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di Vanni Zagnoli
Quattro anni dopo, il Giro finisce a Roma, sarà domenica 28 maggio, una festa mondiale, se consideriamo gli ascolti tv, l’audience anche sui social e i tifosi lungo il percorso ai Fori imperiali. Per la capitale sarà il 49° arrivo di tappa e il quinto traguardo finale.
La presentazione è andata in scena a Milano, al teatro Lirico, con i vertici Rcs e molti ospiti del pedale.
La partenza è il 6 di maggio, dall’Abruzzo, a Fossacesia Marina, bandiera blu per la qualità delle acque. Sono 18 chilometri interamente su pista ciclabile, sulla costa dei Trabocchi, a Marina di San Vito, in provincia di Chieti. L’unica volta che il Giro era partito dall’Abruzzo fu nel 2001.
Il totale dei chilometri della corsa rosa fa 3448,6, ci saranno altre 2 frazioni a cronometro, per una sommatoria di 70 chilometri e dunque anche un velocista potrebbe avere chances di successo finale. Sulle 21 tappe, sette sono di montagna (4 prevedono traguardi parziali) e 8 sono da velocisti.
L’unico sconfinamento sarà in Svizzera, dai 2469 metri del Gran San Bernardo, la cima Coppi, all’arrivo a Crans Montana, località da coppa del mondo di sci. Il dislivello globale sarà di 51mila metri.
Dopo il tanto sud delle ultime edizioni, non si scenderà sotto Salerno, ma con una splendida Napoli-Napoli, già apprezzata quest’anno. Ci sarà tanto mare Adriatico, qualcosa di Tirreno e poi l’arco alpino da ovest a est, con tante salite inedite e alcune durissime. Si tornerà sulle cime di Lavaredo, una delle ascese più belle al mondo, e poi potrebbe essere decisiva la terribile cronoscalata friulana, al Lussari.
“Come altimetria – spiega il ct Daniele Bennati -, è superiore al Tour. La differenza magari resta nel blasone”.
Comunque i big potranno tentare la doppietta Giro-tour.
Già al quarto giorno iniziano le difficoltà, con il Lago Laceno (Avellino), il settimo sul Gran Sasso. Le asperità di Fossombrone porteranno alla seconda cronometro, a Cesena. Il primo tappone è il 13° giorno, da Borgofranco di Ivrea al confine elvetico. Da Seregno a Bergamo il dislivello sarà di 3600, dopo il riposo ritorna il Bondone.
Il tris di arrivi dal 25 al 27 maggio potrà sconvolgere la classifica generale. Oderzo (Treviso)-Val di Zoldo, poi il tappone dolomitico da Longarone a Lavaredo, valicando Campolongo, Giau e Tre Croci per 5400 metri di dislivello. Tour e Vuelta di Spagna non hanno passaggi del genere. E poi il Monte Lussari, 1050 metri di dislivello in meno di 10 km, con punte del 23-25% nelle rampe conclusive, che metteranno a dura prova anche la meccanica delle auto e delle moto al seguito.
La sera del 27 maggio o la mattina di domenica la carovana volerà a Roma per la passerella.
Jai Hindley si è aggiudicato il Giro di quest’anno, è australiano e gareggia per il team Bora. “Spero di esserci – racconta – è bella l’idea di partire dall’Abruzzo”. Due anni prima, a ottobre, per il covid, perse la maglia rosa a 7 km dall’arrivo. “Fu terribile, anche perchè all’epoca non si poteva volare verso l’Australia. Il 2021 è sfilato fra ritiri e problemi fisici, quest’anno sapevo di essere il più forte”.
“Il Giro è bellissimo – sostiene il direttore Mauro Vegni -, manca peraltro il personaggio più importante del nostro ciclismo, Vincenzo Nibali”. Che si è appena ritirato. “Sarà un giro speciale – dice lo squalo di Messina -, è disegnato molto bene, somiglia ai due che ho vinto: fu alle tre cime di Lavaredo che consolidai un primato. La prima parte è molto movimentata, dalla seconda settimana bisogna dare il massimo, arrivarci al top della condizione. A Campo Imperatore, L’Aquila, bisognerà difendersi. Il mio addio? Quando inizieranno i ritiri, capirò che qualcosa è cambiato”.
Difficile ipotizzare un italiano in rosa. “Il più competitivo può essere proprio un abruzzese – rivela il ct Daniele Bennati -, Fabrizio Ciccone”. Che nel 2019 fu 16°, è il suo miglior risultato in un grande giro.
E poi i ricordi del presidente del Torino e di Rcs, Urbano Cairo.
“Rammento – dice sul palco – un Felice Gimondi vincente nel ’67 alle Tre Cime eniva da annate difficili, e poi lo vinse a 34 anni. Ho visto tante tappe in salita, emozionanti. La gioia incredibile resta la passione della gente. E poi naturalmente Pantani, mi commuovo quando penso a lui”.
Dal teatro Lirico parte l’applauso. Cairo azzecca il parallelo: “L’arrivo a Roma per il Giro d’Italia è come quello di Parigi per il Tour de France, è la conclusione naturale. Sarei più che felice di arrivare a lì più volte. Mi hanno promesso che quest’anno sarà tutto perfetto”.
Nel 2018 la tappa romana fu neutralizzata per salvaguardare la sicurezza dei ciclisti, costretti a destreggiarsi tra buche e sanpietrini. L’assessore allo sport di Roma Alessandro Onorato rivela trattative con Rcs per ospitare l’arrivo nella capitale sino al 206. “Il nostro obiettivo è programmare, completare con il Giro d’Italia un cartellone di grandi eventi come la Ryder Cup e la Formula E. Per noi è l’occasione di rilanciare l’immagine di una città moderna, non può bastare lo straordinario patrimonio monumentale-archeologico. Investiamo nei grandi eventi sportivi per le forti ricadute economiche sulla città”.
Da “Ilmessaggero.it”