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Su Repubblica.it, i chiodi al Mirabello, per tentare di far rinviare la partita di calcio femminile del Sassuolo
di Vanni Zagnoli
Reggio Emilia
“Sono cose che succedono solo in quel piccolo angolo di terra, che dovrebbe essere grande come il mondo”. Viene in mente il mondo piccolo di Giovannino Guareschi, il cantore di Brescello, di Peppone e don Camillo, e in fin dei conti siamo a 20 chilometri da quei territori.
A Reggio Emilia, la città del primo tricolore, datato 1797, sono comparsi i chiodi al vecchio stadio Mirabello, per far rinviare una partita di calcio femminile. E’ successo ieri pomeriggio, mentre il Sassuolo stava per ospitare l’Atalanta. In pochi se ne sono accorti perchè le testate giornalistiche sono poche e in tanti lavorano gratis e allora tutt’al più vanno al basket (vicecampione d’Italia) o al volley (serie A2) e naturalmente al Sassuolo, in Europa league e in A da 4 stagioni.
Accade, dunque, che l’ad neroverde Giovanni Carnevali acquisti la Reggiana calcio femminile. “Ci ha salvati – sussurra Betty Vignotto, canuta ex bomber e presidentessa -, altrimenti la società non avrebbe proseguito l’attività”.
Tutto questo è stato raccontato in conferenza stampa un mese fa, al rientro da Genk (Belgio), lacrime dell’ex bomber (la migliore prima di Carolina Morace), vincitore a Reggio di scudetti e coppe, con la presidenza di Renzo Zambelli, già azionista della Reggiana, scomparso. Lacrime di Milena Bertolini, reggiana, due scudetti da allenatrice con Brescia, ex difensore granatina. “Le granatine” ora sono neroverdi. La federcalcio impone di avere anche una squadra femminile, il vicino Parma, per esempio, con la ripartenza dalla serie D ha puntato molto anche sulle donne, semplicemente in C, qua invece c’è la A e allora l’ex presidente di Confindustria Giorgio Squinzi pregusta uno scudettino, ricordando i trionfi nel ciclismo. Ora si concentra sul gruppo Il sole 24 ore, lasciando il calcio nelle mani di Carnevali, delfino di Beppe Marotta. “Dai tempi di Monza”.
Ebbene, la Reggio d’Emilia (ovvero gli ultras, gli intolleranti di una delle città più civili al mondo, in teoria, che ha ottenuto riconoscimenti assortiti, non solo per l’asilo Diana, un quarto di secolo fa) si ribella al mondo Mapei, ai ricchi che cannibalizzano i poveri, ovvero la Reggiana. Povera relativamente, perchè a luglio è arrivato Mike Piazza, leggenda del baseball di origine siciliana, e allora i granata di Colucci hanno speranze di risalire in B.
Nel frattempo, però, esplode l’intollerenza, contestazioni al Sassuolo e alla Mapei su facebook, striscioni, cori allo stadio ogni volta che c’è una bella vetrina televisiva, ovvero anticipi e posticipi di grido dei neroverdi, semifinali e finali del campionato primavera, il classico trofeo Tim, d’estate. Persino la contestazione al sindaco Luca Vecchi alla presentazione della Reggiana, al diamante Caselli, dal fuoricampo più lungo d’Europa.
Un’escalation che adesso sfora anche nella criminalità, perchè la partita si è giocata regolarmente e il Sassuolo ha perso 1-0 con il Vittorio Veneto. Sino a un mese fa si chiamava Reggiana, adesso ha i colori sociali sassolini. Perchè la Mapei di fatto si è comprata anche lo stadio Mirabello, impedisce al rugby Reggio (Eccellenza, ovvero serie A) di giocarvi le gare casalinghe e dunque deve ripiegare sull’angusto impianto di Canalina. E così si è arrivati ai chiodi, al silicone sulle porte d’ingresso al vecchio impianto cittadino, a fare da ouverture alla manifestazione anti Mapei.
E’ curioso anche l’atteggiamento dei media locali, in equilibrio tra fairplay dialettico, istanze dei reggiani più teste quadre e mondo Mapei, che significa investimenti pubblicitari da attrarre, anzichè allontanare ponendosi in maniera critica.
E insomma il quadro è diventato proprio da Peppone e don Camillo, da guelfi e ghibellini, cioè tra chi pensa che il Sassuolo sia un vanto per Reggio (“E di fatto ha salvato anche la Reggiana, già fallita nel 2005”) e chi continua a urlare ovunque, persino nei bar notturni: “Via il Sassuolo da Reggio Emilia”.
Naturalmente la Reggio che conta stigmatizza l’intolleranza, l’inciviltà. Nel contempo gli ultras granata (gruppo Vandelli, dedicato all’ex presidente anche del Modena volley, vincitutto) gioiscono per le sconfitte di Eusebio Di Francesco. Augurano la retrocessione, capitata al ds Guido Angelozzi quando era alla Reggiana, nel ’98-’99, finì in Lega Pro, da dove il club non si è più risollevato, finendo anche in C2.
I chiodi in Emilia fanno ricordare le croci che comparvero allo stadio Braglia, quando il Modena rischiava la retrocessione in C1 e aveva come dg Gianni Gibellini, impresario di pompe funebri. Adesso i canarini sono terzultimi in Lega Pro e rischiano la D. Mentre il Sassuolo è in Europa e qui attorno lo invidiano tutti. Perchè i ricchi diventano sempre insopportabili.