di Vanni Zagnoli
La coppa Italia della Juve è sfuggita ai rigori, quella di serie C arriva ai bianconeri under 23 per 2-1, in recupero nel primo tempo, sulla Ternana. Che meritava i supplementari, per quanto ha costruito soprattutto sino all’intervallo. Un anno fa vinse la Viterbese del presidente Camilli, in due gare, sul Monza di Berlusconi, che ha ceduto il Milan, ora gioisce la Juventus bis.
E’ ripresa anche la serie C, dunque, con questa finale, sul neutro di Cesena, in quello stadio Manuzzi che vide salvarsi in A e poi esonerato Marcello Lippi e che vide affermarsi Giaccherini, promozione e salvezza, prima di passare alla Juventus.
Mister Fabio Pecchia era stato centrocampista bianconero proprio con Lippi, nel ’97-’98, scudetto e finale di Champions league, con presenze importanti anche in Europa. Viene dalla retrocessione in B con il Verona (abissale la differenza con Juric) e da mesi in Giappone. Alla Juve arriva dopo Zironelli, esonerato dal Modena, a metà di questa stagione, è stato portato dal ds Filippo Fusco, che all’Hellas aveva preferito retrocedere in B con lui, due anni fa (prima di essere indotto alle dimissioni, dal presidente Setti), anzichè cambiare tecnico.
Utilizza il 4-2-3-1, imperniato sui 4 fuoriquota: gli attaccanti Ettore Marchi, classe ’85, e Brunori, 25 anni; i due trentenni, il portiere Nocchi e l’interno Alcibiade, il capitano. Sono in panchina i figli d’arte, di Delli Carri, Portanova e Beruatto, ex bandiera del Torino, questi ultimi subentreranno.
La Ternana vanta il quotato regista Palumbo e l’attaccante Vantaggiato, che in serie A debuttò soltanto, nel Bologna, ma in carriera ha realizzato 159 reti. Soprattutto ha Carlo Mammarella, 38 anni, promosso in B con la Salernitana e poi con il Lanciano, con D’Aversa allenatore fu primo sino a metà stagione, in cadetteria. Il sinistro del capitano su calcio piazzato resta da Champions, pennella dal limite all’incrocio, al 6’, per il vantaggio Ternana. La lega Pro lo dedica alla dottoressa Francesca Mangiatordi, che all’ospedale Maggiore di Cremona scattò la foto simbolo del Coronavirus.
In tribuna c’è Fabio Paratici, respira di sollievo quando Nocchi respinge il tiro dell’argentino Ferrante. Il pari all’11’, contatto ingenuo di Russo su Brunori, che trasforma il rigore. Le fere si fanno preferire, con la grinta di Fabio Gallo, che giocò anche a Terni, mentre al Brescia dovette rinunciare a fare da vice a Giampaolo perchè contestato dagli ultras, che non gli avevano perdonato i 6 anni all’Atalanta, dopo i 3 con le rondinelle.
Il caldo abbassa il ritmo, la tattica è esasperata, i movimenti difensivi perfetti, anche dei bianconeri, superiori sul piano fisico. Paghera avvicina il 2-1 per i rossoverdi, superiore a centrocampo, con gli inserimenti dell’ex torinista Parodi, nonostante l’opposizione di Idrissa Tourè, tedesco nato in Gambia.
Prende campo la Juve, anche grazie al 2001 Fagioli, crossa per Del Sole, la palla galleggia sulla traversa. Gallo chiede agli attaccanti di aiutare la fase difensiva, calcia fuori di pochissimo, in un’azione tutta mancina con Mammarella. Partipilo chiede il rigore, ma il tocco in area di Frabotta è con il petto e l’esterno sinistro sarà il migliore, per un tempo.
La finale gira sull’incursione a destra di Marchi (sul controllo si aiuta con un braccio), calcia Brunori, il portiere Iannarilli si scontra con Parodi, risolve il francotunisino Ramzi Rafia. Alla ripresa il brasiliano Wesley ha sul destro la palla per chiudere il match, manda altissimo. Pecchia salta come un grillo, per ogni palla persa, Partipilo sbaglia la conclusione, ravvicinata. Nocchi evita il 2 pari, sempre sulla punizione, di Mammarella. Salzano esalta la reattività di Timothy Nocchi, da fuori. La Juve controlla, Tourè fa girare palla in ritardo ma è un buon frangiflutti, a bloccare gli umbri. In 10 per la seconda ammonizione a Defendi, subentrato, sul guineano Peeters. Spicca Nocchi, allievo di Lupatelli, devia anche la conclusione da fuori di Palumbo, nel recupero.
Con il Covid non sono ammessi minori come raccattapalle, tocca ai 70enni del Cesena, che alla fine saranno ricompensati con piadina e vino.
La Juve under 23 è solo al secondo anno, gestita da Federico Cherubini, braccio destro di Paratici. “Nel 2018, il presidente Agnelli era molto fermo, nel progetto, simboleggiato da Nicolussi Caviglia, decisivo domenica nel successo del Perugia ad Ascoli. Da una statistica, appena il 2% dei giocatori della Primavera si garantisce presenze in A, dopo le giovanili, con l’u23 ovviamo al sistema tortuoso di prestiti, coltivando 25 giocatori a Vinovo”.
La Juve gioca ad Alessandria, in trasferta è accompagnata talvolta da manifestazioni contro le seconde squadre. “Formiamo calciatori per il mercato, il guadagno che arriva dalle cessioni di giocatori formati o acquistati e fatti crescere valorizza il patrimonio”.
Come ha fatto l’Inter con la Primavera campione d’Italia, due anni fa. La Juve potrebbe realizzare uno stadio per le donne, ora a Vinovo, e per la u23. Tenterà di vincere i playoff per salire in B, nel tabellone è favorita la Reggiana. Era il presidente dell’assocalciatori Tommasi a battersi per le seconde squadre in C, il Torino era il più vicino a vararla, fra 6-7 club, ma nessuno vuole seguire l’esempio della Juve. La cui rosa vale sui 6 milioni e mezzo.
“A un club così glorioso – gioisce Pecchia, allievo prediletto di Gigi Simoni, scomparso di recente -, abbiamo regalato un piccolo trofeo, firmato da ragazzi che speriamo si affermino”. Magari avvicinando le imprese di Gianluca Pessotto, il team manager della Primavera, fra i presenti in Romagna
Da “Ilmessaggero.it”