di Vanni Zagnoli
Ancora tre punti, magari già venerdì, con l’Empoli, e la serie A del Benevento sarà matematica. Il successo allo stadio Giovanni Zini arriva grazie a Roberto Insigne, nella settimana in cui il fratello maggiore Lorenzo ha alzato la sua seconda coppa Italia. Per l’altro Insigne, arriverà invece la terza promozione, dopo il passaggio in Lega Pro con il Perugia e la serie A di due anni fa, con il Parma.
Fa caldo, a Cremona, a metà primo tempo c’è il coolbreak, Bisoli ne approfitta per dare indicazioni con il suo trasporto abituale. I grigiorossi attaccano, devono uscire dalla zona playout, il Benevento deve invece valutare chi merita di restare, per la serie A, per poi provare a salvarsi, a differenza di due stagioni fa, quando uscì dalla lotta per la permanenza già a febbraio.
La Cremo insiste, con la catena di sinistra, Crescenzi (si rivelò nel Crotone, con Florenzi)-Valzania-Gaetano, è insidiosa per due volte con l’ex Ceravolo, che ad Ascoli era partito dalla panchina. Moncini si fa vivo da fuori per i sanniti, Inzaghi lo ha preferito a Coda. La Cremonese rischia di concedere un rigore, in area due contatti sospetti nella stessa azione, soprattutto il secondo, su Schiattarella: l’arbitro Massimi fa segno di avere perso il fischietto, probabilmente non se l’è sentita di fischiare la massima punizione in ritardo. Nell’intervallo Bisoli fa scaldare tutti, entra però soltanto Deli.
Il posticipo della 29^ giornata vira al 6’ della ripresa. Stop lungo di Moncini, Roberto Insigne calcia a giro di sinistro, il portiere Ravaglia non può arrivare: il fratello d’arte era entrato al 35’, al posto di Kragl, infortunato, già a Perugia era stato decisivo partendo dalla panchina.
Quando deve attaccare, il gioco di Bisoli è meno produttivo, la punizione di Parigini è bloccata in due tempi da Montipò. Improta punge, per la capolista, Ravaglia in tuffo mette in angolo.
La rosa lombarda è di primo livello, al di là della classifica, entrano Daniel Ciofani e Palombi, per Ceravolo e Castagnetti, trascinante, nel successo di Ascoli. Il finale è di controllo, per il Benevento, la mancanza del pubblico è un vantaggio per chi gioca fuori casa, il forcing grigiorosso non impegna Montipò. Un cross da destra è insidioso, Palombi non arriva. Tello è efficace, a difesa del gol di margine. I 6 minuti sono recupero da partita vera, non bastano a portare il pari, anche perchè capitan Maggio a 38 anni e mezzo non molla di un centimetro. Bisoli è alla prima sconfitta, dopo 3 successi, viene dopo Rastelli, Baroni e il Rastelli bis, può portare alla salvezza senza playout.
Inzaghi eguaglia il record di successi in trasferta di fila, 8 come il Palermo di Beppe Iachini, che aveva in rosa Dybala, nel 2013-14.
“Abbiamo tantissimi primati da inseguire – spiega Lorenzo Insigne -, speriamo di raggiungerli. Seguiamo il mister, ci trasmette voglia, assieme al ds Pasquale Foggia e alla società”.
Nell’ultimo dei posticipi, il Perugia è superiore all’Ascoli e vince meritatamente, 1-0, anche se con tanta fatica, nel trovare la porta. Parte bene, con la conclusione di Nicolussi Caviglia, da fuori. La chance migliore è per Di Chiara, da anni quotato per la serie A, si allunga troppo il pallone, anzichè concludere, facendo così disperare Serse Cosmi, che con l’Ascoli si era salvato ai playout, due anni fa. Ninkovic ha uno spunto dei suoi, praticamente da fermo, Vicario è reattivo.
Falcinelli incide poco, nell’attacco perugino, sono allora i marchigiani a farsi insidiosi, Andreoni per Sernicola che sbaglia il destro ravvicinato. Sull’altro fronte Falzerano accarezza la traversa, da fuori. Questa sorta di derby fra squadre di riferimento per l’Italia centrale si gioca a buon ritmo anche nel secondo tempo. Buonaiuto crea una chance eccellente per i biancorossi, Nicolussi Caviglia la spreca. E Leali salva l’Ascoli sul cross di Mazzocchi, deviato, a evitare l’autogol.
Mazzocchi in ricaduta colpisce al volo Sernicola, con un calcio, la panchina di casa protesta, paga con l’espulsione il medico sociale, Enrico Ligabue, da una vita nello sport. Il Perugia insiste, sul piano del gioco convince, meno quando deve bloccare le ripartenze capitan Rosi paga con l’ammonizione. Il gol arriva al 27’, Mazzocchi, Iemmello lotta e tiene in vita l’azione, sino a liberare Nicolussi Caviglia, a bersaglio di testa. Hans Nicolussi Caviglia ha 20 anni, viene dalla Juve, debuttò in A nel giorno del quasi scudetto matematico bianconero, l’ultimo di Allegri, a Ferrara: era protagonista nella Primavera e pure con l’under 23, ha i capelli sul rosso e la classe da predestinato. “Indosso il numero 14 in onore di Cruijff – racconta -. Era la dimostrazione che la creatività può andare d’accordo con la disciplina tattica”.
La palla del pari arriva a 8’ dalla fine, su sponda aerea di Cavion, il romano Scamacca aggira Angella senza trovare la porta: ancora deve affinare la tecnica, sul piano fisico è da tempo da serie A. L’altra chance da urlo è umbra, Sgarbi in acrobazia coglie la traversa, in posizione dubbia. Il Perugia si chiude bene, centralmente, i cambi diventano 4 per parte, effettuati velocemente, come fosse basket o volley. Il recupero diventa elevato, 5’, il presidente Santopadre può lamentarsi per un fuorigioco inesistente, chiamato sul contropiede di Iemmello, che sarebbe volato da solo verso la porta.
L’Ascoli era in testa, alla 5^ giornata, poi ha conquistato appena 20 punti in 24 gare. Tornano i dubbi sullo spagnolo Abascal, 31enne di certo non abbastanza esperto per condurre i bianconeri alla 5^ salvezza di fila, in B. Per la squadra del patron Massimo Pulcinelli sono 5 sconfitte nelle ultime 6 gare, due in 3 giorni.
Dopo 13 trasferte, il Perugia non subisce gol, arriva a 3 punti dai playoff, Cosmi rifiata, dopo il subentro negativo: aveva inanellato 5 battute d’arresto, prima della sosta battè la Salernitana, adesso può inseguire le gioie di inizio millennio, con il grifone.
Da “Ilmessaggero.it”, “Ilgazzettino.it”