di Vanni Zagnoli
Aggiornamento di trofei e successi di Conegliano. A Rimini arriva la 3^ coppa Italia, dopo 4 supercoppe, tre scudetti e il mondiale per club.
Fanno 55 le vittorie di fila, l’ultima sconfitta fu a Perugia, nel dicembre 2019, al rientro dalla Cina dopo il campionato del mondo per società, appunto. “Resta il rammarico – spiega l’allenatore Daniele Santarelli -, per avere bruciato con il turnover un record che oggi sarebbe a 75 gare, striscia aperta. Ma non potevo immaginare il covid.
La finale di coppa nazionale finisce 3-1, come entrambe le semifinali, e vince regolarmente la squadra più forte, nel volley accade spesso, in particolare al femminile.
Gli ultras sono le ragazze della panchina di Novara, in piedi e festanti, ogni volta che la squadra si avvicina. Chirichella sorride, anche quando sbaglia. L’Igor era arrivata a -1, a metà primo set, Egonu la allontana, è sempre più accigliato coach Lavarini, anche ct della Corea del sud. Sylla piazza il 19-14, riesce ad aggiudicarsi anche una palla difficile, sottorete. Quando Paola Egonu azzecca pure una palla di potenza, si capisce che non c’è scampo, per la squadra espressione dell’Agil Trecate, delle suore: la presidentessa Giovanna Saporiti è a bordo campo, quando c’era il pubblico, a Novara, alle sue spalle aveva altre 15 consorelle, nelle gare importanti.
Conegliano è in maglia blu, per sorteggio, il giallo è riservato ai liberi e alle tute, De Gennaro mangia uno snack e soffia il naso, durante il cambio campo, ascoltando il marito Daniele Santarelli, spiegare la strategia. Aggiungerà il coach: “Sono qui da 6 anni, prima da vice di Mazzanti, e abbiamo condiviso gli 11 trofei”.
Tutte con i capelli raccolti, a parte Egonu, con la sua chioma caratteristica. Lei martella anche nel secondo parziale, in battuta e a chiudere uno scambio lungo. Accompagna ogni servizio al salto con un urlo, come faceva Monica Seles nel tennis, porta il 5-1, poi commette due errori, è umana. Il sestetto marchiato gorgonzola va sul 5-7, con il muro di Caterina Bosetti e un punto di Malwina Smarzek. Sylla cerca un’intesa speciale, con Egonu, fatta anche di tenersi per mano, in certi punti, e di mosse propiziatore. Accade come con Monza, il secondo set vede il rilassamento delle invincibili, che in semifinale si erano fermate sul 26-28. All’Rds stadium musiche da discoteca fanno saltare Fahr e compagne, è soprattutto l’azzurra di riserva a incitare. Dal -4 l’Imoco risale, mancano giusto i tifosi, in tribuna figurano poche decine di ospiti e dirigenti, vecchi e nuovi consiglieri federali, procuratori e organizzatori, di Mastergroup. Igor resiste a fatica, è ripresa a quota 15, resta a galla con l’olandese Daalderop. Egonu manda fuori, le sfidanti allungano sul 16-19 ma colma il gap un muro a tre, in particolare di Sylla. Entra Giulia Gennari, fra le venete, e azzecca l’ace della parità. Egonu calpesta la linea in battuta: “Non ti preoccupare”, le sussurra Sylla e in effetti la superdonna del volley mondiale riprende ad atterrare palloni. Il muro dell’olandese Robin De Kruijf capovolge il parziale, Sylla chiude il contrattacco punto, 25-23.
Al cambio campo vengono igienizzate le sedie delle panchine, nonostante persino i giornalisti siano stati sottoposti a tampone, prima di entrare. Negli occhi delle piemontesi c’è la consapevolezza che anche solo il tiebreak sarebbe un’impresa: partono di slancio, il giorno prima avevano superato Chieri nel derby grazie al 26-24 dell’ultimo set. Allungano sull’8-12 con un tocco di prima della regista Micha Hancock, assonante di Micah Christenson, di Modena, pure americano, e con l’attacco fuori di Egonu. Ogni tanto Paola non trova il campo, si rifà a muro, anche su Chirichella. Sul 13 pari ci si chiede quando l’Imoco metterà la freccia, avviene sulla sua battuta, con De Kruijf. La Igor tecnicamente tiene, gli scambi più lunghi tuttavia diventano trevigiani. De Kruijf piazza l’ace del +2, un videocheck evidenzia palla fuori e il 19-16 della sicurezza. Anzi no, perchè Conegliano si ferma e torna sotto. Le biancoblù hanno sette vite, Hancock piazza l’ace del 20-22, nell’urlo del +3 Caterina Bosetti c’è la gioia di avere superato anche il grave infortunio di tre anni fa. Daalderop dà il 24-21, un’invasione a muro fa esultare Sansonna e compagne.
E’ come se l’Imoco volesse allenare situazioni complicate. Egonu si riposa a terra assumendo una maltodestrina, nel quarto non si scherza più, ritorna dominante, sul 14-12. Washington piazza il muro della parità, inatteso. La regista Asia Wolosz insiste sull’attacco centrale con Egonu, sbaglia l’altra polacca Malwina Smarzek e c’è un nuovo break. Washington fa invasione, il videocheck smentisce gli arbitri ma non danno il punto a Novara. De Kruijf, poi Egonu danno il 20-17 e lì è proprio finita. L’opposta azzurra in battuta fa male, in senso letterale, a Daalderop. Il resto è festa e attesa, per capire se Paola Egonu sarà davvero la portabandiera a Tokyo. “Sarei felice per lei – argomenta coach Santarelli -, non è la priorità. L’Italia vuole vincere qualcosa di importante, alle olimpiadi, quello è un pensiero secondario”. Oggi, intanto, ha messo 37 punti, con il 63% in attacco. Attacca, appunto, il 35% dei palloni di squadra. Spesso anche molti di più. Da quando è nella Marca, non ha mai perduto un trofeo. L’ultimo lasciato fu la Champions league, a Berlino, contro Novara, è l’unico che manca.
Da “Ilmessaggero.it”