di Vanni Zagnoli
A 18 anni, il 6,80 di Larissa Iapichino ha il sapore di una medaglia olimpica o mondiale, in prospettiva. Sarà potenzialmente da podio, magari non a Tokyo, neppure fra un anno, ma almeno a Eugene 2022, ai campionati del mondo in Usa.
A Savona migliora di 16 centimetri, tanto, per il salto in lungo. Acquisisce eleganza nel gesto tecnico, somiglia di più a mamma Fiona May. E’ un po’ come fossero uscite assieme dalla famosa pubblicità, di quando era bambina.
Larissa resta veloce verso lo stacco, ha rafforzato la muscolatura, si libra più in alto. Affianca la sarda Valentina Uccheddu, che dal 1994 era la seconda italiana di sempre, può travalicare il 7,11 della madre nel giro di pochi anni, in fondo ha lasciato una decina di centimetri all’asse di battuta. Anche solo limando la rincorsa potrebbe salire ancora, in maniera sensibile. E’ una stagione sghemba, paralizzata dal covid, anche per questo il 6,80 la porta al secondo posto del ranking mondiale assieme alla serba Spanovic, ammiratrice di Larissa, a un centimetro dalla svedese Khaddi Sagnia. Il suo talento è persino superiore a quello di Filippo Tortu nella velocità, inoltre nel lungo femminile il livello medio è più basso, per cui davvero fa sognare allori.
Vorrà avvicinare la barriera psicologica dei 7 metri, Tortu sui 100 ce l’ha fatta due anni fa, con quel 9”99. Le mancano 7 centimetri dal minimo olimpico ma è già quasi certa di partecipare, in base al ranking.
“Sono scaramantica e non dico i miei obiettivi – sorride -. Da mamma ho preso le fibre, papà mi ha trasmesso l’attitudine a sdrammatizzare, sono una giocherellona”.
Gianni Iapichino ha divorziato da Fiona nel 2011, ha 51 anni e vanta la quarta misura nella storia azzurra, nel salto con l’asta, in 5,70. Siciliano, di Vittoria, è nato a Firenze e adesso lì suona il rock. Sabato festeggerà con Larissa i suoi 18 anni: “Mi sono fatta un bel regalo anticipato di compleanno”, conferma lei. Che proverà a vincere l’oro olimpico sfuggito per due volte alla mamma, figlia di giamaicani e nata nel Regno Unito. E’ questo il cocktail che ha originato l’esplosività di questa ragazza dalla pelle color ebano, a cui l’atletica Firenze marathon suggerisce di mantenere il basso profilo: “Sono contenta ma ci sono ancora tante cose da mettere a posto. Resto una bambina con tanto da imparare, ogni gara è una lezione. Penso a divertirmi, ma sempre con serietà, spero di viverla come un gioco anche quando sarò grande”.
Il 6,80 è il primato under 20, il vento di 0,7 incide poco, la misura arriva al primo salto e altri due sono vicini al 6,60. “Neanche mi sembrava un salto perfetto. Con il tecnico Gianni Cecconi abbiamo concordato di semplificare il salto, prima era un po’ forzato, l’abbiamo modificato nel lockdown, adesso sono davvero fluida”.
Ha già la Red Bull come sponsor personale, imita Zaytsev e porta una cavigliera con il marchio, mentre l’azzurro lo mostra ogni tanto al polso.
In tre anni, è migliorata di 42 centimetri, a 15 anni saltò 6,38, altra misura super, per l’età. Tantopiù considerato l’inizio con la ginnastica. “Avevo voluto evitare il confronto – raccontava -, sapevo che tutti mi avrebbero paragonato a papà e mamma, avevo deciso di stare lontano dall’atletica, così per 8 anni feci ginnastica artistica”.
Nel 2015, la madre la portò a vedere il meeting di Montecarlo. “Lì ho sentito qualcosa dentro di me, non avevo mai visto una gara dal vivo. Ci ho riflettuto un mese, chiesi di iniziare ma i miei genitori credevano li prendessi in giro. Iniziai dai 60 e dai 100 ostacoli”.
A proposito di velocità, in Liguria si è visto un Tortu discreto, 10”12 sui 100, con due centimetri su Marcell Jacobs, che l’ha sconfitto solo una volta su 4. “Sono mancato in partenza – racconta l’uomo simbolo dell’atletica italiana, assieme a Tamberi -, mentre negli ultimi metri riesco a correre piacevolmente decontratto. Marcell si è già dimostrato di livello internazionale l’anno scorso”.
Sui 400, Davide Re debutta con il miglior crono dell’anno, 45”31, non aveva mai iniziato la stagione così bene. Bene nel peso Leonardo Fabbri, con 21,15 e anche, nel lungo, il siciliano Filippo Randazzo, a 8,12, personale. Come per Anna Bongiorni sui 100 (11”30).
Ma il personaggio resta Larissa, classe 2002, che si ispira a Ivana Spanovic e ha come altro mito Bolt. Il fulmine. Come la Iapichino quando parte per saltare.
A Savona, mamma era quasi nascosta, proprio per non metterle pressione. Le suggerì di essere coraggiosa: “Fidati solo delle persone che ti vogliono bene». C’era anche papà, felice di vedere il primato. La seguiranno anche ai campionati italiani di Padova, a fine agosto, e agli juniores di Grosseto, a metà settembre. Perchè lei continua a gareggiare anche con le giovani, ogni competizione la può migliorare.
Da “Ilmessaggero.it”, “Ilgazzettino.it”