Sento sempre volentieri Francesco Moser, grande personaggio e grande uomo. Papà Vasco, a Reggio Emilia, un terzo di secolo fa, lo chiamava Mòser. La sua analisi per ilmessaggero.it, grazie sempre a Gianluca Cordella.
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Il record dell’ora di Jens Voigt fa sorridere Francesco Moser, l’ex campione trentino che 30 anni fa inaugurò la nuova èra di questi primati del mondo a cronometro. Francesco, ha seguito la performance di quel tedesco ex dell’Est?
«Certo, era in diretta su Eurosport – racconta al telefono, da Palù di Giovo, in Trentino -. L’ha ottenuto in Svizzera, su una pista nuova e anche questo è un vantaggio».
Quei 51 km e 115 metri percorsi la convincono?
«Non è uno specialista, ha fatto una furbata».
In che senso?
«L’Uci ha annullato i nostri record, compresi quelli di Chris Boardman, sostenendo che le bici fossero fuorilegge. Con il mezzo di ieri sera, però, forse l’avrei fatto anch’io, a 63 anni».
Era più credibile il primato del ceco Sosenka, stabilito nel 2005?
«Sì, perchè all’epoca aveva 30 anni, era uno specialista e si era aggiudicato il Giro di Polonia. Voigt ha fatto bene ad approfittare dei regolamenti mutati. Una quindicina di anni fa i primati miei e dei campioni successivi sono stati retrocessi a migliore prestazione, si era tornati al riferimento del belga Eddy Merckx».
Il nuovo primato è battibile?
«Certo. Il migliore da anni in questa specialità è l’elvetico Fabian Cancellara, avesse voglia di provare gli darebbe 2 chilometri. Idem il tedesco Martin, dominatore delle grandi cronometro».
Vent’anni fa, proprio a 43 anni, lei tentò di migliorare il primato…
«Sempre a Città del Messico, grazie allo staff creato dall’Enervit e con il professor Francesco Conconi. Poi vennero depennati anche i primati dello scozzese Obree, dello spagnolo Indurain e dello svizzero Rominger».
Idee dell’irlandese Mcquad?
«Pure del presidente precedente, l’olandese Verbruggen. Se le nostre prestazioni vengono considerate favorite eccessivamente dai mezzi meccanici, si può ricominciare dall’era precedente, e allora Boardman nel 2000 e poi Sosenka 9 anni furono bravi a riavvicinarsi al muro dei 50 orari».
E adesso cos’è cambiato?
«Che da alcuni mesi di nuovo si possono proporre bici innovative, molto più performanti rispetto a quelle di 30 o anche 20 anni fa. Perciò dico che questo primato è un non senso. E’ una comica».
Nell’84 lei si aggiudicò anche il Giro d’Italia, ma il record dell’ora cosa le diede?
«Molta popolarità, oggi monetizzerei tanto di più. Per Voigt sarà diverso perchè si era già ritirato e non ha sponsor. E’ stato furbo ad approfittare per primo del cambio di regolamento, a me però ha fatto ridere».
E al mondo delle due ruote?
«Anche. Un fabbricante di bici mi ha telefonato: “Dai, te ne preparo una e ci riprovi anche tu».
Suo figlio Ignazio, invece, perché lascia le corse?
«Andava bene, ma non abbastanza per continuare a correre. E doveva onorare il cognome Moser…».