Vanni Zagnoli
E’ di nuovo dramma, per Vanessa Ferrari. Nella finale al corpo libero dei mondiali di Montreal, la bresciana di mamma bulgara si infortuna eseguendo la seconda diagonale: esce in sedia a rotelle, per la rottura del tendine di Achille del piede sinistro, operato un anno fa.
Aveva aumentato la difficoltà per tentare di raggiungere il titolo, anzichè accontentarsi magari del bronzo. “Un rischio comunque calcolato”, garantisce l’allenatore di sempre, Enrico Casella, suo mentore.
Vanessa si fa male nel flic del salto tempo, atterra quasi di faccia. Avverte una fitta in avvio del movimento, non riesce naturalmente a fermarlo, sarà operata oggi o domani.
Piange, come molte altre volte. Si fece male verso Pechino 2008, quando era all’apice, pianse di rabbia per il bronzo sfiorato a Londra e pure a Rio de janeiro e un anno fa, per il secondo grave infortunio della carriera. Fu oro ad Aarhus, in Danimarca, nel 2006, a 27 anni potrebbe lasciare. E’ figlia della bulgara Galia, da cui ha preso una certa riottosità nei confronti dei giornalisti. Vanessa è una delle sportive più amate d’Italia, dietro a Federica Pellegrini e a Carolina Kostner, riuscirà a imitare Tania Cagnotto e a catturare finalmente un podio olimpico? Trent’anni per una ginnasta sono un’enormità, a Tokyo 2020 avrebbe quell’età. Troverà la forza di rialzarsi ancora?
«Ho provato a vincere, ho dato tutto – spiega con la voce rotta -. Mi sentivo bene, avevo provato i salti in allenamento. Non ho sentito dolore, solo il tendine che si staccava, neanche ho provato a rialzarmi, avevo capito che era andato. Mi sono giocata il tutto per tutto, è andata così».
In Canada era alla 6^ finale iridata, aveva sostituito il doppio teso con cui si era guadagnata la finale. L’oro va alla giapponese Mai Murakam, argento alla statunitense Jade Carey, bronzo per la britannica Claudia Fragapane. Sesta la pisana Lara Mori, 19 anni, con 13.266. Infortuni gravi anche per la romena Laris Iordache, due ori all-around, e per la stella giapponese Uchimura. L’oro nel corpo libero va a un altro nipponico, Murakami.