, perchè la Lazio impegnò a fondo la Juve, un anno fa, e non era inferiore al potenziale rossonero. Modesto, in assoluto, è il valore della rosa neroverde, costruita in relativa economia dal ds Guido Angelozzi, secondo il budget di Squinzi. “Il dottore”. Il clan neroverde lo chiama così, da sempre, e lui sorride, parlando di ciclismo con gli amici, anche giornalisti. Giorgio Squinzi è partito dalla quasi serie D, con il Sassuolo, e l’ha issato al sesto posto. Può bastare, senza le follie della Mapei che trionfava nel ciclismo, a inizio millennio.
W il Sassuolo, dunque, abbasso l’Inter. Abbasso perchè il livello è basso, nel girone di ritorno è neanche da Europa league, non facciamo i conti, conta il principio. Di un’Inter imbelle, anonima, autotraffita dalla deviazione di Murillo al 7’, sul sinistro di Politano, romano e romanista come Lorenzo Pellegrini, artefice del raddoppio sul contropiede di Duncan che infila D’Ambrosio. L’Inter segna con Palacio, sfuggito a Francesco Ace Acerbi, che rischia di non andare agli Europei, e piglia il terzo ancora di Pellegrini, sul dormiente Telles. Il cross da destra era di Gazzola, sostituto di Vrsaljko. Alla festa manca anche Berardi, lo sprint di Sansone resta un’ipotesi, per una sera non c’è bisogno. Neanche del 3-2 di D’Ambrosio perchè sul rilancio di Kondogbia dal limite la posizione è irregolare. Manca giusto l’espulsione di Murillo, fallo sul fisico Falcinelli e proteste. Buonanotte Inter, è una gran notte per Sassuolo e il suo campanone. Per Caterina Caselli e Nek, autore dell’inno neroverde, e di lassù si commuoverà Piarangelo Bertoli. Il Sassuolo è in Europa a trequarti, neanche deve ringraziare la Roma, anzi deve solo rammaricarsi per la moltitudine di pareggi casalinghi, altrimenti sarebbe quarta al posto dell’Inter.
Il finale è di traccheggio, giro palla da allenamento di Brozovic e soci. Di Francesco batte Mancini pochi milioni di euro a tantissimi, come ingaggio e idea generale. Difra è uno da grande d’Europa. Da nazionale, anche a 46 anni. Lo sa il popolo emiliano, che passa dal triplete di Modena nel volley alla chimera scudetto del basket. Intanto qua si è fatta l’Europa, 20 anni dopo la serie A di Ancelotti con la Reggiana. Dice tutto lo striscione del club Gli antenati: “Grazie amore e adesso voglio sognare!”. Un ottavo di Europa league, via, dai, non solo il trofeo delle ceramiche con il Villarreal. Ecco, neroverde è il sottomarino giallo di Vila-Real, del distretto ceramico. E domani gli emiliani assennati tifano per la salvezza del Carpi cholistico di Castori.