di Vanni Zagnoli
La presentazione ai tempi del covid. Cinque tifosi fuori dallo stadio Tardini, durante la conferenza stampa, cancelli chiusi, poi apre almeno lo store del Parma.
Dunque Roberto D’Aversa è tornato, per salvare i crociati e anche magari per qualcosa di più, esattamente come nelle altre due stagioni di serie A.
Il presidente Kyle Krause parte da Liverani, con la Lazio doveva essere la sua partita, invece non c’è arrivato: “E’ una grande persona – racconta -, che mi piace molto. Tuttavia le cose non sono andate e riteniamo necessario cambiare. L’oggi è rappresentato da mister D’Aversa, ho parlato con il mio team e con esterni per capire quale fosse la scelta migliore. Roberto è la mia prima scelta, oltre che di consenso comune. Ho pienissima fiducia nei nostri giocatori e nel mister, che ci potrà consentire di ottenere i successi. Inoltre, da parte mia, di Marcello Carli e del presidente della regione c’è fiducia perché il Parma torni ai fasti che merita”.
Già, ieri Krause ha conosciuto in videoconferenza Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna.
“La nostra priorità è rimanere in serie A, farò di tutto perché ciò avvenga, offrendo il mio pieno sostegno”.
Ovvero un mercato di non solo giovani, che aveva gestito Carli, nel passaggio fra vecchia e nuova proprietà. E proprio il ds fa ammenda. “Liverani ha pagato una fase difficile ma chi meritava di pagare più di tutti sono io. Non è colpa del mister se ci sono stati questi risultati, mi sento in difficoltà nei confronti suoi e di tutti. Dobbiamo lottare, una figura migliore di D’Aversa non ci può essere. C’è dispiacere ma deve passare in fretta, diamo le energie al mister per dargli possibilità di tirarci fuori. E’ l’unica persona che può aiutarci. Spero di averlo a Parma a lungo”.
In estate, dal primo incontro lo confermò, nel secondo lo licenziò. Perchè D’Aversa sperava in una rosa più competitiva della stagione precedente e invece si è impoverita, tantopiù con il passaggio di Kulusevski alla Juve.
“Non ho mai avuto problemi con Roberto, per me era un valore aggiunto ma ho fatto una scelta, che rifarei. La situazione era diversa, non c’era Krause. L’unico che può dare una mano è D’Aversa, diversamente sarebbe rimasti con Liverani. L’anno scorso a Cagliari ci siamo presi in panchina perché siamo due sanguigni (sorridono entrambi, ndr) ma c’è stima. Non vorrei passasse l’idea che non lo volessi. Ora aiutiamo lui”.
Roberto D’Aversa, allora. “Ci tenevo a salutare Liverani, spesso paga l’allenatore ma è giusto che si ragioni dando la responsabilità un po’ a tutti. Se pensiamo che col mio arrivo il problema sia risolto sbagliamo. Mi fa piacere tornare a casa, non che non andassimo bene, sapete quanto si è fatto per tornare in serie A in questi anni, una cosa irripetibile. Voglio proteggere quanto fatto, mi spingono l’amore per la città, la passione dei tifosi e l’importanza del club, a prescindere dalla proprietà. Una volta chiuso il ciclo, è una fortuna avere un presidente con ambizioni importanti, mi ha impressionato per l’entusiasmo e per come vuole strutturare la squadra”.
La parola d’ordine è resettare.
“Se vogliamo preservare la categoria, dobbiamo essere bravi a cancellare, lavorando insieme per ottenere il risultato prefissato. Parma ha sempre mostrato compattezza, dal presidente al giardiniere è fondamentale che tutti portino il risultato a casa”.
Il tecnico complessivamente alla 5. stagione a Parma si è messo in macchina giovedì all’alba, da Pescara.
“Ho pensato ai tre anni e mezzo di successi, ai derby vinti con la Reggiana, alla serie B, alla salvezza del primo anno, all’anno scorso. Ogni volta c’è stata difficoltà, fanno parte della vita. Si può cadere, l’importante è rialzarsi. I tre anni e mezzo di successo e incazzatura, questo percorso mi ha fatto ragionare solo in maniera positiva. Sarò sempre riconoscente alla società per avere allenato qui ed essere cresciuto, sono troppe cose positive per pensare all’episodio di fine anno”.
Cioè alla divergenza con il ds.
Il ritorno è con la Lazio, che nel primo anno di D’Aversa al Tardini passò per 2-0, nel finale.
“Ora il morale non è dei migliori dopo 4 sconfitte, la condizione spesso è conseguenza di un aspetto mentale. Ci sono infortuni, giocatori non al 100%, ragioniamo sul fatto che domani affronteremo una squadra fortissima, non dobbiamo partire battuti. Andiamo in campo con il pensiero di portare a casa il risultato, ora non si pensa al bel gioco. La formazione non chiedetela a me ma al dottore, dobbiamo dare il 120%”.
Il pragmatismo dell’allenatore nato in Germania, a Stoccarda, è proverbiale. Liverani era partito per imporre il gioco, ha modificato l’atteggiamento per restare più tempo sulla panchina del Parma, ne era nato un ibrido. Senza gol nelle ultime 6 partite al Tardini e i 12 subiti nelle 4 terminali.
“Ci sono giovani importanti, il campionato italiano non ti dà il tempo di farli crescere nell’immediato. La società sa cosa serve sul mercato e io devo avere il tempo di giudicare. Chi parla di futuro è il presidente, ci può insegnare molto”.
E tanto dipende anche da Gervinho.
“Valuterò fino all’ultimo, si è allenato bene oggi. La partita è importante ma non possiamo permetterci di perdere giocatori, come successo ieri con Laurini. Cornelius e Inglese sono importanti, va valutata la condizione. Inglese è uscito a Bergamo per un problema ma mi ha dato disponibilità”.
La scorsa stagione D’Aversa ha controllato la partita più spesso, rispetto all’attesa del suo primo campionato di A.
“Il discorso verticale non mi piace, ci possono essere modi diversi per giocare. Ognuno sfrutta le caratteristiche dei propri giocatori. La Lazio è brava nel fare una difesa compatta e sfruttare i giocatori, io ragiono anche su una possibilità di esprimermi in verticale. L’anno scorso con i biancocelesti abbiamo disputato una delle migliori partite del campionato, dobbiamo essere vogliosi di metterli in difficoltà. Se pensiamo di prendere un pareggio non scendiamo manco in campo. In questi anni di A la Lazio ci ha sempre battuti, mi auguro non accada stavolta. Hanno passato il turno in Champions, giocheranno con il Bayern Monaco, le difficoltà saranno maggiori”.
I giovani restano la chiave.
“Sono uno dei pochi ad aver fatto giocare gente giovane uscita dalla Primavera, come Bastoni e Kulusevski. In questi mesi volevo andare in giro per aggiornarmi, per studiare l’inglese, non è stato possibile. Mi sono goduto la famiglia e ho studiato da casa le partite”.
Il covid ha toccato doppiamente D’Aversa.
“L’ho avuto io e poi ho perso uno zio. Questa è la mia passione e nella vita si vive di passioni. Ho sofferto, ragioniamo su chi ha perso i suoi cari, finché non ti tocca magari non ci pensi. Ho recuperato un po’ di tempo perso in passato per stare con famiglia e figli”.
Da “Ilmessaggero.it”, “Ilmattino.it”